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Fatturazione elettronica estesa a più Paesi UE: come prepararsi



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Il quadro degli obblighi nazionali sulla fatturazione elettronica è frammentato e in costante evoluzione: per le aziende che commerciano con l’estero è essenziale una soluzione allineata alle singole richieste di compliance

Pubblicato il 6 mag 2024



Fattura elettronica UE

L’adozione della fatturazione elettronica europea è il futuro traguardo di un percorso cui l’Unione europea si sta approcciando a piccoli passi. Un vero e proprio standard regolamentato in questo senso, infatti, ancora non esiste, ma le modifiche degli ultimi anni alle normative di settore sono interpretate dagli addetti ai lavori come step preliminari. Oggi la decisione di introdurre la fattura elettronica, e con quali specifiche tecniche, è ancora nelle mani dei singoli Stati: ogni Paese ha la facoltà di scelta. Uno scenario che richiede alle imprese di essere aggiornate, sia dal punto di vista normativo che tecnologico

Fattura elettronica UE, cosa cambia nel 2024

A dicembre 2022 la pubblicazione della “VAT in the Digital Age” (ViDA), revisione del regolamento IVA secondo cui gli Stati membri sono chiamati a prepararsi alla prossima introduzione di un sistema di notificazione obbligatoria per le transazioni all’interno dell’Unione. La norma semplifica il quadro d’azione eliminando l’art. 232 della precedente VAT Directive, che imponeva ai Paesi l’obbligo di richiedere una deroga per rendere la fatturazione elettronica obbligatoria nel B2b e nel B2c. In pratica, dal 2024 è più semplice per gli Stati introdurre questa obbligatorietà: non è più necessario chiedere un’autorizzazione preventiva all’Unione Europea, un passo che apre le porte all’implementazione, prevista per il 2028, dell’e-invoicing quale sistema ordinario di fatturazione.

Le trasformazioni in corso in Europa sono tasselli di un processo epocale che sta coinvolgendo tutto il mondo. Nel più complesso quadro della digitalizzazione delle transazioni commerciali, si stima che entro il 2025 saranno globalmente introdotti più di 50 nuovi obblighi in oltre 70 Paesi, per un totale di quasi il 60% del PIL mondiale.

Come evidenziato dai dati dell’Osservatorio B2B del Politecnico di Milano, la crescente tensione verso la tematica è motivata da un problema di annosa criticità: l’evasione fiscale, che nel 2019 – quando l’Italia, pioniera, ha introdotto l’obbligo di fatturazione elettronica per l’ambito B2G, poi esteso ai privati B2B – ammontava solo nel nostro Paese a 40 miliardi di euro. Che poi il dato sia successivamente sceso a 26 miliardi di euro è segno evidente del positivo contributo dell’innovazione tecnologica in materia, senza la quale sarebbe stato impossibile favorire la digitalizzazione del sistema fiscale e l’estensione di un formato elettronico standard.

Lo scenario europeo

Dal 2024 dunque, come detto, ciascuno Stato membro è libero di imporre l’obbligo generalizzato di fatturazione elettronica, concedendo la possibilità di utilizzare i formati europei previsti dalla Direttiva 2014/55/EU. Le situazioni nazionali su stanno dunque evolvendo con una serie di aggiornamenti e modifiche:

  • in Romania, ad esempio, l’emissione di fatture elettroniche è obbligatoria per tutte le aziende a partire dal primo gennaio 2024 e dal primo luglio 2024 le aziende dovranno ricevere anche le fatture in formato elettronico;
  • il Belgio ha invece approvato l’obbligo di fatturazione elettronica attiva e passiva B2B da gennaio 2026;
  • la Francia, che ha posticipato l’originaria deadline del luglio 2024, prevede l’avvio di un’iniziale fase pilota;
  • la Croazia si renderà attiva su questo fronte nel 2025
  • In Germania, dove i negoziati sono in corso, l’implementazione è prevista fra 2027 e 2028,
  • Polonia e Slovacchia risultano al momento fra i Paesi ancora in ritardo
  • Finlandia, Danimarca e Spagna si muoveranno anch’esse con obblighi in vigore tra questo e il prossimo anno.

Nel 2028, quando si prevede che la fattura elettronica debba diventare il metodo ordinario di fatturazione IntraUe, le operazioni transfrontaliere dovranno comunque per tutti essere obbligatoriamente trasmesse con tale metodo, e verrà introdotto un nuovo tipo di reporting chiamato DRR (Digital Reporting Requirements) che andrà a sostituire l’Intrastat.

Questa articolata parcellizzazione, che non solo è in continua evoluzione ma è ulteriormente complicata dalle modifiche normative e dagli sviluppi tecnologici, impone alle imprese costanti monitoraggi e aggiornamenti per evitare pericolosi errori di compliance. In Italia, per quanto concerne le fatturazioni nazionali, fino al 2028 non dovrebbero esserci novità sostanziali, poiché il Sistema di Interscambio è già in grado di elaborare le fatture elettroniche conformi agli standard europei. Ma le aziende italiane che commerciano con altri paesi UE devono necessariamente dare il via alla loro “corsa all’adeguamento”, sforzandosi di seguire le vicende normative dei paesi in cui risiedono i partner commerciali.

Fattura elettronica UE, i consigli di Esker

Secondo il provider Esker, la chiave di volta per le aziende è la tecnologia. Per prepararsi all’estensione dell’obbligo normativo a nuovi Paesi è necessario, infatti, dotarsi di una soluzione in grado di fornire all’azienda tutto quello che è necessario per rendere semplice ed efficace l’integrazione dell’e-invoicing: interoperabilità, conformità, velocità e flessibilità.

“Ogni Paese ha le proprie specifiche in termini di formati, campi obbligatori e piattaforme attraverso le quali devono essere inviate le fatture elettroniche – spiega

Chiara​​​​ Colangelo, Marketing Manager di Esker Italia -. Senza un formato comune o una metodologia di trasmissione condivisa, le aziende possono sentirsi sopraffatte e confuse”. Tuttavia, va sottolineato che “con un numero crescente di governi che adottano la fatturazione elettronica, le aziende devono inviare fatture elettroniche se vogliono essere pagate”, precisa la Marketing Manager di Esker Italia.

Esker si avvale della partnership con il provider di soluzioni per la compliance Sovosper proporre una piattaforma integrabile per supportare le aziende a elaborare le fatture elettroniche in conformità con le specifiche dei Paesi europei: “Grazie a questa collaborazione – spiega ancora Chiara Colangelo – applichiamo in oltre 60 Paesi il formato appropriato di firma elettronica, garantendo la formattazione dei dati, il loro scambio sicuro tramite qualsiasi e l’interoperabilità con qualsiasi piattaforma”. Questo include la comunicazione con le piattaforme delle PA e il canale PEPPOL.

Conservazione a norma: il tassello finale

Viene anche fornito un sistema di archiviazione delle fatture conforme ai quadri normativi. Il supporto di una soluzione dedicata rappresenta dunque il primo passo per adeguarsi senza rischi al mutevole scenario della fatturazione elettronica europea. Un percorso che non si esaurisce nel semplice rispetto dei requisiti di compliance, ma che inserisce l’azienda in un vero e proprio smart business network in grado – a monte – di monitorare le roadmap nazionali in materia, ma anche – a valle – di soddisfare i requisiti di conservazione a norma e archiviazione a lungo termine, dove necessariamente deve chiudersi il percorso di una gestione documentale davvero conforme.

Contributo editoriale sviluppato in collaborazione con Esker

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