Lo scenario

Obbligo fattura elettronica a tutte le partite IVA (forfettari inclusi): pro e contro della riforma fiscale

Nella legge delega per la riforma del Fisco, la cui emanazione è prevista dal Parlamento a luglio, potrebbe includere l’eliminazione di tutte le esclusioni dall’obbligo di fatturazione elettronica, che così sarebbe esteso anche al regime forfettario

Pubblicato il 01 Lug 2021

Barbara Maria Barreca

Dottore commercialista e Valutatore di impatto Sociale

Luca Benotto

Dottore Commercialista

fattura

Le bozze del documento di indirizzo che le Commissioni Finanze di Camera e Senato stanno predisponendo e che Agendadigitale.eu ha potuto leggere sono concordi: si va verso l’eliminazione di tutte le esclusioni dall’obbligo di fatturazione elettronica e corrispettivi telematici. Novità che sarà quasi certamente presente nella legge delega per la riforma del Fisco che dovrebbe essere emanata dal Parlamento nel mese di luglio.

Fattura elettronica obbligatoria per tutte le partite Iva, che significa

Legge delega che sarà poi compito del Governo trasformare in norme fiscali vere e proprie sulla base delle indicazioni in essa contenute.

Se passa questa impostazione, che ora sembra in forte crescita – anche per la necessità del governo di aumentare la tracciabilità e potenziare la capacità di recupero fiscale, minata durante il covid-19 come comunicato di recente dalla Corte dei Conti – significa che tutte le partite Iva dovranno fare fattura elettronica, con servizi e software già in uso.

Verrebbero insomma inclusi anche gli attuali esonerati dall’obbligo – forfettari, regime dei minimi.

Fatturazione elettronica: i soggetti finora esonerati dall’obbligo

Ricordiamo che il D.Lgs. 127/2015 è la norma di riferimento sulla fatturazione elettronica; il comma 3 in particolare, specificando l’obbligo generale, ci dettaglia chi siano i soggetti che tutt’oggi restano liberi di emettere fattura analogica:

  • piccoli imprenditori e professionisti che aderiscono al regime forfettario;
  • gli ormai pochi soggetti (under 35) che hanno aderito tra il 2012 e il 2014 al regime dei minimi;
  • associazioni e società sportive dilettantistiche con proventi da attività commerciali non eccedenti i 65.000 euro.

I contribuenti esonerati dall’obbligo sono comunque liberi di optare per la fatturazione elettronica (talvolta costretti contrattualmente dai loro committenti) e non sono così rari i casi di forfettari che volontariamente scelgono di emettere fattura elettronica evitando di dover stampare la fattura ed applicare la marca da bollo da 2 euro (ma limitandosi a pagare l’imposta periodicamente tramite F24).

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I pro della fattura elettronica obbligatoria per tutti

La bozza di documento d’indirizzo non esplicita quali siano i vantaggi quantitativi previsti in materia di contrasto all’evasione ottenibili dal completamento del perimetro della fatturazione elettronica obbligatoria; è però presumibile un miglioramento dell’attività di controllo su quei soggetti che lavorano principalmente verso operatori IVA, mentre è difficile vedere vantaggi effettivi nei confronti di chi opera verso consumatori finali. Il documento però menziona “Lo scambio tra digitalizzazione e riduzione degli adempimenti per i professionisti, imprese e intermediari…” citando espressamente l’opportunità di riconsiderare l’istituto del “reverse charge in funzione dell’effettivo impatto in termini di recupero di gettito.

I vantaggi per la collettività non possono però limitarsi a discorsi di recupero di evasione. In effetti, attualmente la fattura analogica del forfettario costituisce un’anomalia nel ciclo passivo di contabilizzazione di imprese e professionisti. Sebbene normalmente queste fatture analogiche non abbiano impatto sulla liquidazione IVA, esse devono venir registrate (manualmente) ai fini IVA e riportate in dichiarazione. La digitalizzazione di tutte le fatture domestiche ricevute migliorerebbe l’efficienza di processo di chi riceve tali documenti automatizzandone quasi completamente acquisizione, contabilizzazione e conservazione. Resterebbero quindi ancora analogiche (o comunque non standardizzate) soltanto le fatture estere (intra ed extra UE), in attesa che vengano definiti standard comuni condivisi.

