Per capire come sta evolvendo la Fatturazione Elettronica verso la Pubblica Amministrazione, e come si svilupperà nel prossimo futuro, è necessario osservare il fenomeno da più punti di vista.
Il primo può essere definito di stampo tecnico, per capire se la tecnologia dietro alla Fatturazione Elettronica verso la PA si sta dimostrando efficace. Su questo fronte il Sistema di Interscambio sta vivendo una crescita significativa nei volumi di fatture gestite nel mese di aprile: siamo passati da oltre 570.000 nel mese di marzo – circa 80.000 delle quali nella sola giornata del 31, quando è scattato l’obbligo per la PA Locale – a quasi 2 milioni di fatture nell’arco di un solo mese. La percentuale degli scarti, pur essendo ovviamente cresciuta in valore assoluto (come è naturale attendersi a seguito di una significativa crescita nei volumi, di fatto triplicati da un mese all’altro), percentualmente si è addirittura ridotta al 12,6%.
Questi dati possono essere letti come un’evidenza della stabilità dell’infrastruttura. Inoltre, tra i fatturatori di questo primo mese è ragionevole aspettarsi che vi siano molte di quelle imprese che già avevano fatturato alle Pubbliche Amministrazioni Centrali partite il 6 giugno 2014 e che, quindi, non hanno riscontrato alcuna criticità nel gestire l’invio alle PA Locali. Se così realmente fosse, si confermerebbe una facile “previsione” dell’Osservatorio Fatturazione Elettronica e Dematerializzazione: ovvero che, per quanto inizialmente il processo per fare Fatturazione Elettronica verso la Pubblica Amministrazione – prevalentemente in quanto “diverso” – possa richiedere impegno e tempo “di essere capito”, una volta impostato questo procede ripetutamente e con autonomia, praticamente “da solo”. Un ulteriore elemento degno di nota è legato la valore assoluto dei volumi di fatture passate dal Sistema di Interscambio: a regime ci aspettiamo che questo valore possa ulteriormente crescere, fino ad assestarsi sopra i 3,5 milioni di fatture al mese – e, potenzialmente, anche qualcosa in più. Questo percorso di continua diffusione coinvolgerà nuovi fornitori, probabilmente piccoli, quasi sicuramente sporadici, che, a oggi, non hanno ancora sperimentato la Fatturazione Elettronica verso la PA. Da questo punto di vista, in sintesi, non possono mancare elementi di soddisfazione: l’infrastruttura c’è e funziona, la sua usabilità è comprovata da un numero crescente di imprese (che stimiamo essere, a oggi, sopra le 200.000) e, in definitiva, il temuto “shock tecnologico” nel passaggio verso la Fatturazione Elettronica è quasi inesistente.
Il secondo punto di vista da cui affrontare il fenomeno, è quello (per noi dell’Osservatorio Fatturazione Elettronica e Dematerializzazione quello da sempre molto più rilevante) dello stimolo culturale verso l’innovazione digitale nelle imprese del nostro Paese. La pervasività crescente dell’utilizzo della Fatturazione Elettronica verso la PA, soprattutto tra le imprese, dimostra come in molti si siano già posti la domanda “come posso fare?”: in tantissimi hanno trovato una risposta semplice. Tra questi, alcuni stanno già intravedendo, nelle pieghe di questa risposta, l’essenza della progettualità che hanno introdotto in azienda: “comunicare con un partner di business in modo digitale attraverso formati elettronici strutturati”. Questo “mantra” che, come Osservatorio, andiamo ripetendo da diversi anni (abbiamo superato i 9 di attività) implica che l’unica conseguenza possibile – per chi ha già ragionato e si è impegnato su questo fronte – è quella di cogliere il valore dell’unificare il processo di fatturazione attraverso un “unico modello”, che prevede spesso un singolo archivio digitale delle fatture attive e, quasi sempre, un’unica procedura per la generazione ed emissione delle fatture (non solo verso la PA).
