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Fattura elettronica 2019, le FAQ per chi non è convinto dei vantaggi

Tutte le risposte, sostenute da argomentazioni e dati, ai dubbi delle imprese alle prese con l’obbligo di fatturazione elettronica dal 2019, spesso visto come un nuovo adempimento costoso: perché è un’opportunità e come sfruttarla al meglio

Pubblicato il 29 Ott 2018

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Un aggravio di costi, nuovi adempimenti, complicazioni informatiche che poco hanno a che fare con il core business aziendale, l’ennesima legge che introduce un obbligo lineare (escludendo solo i piccolissimi) che sembra lontano dall’esigenza di stimolare sviluppo e competitività: sono alcune tra le più frequenti obiezioni che alcuni imprenditori sostengono quando si parla di fatturazione elettronica.

Senza negare che l’esigenza del legislatore sia, anche, quella di contenere e recuperare l’evasione fiscale (di fatto, sono proprio le aspettative su questo fronte che hanno spinto l’Europa a concedere all’Italia la deroga necessaria per introdurre l’obbligo), proviamo a ragionare seriamente sui vantaggi che possono derivare da questo obbligo, provando a leggerlo come un’opportunità.

Immaginiamo delle Faq che simulano le principali obiezioni.

Davvero dietro all’obbligo di Fatturazione Elettronica si nascondono delle opportunità?

Da anni (più di dieci, ormai) vado ripetendo in lungo e in largo che le tecnologie digitali applicate al mondo dei processi, dell’amministrazione, della riconciliazione documentale e dell’approvazione, sono disponibili, accessibili e in grado di far risparmiare fino a oltre l’80% dei costi legati alla gestione del ciclo dell’ordine. Naturalmente a patto di digitalizzare e integrare Ordini, Consegne, Fatture e Pagamenti. Questa convinzione mi arriva dall’aver analizzato oltre 500 imprese di settori diversi e dimensioni eterogenee, in almeno 10 anni di ricerca applicata svolti nell’ambito di un Osservatorio del Politecnico di Milano, dedicato al tema della Fatturazione Elettronica e della digitalizzazione. Tuttavia, nonostante l’evidenza di questi benefici, le imprese che hanno iniziato a lavorare su questo fronte, cogliendo l’opportunità, sono state poche, con approcci spesso deboli e poco convinti. Pertanto, solo poche imprese nel nostro pese sono riuscite ad appropriarsi di questi benefici.

Fatturazione elettronica, aziende contro: le proposte per aiutarle

In questo scenario, l’avvento dell’obbligo di Fatturazione Elettronica, nel bene o nel male, porterà le imprese e le persone che ci lavorano dentro a cogliere, prima o poi, il valore derivante dal disporre di dati in formato elettronico strutturato (quindi direttamente elaborabile da parte dei sistemi), condizione che porta a risparmiare tempo e costi su attività non a valore aggiunto. La mia speranza, dunque, è che i “principi” alla base dell’obbligo di Fatturazione Elettronica, una volta “provati concretamente” (per via dell’obbligo) possano essere estesi anche a Ordini, Conferme d’Ordine, Documenti legati alla Consegne e forse anche a Incassi/Pagamenti. Se questo, come io spero, succederà allora si coglierà pienamente che dietro a questo obbligo si nasconde l’opportunità della digitalizzazione in grado di abilitare l’integrazione diffusa nelle relazioni cliente-fornitore.

Ma perché a me invece sembra ancora soprattutto un obbligo?