Infine, la già citata possibilità di abolire la marca da bollo fisica da 2 euro (obbligatoria per le fatture di tutti i forfettari di importo superiore ai 77,47 euro), che rende anche potenzialmente problematico l’invio della fattura in pdf via mail (l’originale della marca andrebbe applicato sulla copia a fornita al committente). Il problema ovviamente viene superato in caso di fatturazione elettronica in quanto l’assolvimento dell’imposta di bollo avviene applicando un apposito flag al documento (gestito dal sistema di emissione) e la liquidazione dell’imposta si perfeziona con il versamento, nella peggiore delle ipotesi con cadenza trimestrale, mediante F24.

I contro dell’estensione dell’obbligo di fattura elettronica

I problemi principali che dovremo affrontare se si avvererà l’estensione dell’obbligo saranno il costo, il digital divide (divario digitale) dei nuovi soggetti obbligati e la necessità di parametrizzare e gestire un sistema di emissione di fatture elettroniche.

Citiamo per primo il costo, perché non riteniamo una soluzione economicamente conveniente l’utilizzo del sistema gratuito di fatturazione elettronica messo a disposizione dall’Agenzia delle Entrate. Il sistema è necessariamente macchinoso (sono disponibili letteralmente tutte le possibilità di valorizzazione e compilazione dei campi della fattura elettronica, che sono inutilizzati dal 99% dei contribuenti) e relativamente poco user-friendly. Solo utilizzatori dall’alfabetizzazione informatica ed amministrativa medio alta possono utilizzarlo efficacemente e comunque con discreto dispendio di tempo. Con abbonamenti annui di importo molto modesto (25-50 euro circa) sono disponibili sistemi di emissione che con un minimo di personalizzazione permettono di emettere fatture corrette in pochissimo tempo (meno di quello necessario ad emettere una fattura analogica, in realtà).

Tuttavia, esiste una platea importante di piccoli imprenditori e professionisti, spesso non giovanissimi, che non utilizzano facilmente il pc o commettono facilmente errori nell’utilizzo o addirittura non ne posseggono uno, limitandosi, se si è fortunati, alla disponibilità di uno smartphone (non così indicato nell’utilizzo come strumento di fatturazione). Un vero e proprio divario digitale che spesso si accompagna ad un autentico divario amministrativo che ne aggrava le conseguenze. Chi scrive non ritiene, tranne in casi molto particolari, che incaricare il commercialista della fatturazione attiva sia un’opzione corretta dal punto di vista organizzativo. La fatturazione è un’operazione strettamente collegata alle attività di vendita e/o di incasso del corrispettivo e mal si presta ad essere affidata a soggetti esterni, pena il rischio di errori, ritardi, incomprensioni e conseguenti sanzioni. Il digital divide è quindi un problema che non si presta a facili soluzioni preconfezionate ma che va esaminato caso per caso. E nei casi più problematici comporta dei costi aggiuntivi per il contribuente.

Conclusioni

Chi scrive è sostenitore della digitalizzazione dei processi amministrativi; in quanto tali non siamo certamente contrari ad un maggior utilizzo di un sistema di fatturazione elettronica standardizzato; è però altresì vero che al mondo ideale di procedure amministrative interamente digitali ed automatiche sarebbe meglio giungere sulla spinta dei vantaggi intrinseci ed eventualmente grazie a validi incentivi, più che per un generalizzato obbligo di legge. Probabilmente, un qualche genere di agevolazione (dall’abolizione dell’imposta di bollo sulle fatture a incentivi per la fatturazione in nome e per conto quantomeno nel caso di rapporti continuativi) sarebbe auspicabile. Resta da vedere in che modo i princìpi enunciati dalle commissioni Finanze si andranno a tradurre in direttive nella legge delega e, soprattutto nel decreto delegato che il governo emanerà e che costituirà la riforma fiscale vera e propria.

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