L’obbligo generalizzato di fatturazione elettronica in ambito B2b/B2c è attivo in Italia dal primo gennaio 2019. In questi anni, sono però sempre state escluse alcune categorie di soggetti, tra cui le imprese in regime forfettario, ovvero quelle con un fatturato al di sotto dei 65.000 euro annui. È notizia del 9 dicembre 2021 che questi soggetti sembra saranno anch’essi inclusi in questa rivoluzione. Pensiamo sia quindi utile provare a fare un punto della situazione e capire quali potrebbero essere i benefici di tale misura.
Estensione fattura elettronica ai forfettari, l’iter
La Repubblica Italiana ha richiesto alla Commissione Europea la possibilità di continuare ad applicare per altri 3 anni la deroga agli articoli 218 e 232 della direttiva IVA per proseguire l’esperienza della fatturazione elettronica[1], oltre che estenderla anche alle imprese in regime forfettario e di vantaggio. Tale richiesta è volta a potenziare la lotta alla frode e all’evasione dell’IVA e a monitorare il volume d’affari dei soggetti passivi che si avvalgono di tale regime.
Fattura elettronica, verso l’obbligo per i forfettari: cosa cambia
Il 5 novembre 2021, la Commissione Europea con la decisione di esecuzione del Consiglio COM (2021) 681 final ha dato il benestare su entrambe le richieste, mentre qualche giorno fa è arrivato anche l’ok da parte del Coreper II (comitato dei rappresentanti permanenti della UE). Manca ora solamente l’approvazione da parte del Consiglio UE e la pubblicazione nella Gazzetta Ufficiale dell’UE, mentre a livello italiano sarà poi necessario emanare un apposito provvedimento per far scattare l’obbligo, che potrebbe essere operativo già nel 2022.
Diffusione e impatto e-fattura, i dati
Veniamo però ai numeri. Secondo le elaborazioni dell’Osservatorio Digital B2b su dati dell’Agenzia delle Entrate, erano circa 3,9 milioni le imprese coinvolte dall’obbligo tra privati, il 2% delle quali appartenenti al regime forfettario/di vantaggio che già nel 2019 aveva aderito volontariamente all’obbligo. Considerando che le imprese italiane sono circa 5 milioni, la misura che verrà introdotta coinvolgerà altre 1-1,5 milioni di imprese.
I file fattura trasmessi al SdI ammontano a circa 2 miliardi nel 2019 e nel 2020. Sicuramente aumenterà anche tale volume anche se in modo non proporzionale, essendo questi soggetti responsabili di un numero di fatture sicuramente inferiore rispetto alle imprese già coinvolte, oltre al fatto che ad oggi circa il 10% di loro già emette fatture elettroniche tramite il sistema di interscambio.
L’importanza della fatturazione elettronica quale strumento per avviare un nuovo modello di interazione e monitoraggio dei contribuenti, era già stato evidenziata dall’Italia nella richiesta di proroga inviata a Bruxelles, in cui si rammentava come la misura avesse contribuito a un incremento delle entrate IVA per circa 2 miliardi di euro, e maggiori entrate per imposte dirette pari a 580 milioni di euro. A questi si aggiungono i 945 milioni di euro recuperati per inesistenti crediti IVA oltre alla individuazione di soggetti non aventi i requisiti di esportatori abituali per ben 1,3 miliardi di euro di massimali falsi dichiarati. Come Osservatorio, inoltre, da moltissimi anni supportiamo l’iniziativa che secondo noi si inquadra non solo in una logica di recupero fiscale ma anche e soprattutto nel miglioramento della competitività delle nostre imprese e nel contributo alla digitalizzazione del nostro tessuto industriale.
Le conseguenze della fatturazione elettronica in Italia
La fatturazione elettronica, diventata ormai familiare per la gran parte delle imprese italiane, ha portato il digitale in azienda, ha aperto gli occhi sulla possibilità di digitalizzare non solo i documenti, ma interi processi, contribuendo a snellire le attività amministrative e contabili, ma in ampio, anche quelle di relazione tra imprese.
Sono storicamente le imprese più piccole quelle più restie al cambiamento[2] e quelle in cui si annidano le sacche di “nero” più consistenti. Non possiamo quindi che appoggiare con decisione questa richiesta avanzata dal nostro Paese, sollecitando al contempo l’amministrazione finanziaria ad avere più coraggio nell’adottare nuovi modelli di monitoraggio dei contribuenti, in parte già sperimentati con successo, basati sull’intelligenza artificiale, la network science e la data visualization.
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Note
- Ricordiamo che tale direttiva impedisce un obbligo generalizzato di fatturazione elettronica. La Commissione ha concesso una deroga all’Italia chiedendo in cambio, entro 3 anni dall’introduzione dell’obbligo, una relazione che dimostrasse la bontà della misura ↑
- Il 16% delle grandi imprese indica la difficoltà nel mettere in rete le imprese piccole come principale freno alla digitalizzazione preceduto solamente dalle resistenze al cambiamento, dall’eterogeneità delle procedure di clienti e fornitori e dall’assenza di vision del vertice aziendale ↑