fattura elettronica

E-Fattura tra le imprese: i passi che mancano al via

Dal primo gennaio 2017 le imprese (e tutti i soggetti IVA) potranno beneficiare di alcune semplificazioni grazie alla e-fattura. Restano però molti aspetti da chiarire, per cui si attendono regole e decreti attuativi. Ma anche i commercialisti potrebbero cominciare a svolgere un ruolo attivo

Pubblicato il 09 Nov 2015

Irene Facchinetti

direttore Osservatorio Fatturazione Elettronica e Dematerializzazione del Politecnico di Milano

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Dopo la Fatturazione Elettronica verso la PA, il passo successivo su cui il legislatore è impegnato è quello di rendere Elettronica anche la Fatturazione “fra imprese”. Il Decreto Legislativo n.127 del 5 agosto 2015 – che s’inserisce nelle misure riguardanti il rafforzamento dell’attività conoscitiva e di controllo previsto dalla Legge 11 marzo 2014, n. 23 “Delega al Governo recante disposizioni per un sistema fiscale più equo, trasparente e orientato alla crescita” – incoraggia, facendo leva su incentivi orientati alla semplificazione e alla sburocratizzazione, l’adesione alla Fatturazione Elettronica anche nelle relazioni tra imprese. È vero, occorre attendere l’emanazione dei provvedimenti attuativi, ma – vista la risolutezza con cui il governo ha spinto e portato a termine, negli ultimi due anni, l’attuazione della Fatturazione Elettronica verso la PA – si tratta di una evidente dichiarazione che si vuole proseguire sul percorso tracciato verso l’Innovazione Digitale.

La Fatturazione Elettronica (in formato elettronico strutturato, come lo è quella prevista dal Decreto e come, d’altro canto, è anche quella verso la PA) tra privati non è certo una novità, anche se la diffusione – che, come Osservatorio Fatturazione Elettronica e Dematerializzazione del Politecnico di Milano abbiamo puntualmente monitorato nel corso degli ultimi anni – non è così significativa. Il numero di Fatture in formato elettronico strutturato oggi scambiate, per esempio, via EDI nel mondo privato è pari a circa 30 Milioni l’anno. Decisamente più limitato è il numero di imprese – che hanno inviato e ricevuto queste Fatture – meno di 10.000 nel 2014. Il Decreto può quindi essere un incentivo a favorire un’ulteriore diffusione della Fatturazione Elettronica nel B2b: se ben congegnato, può incrementare significativamente il numero delle Fatture Elettroniche strutturate che circolano nel nostro Paese e, di conseguenza, fungere da stimolo ulteriore alla gestione digitale di tutte le relazioni cliente-fornitore.

Dal 1° gennaio 2017 le imprese (e tutti i soggetti IVA) potranno beneficiare di alcune semplificazioni se opteranno per la trasmissione all’Agenzia delle Entrate dei dati delle proprie Fatture, emesse e ricevute. Più precisamente, saranno esonerati da una serie di obblighi: l’invio dello Spesometro, le comunicazioni delle operazioni con i Paesi inseriti nella black-list, l’invio dei modelli INTRASTAT limitatamente agli acquisti di beni e alle prestazioni di servizi ricevute, la comunicazione dei dati relativi ai contratti stipulati dalle società di leasing, di locazione e noleggio, la comunicazione degli acquisti di beni da operatori economici di San Marino con assolvimento dell’IVA mediante autofatturazione. A questi, si aggiungono anche altre facilitazioni: rimborsi IVA eseguiti in via prioritaria entro tre mesi dalla presentazione della dichiarazione annuale e riduzione di un anno dei termini di accertamento in materia IVA e d’imposte dirette.

Restano ancora alcuni aspetti – non pochi, per la verità – che non hanno trovato chiarimento all’interno del Decreto. E per cui si aspettano le regole tecniche dell’Agenzia delle Entrate e un decreto attuativo del Mef. Per esempio, la tipologia di servizio (per la generazione, la trasmissione e la conservazione delle Fatture Elettroniche) che sarà offerto dall’Agenzia delle Entrate ai contribuenti, l’eventuale consenso alla Fatturazione Elettronica da richiedere ai propri clienti, le modalità di individuazione del cliente e l’eventuale istituzione di un’anagrafe unica. Sono state però gettate le basi per un ulteriore stimolo alla diffusione di soluzioni che aiutino le imprese a semplificare e rendere più efficienti i propri processi.

L’esperienza – seppur da non ritenersi ancora conclusa – della Fatturazione Elettronica verso la Pubblica Amministrazione di certo ha rappresentato un banco di prova: impegnativo, ma anche estremamente “utile”, per diverse ragioni. In primo luogo, per aver realizzato, e utilizzato, un formato elettronico strutturato e per aver così aperto la strada a una gestione digitale di tutte le fasi del rapporto cliente/fornitore. Il Tracciato FatturaPA, con i necessari adattamenti – per rispondere alle regole introdotte della Direttiva 2014/55/EU (e alla prossima definizione del modello “Core Invoice”) ma anche per consentire l’inserimento di dati relativi all’intero ciclo Procure-to-Pay – potrebbe essere adottato anche nelle relazioni tra privati, con il risultato di avere uno standard di riferimento unico su cui avviare tutte le operazioni di elaborazione dei dati delle fatture. In secondo luogo, la Fatturazione Elettronica verso la PA ha contribuito alla diffusione della cultura digitale nelle organizzazioni, abituando – anche gli attori più piccoli e meno “digitalizzati” – a utilizzare un formato elettronico strutturato per gestire le proprie relazioni commerciali.

Il passaggio dalla Fatturazione Elettronica verso la PA al B2b è, innegabilmente, un passo importante, e molto complesso da rendere effettivo, che può portare ai risultati desiderati solo se si diffonde – nel mondo pubblico e in quello privato, nelle imprese ma soprattutto fra gli individui – la convinzione che la Digitalizzazione è un processo ineludibile.

Anche i professionisti e, in particolar modo, i commercialisti – con la loro importante funzione di intermediari fiscali per i contribuenti (pensiamo, per esempio, alla trasmissione telematica di dichiarazioni e bilanci, all’autentica della firma del cliente nel contenzioso tributario, alle asseverazioni) – dovrebbero comprendere che le strade dell’innovazione digitale e della semplificazione sono opzioni imprescindibili per la futura economia italiana, e come tali vanno aiutate nel loro sviluppo e cavalcate. Fino a oggi, con alcune eccezioni, i commercialisti non hanno giocato un ruolo significativo nella partita della digitalizzazione del Paese, rischiando in questo modo di pregiudicare il loro futuro: le aziende avranno sempre più bisogno di supporto professionale e di poter usufruire di servizi innovativi a valore aggiunto. Ora, con la rivoluzione digitale in atto, i commercialisti dovrebbero essere presenti nel processo di evoluzione tecnologica, ma per farlo devono sviluppare le necessarie competenze. È questione di aiutare la creazione di un sistema digitale del Paese che sia concretamente veicolo di semplificazione: bisogna essere attivi e propositivi nell’individuazione di soluzioni concrete e realizzabili.

Se, come abbiamo sempre detto, la Fatturazione Elettronica verso la PA doveva essere l’inizio di un percorso di cambiamento, oggi il cambiamento è in atto e sta effettivamente coinvolgendo in modo sempre più forte e pervasivo, anche su scala europea, le nostre Pubbliche Amministrazioni e le nostre imprese.

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