L'analisi

Come sono le frodi NFT: modus operandi, obiettivi e identikit degli investitori

Pump and Dump, rug pull, metodi truffaldini più trafizionali: le frodi in ambito NFT si presentano sotto forme diverse ed è bene approfondire il tema per capire come funzionano, quali sono gli strumenti normativi a disposizione per tutelarsi e quale impatto gli illeciti hanno sul mercato

Pubblicato il 20 Mag 2022

Diego Fulco

Direttore Scientifico Istituto Italiano per la privacy e la valorizzazione dei dati

tassazione NFT

Nel 2021 il mercato degli NFT ha registrato scambi pari a 17,6 miliardi di dollari contro 82 milioni di dollari del 2020. Forse nel 2022 ci sarà una battuta d’arresto, ma è presto per dirlo. Mentre gli scambi di NFT prendono quota, il cielo si riempie di corvi, e diventa necessario porsi il problema delle regole e delle tutele, alla luce dei rischi di essere frodati.

L’Unione Europea finora non lo ha fatto, e dovrà occuparsene. Fondamentale per definire una strategia di disciplina e quindi di tutela (o di estensione con opportuni adattamenti di tutele esistenti) sarà puntare, fra le due potenzialità degli NFT (bene finanziario oppure sistema di attestazione dei diritti di proprietà intellettuale o industriale) su quella che ne contraddistingue meglio la vocazione. Chi scrive opterebbe per la seconda chiave di lettura: gli NFT come nuovo sistema di attestazione dei diritti di proprietà intellettuale o industriale, come strumento tecnico e giuridico di tutela dell’immateriale consono alla realtà virtuale.

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Identikit dell’investitore in NFT

La blockchain ha reso oggetto di possibile investimento beni fungibili (sostituibili) e beni infungibili (unici). Un Bitcoin o un Ethereum sono fungibili perché uguali a un altro Bitcoin o a un altro Ethereum, come una banconota o un titolo di credito lo sono rispetto a un loro omologo. Viceversa, un Non Fungible Token (NFT) è unico e non riproducibile: può esistere un solo legittimo possessore di un NFT. Infatti, il meccanismo tecnologico che produce un NFT garantisce che non possano essercene altri e ciò può conferirgli valore.

Apparentemente, l’identikit dell’investitore in NFT è quello di uno speculatore, più simile a uno scommettitore o a uno che fa puntate al casinò che all’acquirente di azioni od obbligazioni. Possiamo dare per scontato che abbia risorse finanziarie, perché gli NFT si comprano con cripto-valute e queste costano; che sia smanettone, perché le interfacce del mondo blockchain, per quanto migliorate, sono ancora un po’ spiazzanti per chi è abituato a procedure di registrazione/acquisto facili; che sia culturalmente ostile all’intermediazione finanziaria, ben consapevole o forse entusiasta di muoversi in un ambito poco tutelato.

Sempre in apparenza, il ritratto è di uno che vuole essere pioniere di nuove operazioni speculative; insomma, o di uno che è furbo, o di uno che si crede tale senza esserlo e che non merita attenzione perché i rischi (truffe comprese) se li va a cercare impiegando il suo denaro in un mondo finora poco regolato.

Il valore dell’unicità

Tuttavia, dovremmo stare attenti a non semplificare troppo. Investire vuol dire comprare qualcosa che col tempo acquista valore, mettendosi in condizione di rivenderlo a un prezzo più alto, guadagnandoci. L’unicità ha valore e il comprare qualcosa di unico, se questo qualcosa ha rinomanza ed è desiderabile anche da altri, è un affare. Da sempre, l’investimento in oggetti unici è linfa del settore privato della conservazione del patrimonio culturale.

Di solito, pensiamo all’unicità in termini materiali. Un dipinto a olio di un pittore è un pezzo unico, perché la tecnica che è stata seguita dall’artista per produrlo fa sì che possa esisterne una sola versione. Certo, un’opera pittorica è riproducibile con fotografie e video, ma nessuna riproduzione avrà la consistenza, la personalità, il fascino, dunque il valore dell’oggetto originale.