Forse perché in molte imprese è necessario far crescere la “cultura digitale”. Non significa diventare tutti tecnici, anzi: significa essere “curiosi”, predisposti positivamente verso l’innovazione e, nella peggiore delle ipotesi, almeno non subire una repulsione verso i temi del digitale. E, quindi, significa sentire un sano stimolo a raccogliere informazioni e a far crescere il proprio grado di consapevolezza sui temi che hanno a che fare con il digitale, siano essi introdotti in agenda da stimolanti innovazioni così come da variazioni normative. Capisco che per imprenditori o professionisti possa sembrare quasi inopportuno o anacronistico occuparsi di elementi apparentemente poco connessi al proprio core business. Tuttavia, proprio in questa considerazione si nasconde l’inganno. Siamo ormai in un mondo “post-Rivoluzione digitale” (lo dice la pervasività della digitalizzazione, la forza dei suoi brand stranoti ormai a chiunque e, se non bastasse, le valorizzazioni dei mercati, che vedono almeno 6 imprese “digitali” tra le più capitalizzate nel mondo occidentale…) e dovremmo avere la radicata consapevolezza che la digitalizzazione non è un “affare per tecnici” o “uno strumento per operare” quanto piuttosto “una leva strategica”, che non si può ignorare per definire come muoversi nel proprio business.

Attraverso una crescente cultura digitale, inoltre, diventeremo tutti un po’ meno “ostaggi” di chi ci dà informazioni parziali o opportunistiche e saremmo sia più liberi di dimostrarci consapevoli sulle scelte da prendere sia capaci di identificare strade di sviluppo altrimenti quasi invisibili. Per fare un esempio molto banale, mi capita più spesso di quanto vorrei incontrare imprenditori che lamentano di dover pagare cifre elevate per la conservazione digitale delle Fatture Elettroniche. Eppure su questo fronte esiste sia il servizio gratuito dell’Agenzia delle Entrate, sia molteplici offerte decisamente economiche sul mercato (in centesimi di euro a documento – da preferire se i documenti da conservare sono molti e soprattutto se si intende opportunamente portare in conservazione digitale anche altri documenti, oltre alle Fatture!). Rimando con piacere al sito di Agenzia delle Entrate in cui ci sono diverse risposte a molte delle domande più ricorrenti.

Eppure io credo che la Fatturazione Elettronica sia solo una trappola pensata per far lavorare qualcuno… a spese di altri!

Io penso che dipenda dall’approccio che si sceglie di tenere. Se si accoglie passivamente questo obbligo, lo si affronta dal punto di vista della sola compliance normativa, senza scorgerne alcun potenziale, credo proprio che si rischi effettivamente di finire nella “tela” di qualche ragno. A volte capita. Per evitare di rimanere invischiati nelle trappole, occorre essere… “più grandi del ragno” e della sua tela.

Cioè: fare proprio il peso di una maggiore “sensibilità digitale”, che ci stimoli a raccogliere informazioni (e diffonderle!) per evitare di restare intrappolati tra proposte inadeguate o non coerenti con quello che effettivamente vorremmo fare. Per esempio, visto che da aprile 2019 entra in vigore la normativa EU sugli appalti pubblici, che rende la Fattura Elettronica obbligatoria da ricevere per qualsiasi PA in Europa (Italia compresa), a patto che sia scritta in uno dei due standard che un’apposita Commissione ha già selezionato (il CII e l’UBL2.0: per quanto compatibili, diversi da XML_PA ma in grado di coprire più documenti lungo il ciclo dell’Ordine), si potrebbe anche valutare l’ipotesi di adottare, a tendere, uno di questi standard per costruirci sopra l’intero ciclo dell’ordine. Perché no?

Non mi ha convinto: è solo un obbligo che mi farà spendere soldi.

Me lo aspettavo sa? In fondo sono anni che in varie sedi presento i benefici e le opportunità della digitalizzazione delle Fatture e il valore degli scambi in formato elettronico strutturato… ottenendo più curiosità e simpatia che evidenza di nuovi progetti. Però io credo che questo “passaggio obbligato” a qualcuno farà vedere chiaramente lo scenario che io vedo nitidamente.. e penso che chi avrà questa “visione”, qualche soddisfazione se la porterà a casa. Questa, secondo me, non è “una spesa”, è un’occasione per comprendere dinamiche e modalità della digitalizzazione nei processi di business.

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