Questo stimolo culturale porta a creare efficienza non solo sui processi interni, per esempio centralizzando in un unico archivio digitale le proprie fatture – documenti a forte rilevanza fiscale – ma anche a trasferire sul partner di business il valore di informazioni che si prestano a essere rapidamente integrate all’interno dei sistemi informativi. Il passaggio culturale “di secondo livello” che l’obbligo di Fatturazione Elettronica verso la PA può ulteriormente suggerire è, infatti, quello di far riflettere non solo lato attivo ma anche lato passivo, con l’intento di creare ancora più valore. L’opportunità è quella di provare ad “aggredire” la cosiddetta “coda lunga” di fornitori, imprese spesso vincolate ancora alla carta o a fatture analogiche non strutturate, un insieme popoloso di aziende – le realtà più piccole, più apparentemente arretrate o coinvolte solo sporadicamente in relazioni di business – di fronte al quale anche i progetti più evoluti di integrazione digitale hanno evitato di investire. Oggi tra quelle aziende può facilmente celarsi un nutrito gruppo di fornitori che alla PA ha già cominciato a fatturare – o fattureranno a breve – in formato elettronico strutturato. Tra questi, il passaggio culturale verso la Fatturazione Elettronica lato attivo, anche se solo verso la PA, è già in atto. Su questo fronte, dunque, proprio lato passivo le imprese potrebbero “sperare di ricevere” – e, meno timidamente, “chiedere di ricevere” – Fattura Elettronica come quella inviata alla PA. Integrando il flusso di queste fatture, i risparmi nelle fasi digitali di registrazione, oltre che di conservazione e riconciliazione, potrebbero quindi essere agilmente allargati a un numero crescente di fornitori.
Il terzo e ultimo punto di vista è quello “di sistema”, che per forza di cose legge la Fatturazione Elettronica verso la PA come l’inizio di un percorso di cambiamento, non solo sui propri processi interni, ma anche nell’evoluzione del quadro normativo che si sviluppa per accogliere il desiderato “mercato unico europeo”, dalle regole condivise. In quest’ottica, la Fatturazione Elettronica non può rappresenta semplicemente un obbligo normato verso la nostra PA, ma la prima fase di un cambiamento che coinvolgerà, volenti o nolenti, imprese e PA nello scambio dei documenti del ciclo commerciale in modo ancora più pervasivo e su scala europea. In questa direzione, va letto anche l’intento di andare verso la Fattura Elettronica nelle relazioni tra imprese, introdotta dal Consiglio dei Ministri dello scorso 21 aprile e che prevede la formula degli incentivi per le imprese che la adottano. Su questo fronte, non sono pochi i “tavoli” ai quali l’Europa sta già da tempo lavorando: la norma sulla gestione degli appalti pubblici, i lavori di standardizzazione sul Core Invoice (il subset ottimo minimo di informazioni che, a partire dal 2019, ogni PA europea dovrà “farsi bastare” per accettare la Fattura di un fornitore), gli incontri dell’European Multistakeholder Forum – che mira a integrare il “mondo” dell’eProcurement con quello della Fatturazione Elettronica – e le sue molteplici emanazioni a carattere nazionale, ecc.
In chiave prospettica, emerge nitidamente come l’importanza dello stimolo culturale sia di ordine superiore rispetto a quella della creazione di efficienza attraverso una tecnologia “obbligata”. Accanto alle dinamiche di adozione del Sistema di Interscambio, quindi, è molto importate accompagnare la diffusione della Fatturazione Elettronica verso la PA con le esperienze concrete di chi ha colto l’opportunità per creare valore – migliorando i propri processi –affrontando un “salto digitale” per molti anni spesso procrastinato. Ispirandoci a questa consapevolezza stiamo organizzando il Convengo Nazionale di presentazione dei risultati della Ricerca dell’Osservatorio Fatturazione Elettronica e Dematerializzazione, che si terrà il prossimo 19 giugno a Milano (per maggiori informazioni cliccare qui). Vorremmo fosse l’occasione per guardare al mondo delle imprese per capire come queste stanno ottenendo importanti vantaggi da un’adozione pervasiva delle tecnologie digitali a supporto delle relazioni B2b.