L’unicità di un NFT non appartiene tanto alla sfera materiale, ma a quella immateriale. Un NFT è paragonabile a un certificato di proprietà su un bene mobile, spesso incorporante tutti i diritti allo sfruttamento economico di quel bene.

Come si genera un NFT

Pur non essendo l’NFT protetto da specifiche norme, è generato in un modo che nel mondo blockchain è una garanzia. Supponiamo che un artista voglia vendere una sua opera invece che rivolgendosi a un gallerista, da solo, in una piattaforma dove si vendono opere in NFT.

Questo artista dovrà dotarsi di un wallet (portafoglio) di cripto-valute, crearsi – pagando in cripto-valuta – un profilo all’interno di un marketplace di NFT e pubblicizzare la sua opera attraverso canali digitali, così da fare sapere che esiste e attrarre i potenziali compratori. Chi acquisterà l’NFT di quell’opera sarà l’unico a poterne a sua volta cedere a terzi una proprietà rivendicabile igitale nella blockchain. Inoltre, se in quell’NFT ci sono i diritti di proprietà intellettuale, potrà esigere il pagamento dei diritti di riproduzione e di pubblicazione dell’opera da terzi quali un editore che voglia utilizzarla come illustrazione in un libro, un’agenzia pubblicitaria che voglia usarla come sfondo per uno spot, un imprenditore dell’abbigliamento che voglia farci merchandising.

Nel mercato dell’arte fisica, chi compra un’opera ha interesse a possederla materialmente, a godere della sua vista, ad esporla, a decidere a chi, quando e come mostrarla. Invece, nel mercato dell’arte digitale, l’esposizione dell’opera nel mondo fisico (pur tecnicamente possibile attraverso dispositivi elettronici) viene percepita come secondaria. È per questo che nel mercato negli NFT le più ricercate sono opere digitali, create con la computer grafica.

C’è un’interdipendenza fra natura dell’oggetto, modalità della sua fruizione, suo mercato di riferimento (appassionati del digitale) e suo valore economico. Ciò che fa la differenza per chi compra è da un lato goderne nel proprio ambiente digitale (come da lui configurato, gestito e condiviso con terzi), dall’altro, se possibile, garantirsi introiti dalle molteplici forme di sfruttamento economico dell’opera nel contesto digitale. Spesso, chi compra oggi l’NFT di un’opera digitale sogna di sfruttarla domani nel meta-verso, dentro gallerie o musei virtuali, realtà aumentata.

Il caso di Sina Estavi

Quanto abbiamo visto per oggetti frutto di creazione (opere dell’ingegno), può valere anche per oggetti che non appartengono alla produzione artistica, ma che, per motivi vari, sono rappresentativi di un’epoca, simboli di un passato da collezionare: quello che una volta avremmo chiamato cimelio. L’NFT di un oggetto che ha valore economico perché appartiene alla storia può essere un investimento quanto l’NFT di un’opera dell’ingegno; infatti, ha l’attitudine ad essere rivenduto o messo a disposizione di altri investitori o di imprenditori della cultura, dei media o dello spettacolo che vogliano diffonderlo. Sina Estavi, amministratore delegato della società di blockchain Bridge Oracle e di Cryptoland, ha investito 2,9 milioni di dollari per comprare l’NFT del primo tweet del fondatore di Twitter. Per ora, i suoi tentativi di rivenderlo a prezzi esorbitanti sono falliti. Probabilmente ha fatto l’investimento sbagliato, ma sarà la storia a dircelo.

Infine, si prestano ad essere contrassegnate con NFT creazioni che nel nostro ordinamento sono tutelabili con strumenti giuridici della proprietà industriale, come disegni e modelli. Solo per fare un esempio di quanto il fenomeno possa prendere piede in mercati del lusso attenti a questo genere di creazioni e di privative, nel 2021 Nike ha acquistato RTFKT, primo brand di moda specializzato nella vendita di sneakers virtuali (pagabili con Ethereum), che ha creato e messo in vendita NFT per tre disegni per scarpe virtuali che gli offerenti potrebbero “misurare” nel meta-verso usando la app multimediale Snapchat.

