Tra i 5 e i 10 euro a fattura. Tanto farà risparmiare alle piccole e medie imprese, secondo gli imprenditori associati ad A.P.I., la fatturazione elettronica B2B: un passaggio che comporta un’apertura all’innovazione e un cambiamento delle proprie abitudini. Questo in sintesi il sentiment dei piccoli e medi imprenditori manifatturieri e di servizio alla produzione che operano sul territorio lombardo. Nell’attuale contesto economico le pmi non sono solo chiamate a rispondere a epocali sfide come quella dell’Industria 4.0, ma anche a cambiamenti legati alla gestione quotidiana del business, come quella della e-fattura che, tuttavia, presenta luci e ombre.
Senza dubbio la digitalizzazione del ciclo fattura-pagamento consentirebbe un abbattimento dei costi aziendali e l’opportunità di sconfiggere una resistenza diffusa alla digitalizzazione dei processi. Inoltre la possibilità di trasmettere le proprie fatture elettroniche utilizzando il sistema di interscambio, rappresenta un ulteriore passo verso una vera semplificazione fiscale – da sempre richiesta dalle nostre aziende – e che potrebbe portare, nel massimo della sua implementazione, a una dichiarazione precompilata anche per le società di capitali e di persone.
Tuttavia i numeri sono ancora lontani da quelli attesi; negli ultimi anni, sul totale delle fatture scambiate dai nostri associati, solo il 3% sono state quelle in formato elettronico. Numeri irrisori causati da diverse problematiche. In primo luogo il cambiamento richiede tempo e benefici che gli imprenditori, da sempre abituati a pensare alla concretezza, vogliono subito toccare con mano.
ll cambiamento deve riguardare la totalità degli attori coinvolti nel ciclo fattura-pagamento e non portare significativi disagi alle pmi – realtà dal riconosciuto know how, ingegno e creatività ma comunque di ridotte dimensioni – dove non sempre vi è una persona preposta a occuparsi solo della fatturazione, a volte ancora legata alla gestione cartacea dei documenti.
Le piccole e medie imprese si trovano, inoltre, a scontrarsi con difficoltà relative alle connessioni internet, soprattutto in alcune aree industriali lontano dalle cinture metropolitane, e a un farraginoso aggiornamento delle persone a fronte di un processo non ancora ultimato per la e-fattura verso la PA. Ne è un esempio il caso in cui la ricevuta della fattura elettronica trasmessa all’Agenzia delle Entrate non perviene con la stessa modalità dell’invio, rendendo vano l’intero processo e oneroso il procedimento per l’azienda che dovrà gestire le notifiche di scarto delle fatture. Per queste ragioni, al momento l’e-fattura è vista dalle pmi come un’imposizione, generando spesso un ulteriore costo per un servizio che viene affidato in outsourcing.
Nonostante questi problemi, sono comunque stati bene accolti dalle nostre imprese tutta quella serie di benefici, atti a incentivare le industrie all’utilizzo del sistema di interscambio, come, per esempio, l’esonero dalla presentazione delle comunicazioni relative allo spesometro e l’esonero dai modelli Intrastat. Importanti per le pmi anche la priorità per i rimborsi IVA entro tre mesi dalla presentazione della dichiarazione e i termini di accertamento ridotti di un anno solo per i soggetti che garantiscano anche la tracciabilità dei pagamenti.
Anche in vista di Industria 4.0, le pmi vogliono aprire le porte dei propri stabilimenti a un futuro più digitale. Già numerose aziende hanno, infatti, voluto partecipare ai relativi incontri che si sono svolti in associazione, ma il cambiamento inizia anche e soprattutto dalle piccole cose che come associazione chiediamo da numerosi anni. Le pmi associate dovendo già competere ad armi impari con i propri concorrenti europei ed extraeuropei sul fronte, per esempio del costo del personale e dell’energia, vorrebbero una vera semplificazione e non trovarsi, sul piano della burocrazia e degli adempimenti, ancora più svantaggiate di quanto già non si trovino.