L’obbligo di fatturazione elettronica è regolarmente entrato in vigore il primo gennaio 2019 e ad oggi “il sistema ha gestito 8,1 milioni di fatture con un tasso di scarto del 7,3%, mentre era sopra il 30% nella prima fase di fatturazione elettronica“, come ha detto il ministro Tria al question time della Camera. “Non si sono registrate anomalie”, ha aggiunto (sebbene qualche problemino tecnico sia stato rilevato da alcuni commercialisti).
E’ il primo bilancio di una rivoluzione: dal primo gennaio sono elettroniche tutte le fatture emesse in operazioni per cessioni di beni o servizi svolte tra soggetti residenti in Italia (al netto di alcuni esentati dalla fatturazione elettronica).
Per due settori produttivi questa non è una novità: benzinai e subappaltatori hanno infatti questo obbligo sin dal 1 luglio 2018. L’obbligo ora è stato ampliato a oltre la metà delle partite Iva registrate.
I numeri della fatturazione elettronica
Considerando i dati dell’Osservatorio Fatturazione elettronica & eCommerce B2b della School of Management del Politecnico di Milano, schematicamente si rileva che l’obbligo coinvolge il 56% delle partite Iva e circa 2,8 milioni di imprese. La previsione è di 3 miliardi di fatture emesse durante il 2019.
Sono esonerati dall’obbligo circa 2,2 milioni di contribuenti:
- medici, farmacie, e tutti gli altri operatori sanitari come stabilito dal Garante della Privacy a dicembre 2018;
- imprese o lavoratori autonomi che rientrano nel regime di vantaggio;
- imprese o lavoratori autonomi che rientrano nel regime forfettario;
- piccoli produttori agricoli;
- società sportive dilettantistiche;
- soggetti non residenti in Italia che effettuano o ricevono operazioni.
Tutti gli altri devono obbligatoriamente presentare fattura elettronica per operazioni verso privati e PA. Come riportato nella guida messa a disposizione dall’Agenzia delle entrate online per i contribuenti, per far luce sulla fatturazione elettronica, il nuovo obbligo prevede anche:
- per gli operatori in regime di contabilità semplificata che emettono solo fatture e che si avvalgono dei dati che l’Agenzia delle Entrate mette loro a disposizione viene meno l’obbligo di tenere i registri Iva;
- per gli operatori Iva che emettono e ricevono solo fatture, ricevendo ed effettuando pagamenti in modalità tracciata sopra il valore di 500 euro, i termini di accertamento fiscale sono ridotti di 2 anni;
- inoltre gli operatori possono consultare e acquisire copia delle proprie fatture elettroniche emesse e ricevute.
I trasgressori rischiano sanzioni amministrative comprese tra il 90% e il 180% dell’imposta relativa all’imponibile non correttamente documentato. Per il 2019 tuttavia, considerato l’avvio dell’obbligo, il Dl Fiscale correlato alla Legge di Bilancio prevede una serie di proroghe alla fatturazione elettronica.
La lotta all’evasione
Ricordiamo infine che l’Italia, insieme al Portogallo, è l’unico Paese europeo ad avere introdotto l’obbligo di fatturazione elettronica per operazioni tra privati. E il motivo principale è il grande gap Iva che, secondo i dati di settembre 2018 della Commissione europea, ammonta a 35,9 miliardi di euro. Di questi, circa 15 miliardi di euro sono dovuti all’evasione consensuale, ovvero con soggetto Iva e cliente d’accordo. Tuttavia, come riportato in uno studio della Camera dei Deputati aggiornato a dicembre 2018, dal 2012 al 2016 il nostro Paese ha ridotto l’evasione di tre punti percentuali. Secondo lo stesso studio, l’Italia è terza per il maggior divario tra il gettito previsto e quello effettivamente riscosso: 25,9%, dietro solo alla Romania che conta il 35,88% e alla Grecia con il 29,2%.
L’Agenzia delle entrate ha dichiarato che la fatturazione elettronica, secondo le stime del Dipartimento delle finanze del Mef, permetterà un recupero di gettito Iva pari a circa 1,97 miliardi di euro. Il contrasto all’evasione sarà possibile soprattutto perché la fatturazione elettronica consente di effettuare controlli di congruità tra Iva dichiarata e Iva versata, bloccando subito le operazioni sospette.