In conclusione, nonostante le apparenze, il mondo dei compratori di NFT non è riducibile a una nicchia di speculatori digitali che amano operazioni finanziarie ad altissimo rischio. C’è una quota parte di utenti che sceglie di comprare NFT perché ha vissuto dall’interno la rivoluzione digitale e perché immagina di potersi creare e di valorizzare a proprio vantaggio un patrimonio di opere digitali o di cimeli digitali. Certo, è un mercato a rischio bolla, dove moltissimi possono perderci. Tuttavia, è anche un universo digitale culturalmente parallelo a quello fisico, che vuole vivere di sue mode, di suoi strumenti, di sue prassi.

Frodi NFT, come funzionano

Prima di esaminare le varie casistiche di truffe sugli NFT che si stanno delineando, diciamo che per truffa intendiamo qualsiasi attività fraudolenta di criminali che intercettano coloro che vogliono comprare NFT e che si impossessano del loro denaro con artifici e raggiri adatti al contesto digitale. Storicamente, ciò che ha valore in quanto unico e monetizzabile in varie forme (compresa la riscossione dei diritti patrimoniali d’autore) si presta alle truffe. Nel mitico sketch di Totò-truffa ’62, Totò si fa dare una cospicua caparra in contanti per la vendita della fontana di Trevi da un emigrante rimpatriato che vuole trovarsi un “bisinis”.

Totò gli fa credere di essere il Cavalier Ufficiale Antonio Trevi, proprietario della fontana, unico titolato a raccogliere le monetine lanciate dai turisti e i diritti di riproduzione da quelli che la fotografano. Lo schema di truffa prevede il coinvolgimento di un complice (Nino Taranto, sotto le mentite spoglie del Ragionier Gerolamo Scamorza) che si finge enormemente interessato all’acquisto della fontana, permettendo a Totò di mostrare una falsa correttezza verso il primo offerente (“mi dispiace, ma io sono già in trattative con quest’altra scamorza”) e subito dopo d’improvvisare un’asta in cui ogni diffidenza del truffato cade.

Pump and dump

Nel mercato degli NFT, la truffa che risponde meglio alla tecnica fraudolenta del complice che simula concorrenza è il pump-and-dump. In un’asta di NFT, un gruppo di complici acquista NFT facendo aumentare artificialmente la domanda. Investitori ignari credono che quegli NFT abbiano valore, si uniscono all’asta e iniziano ad aumentare la posta. Quando il prezzo è salito di molto, i finti partecipanti all’asta si ritirano e la vendita è conclusa per un prezzo esagerato. Un sintomo della truffa potrebbe essere, nella cronologia delle transazioni dell’NFT, un numero alto di transazioni concentrate in un arco temporale limitatissimo.

Rug Pull

Più somigliante alle truffe finanziarie è il rug pull (cioè, tirare il tappeto sotto i piedi). La letteratura dei crimini finanziari abbonda di pseudo-consulenti che hanno raccolto denaro dagli investitori, magari li hanno rassicurati pagandogli per un certo periodo gli interessi, ma gli hanno rubato il capitale. Nel rug pull, gli sviluppatori attirano i primi investitori e poi abbandonano il progetto o portando via quanto raccolto, o rivendendolo improvvisamente, attraendo tutti i fondi e togliendo valore all’investimento altrui. Documentarsi sugli sviluppatori e sulla loro affidabilità (anche da recensioni) può mitigare il rischio.

NFT pirata

Una terza forma di truffa è più marchiana. I truffatori caricano sulle piattaforme di generazione degli NFT la versione digitale di opere già esistenti (fotografie, dipinti, ecc.) e protette da altrui diritti patrimoniali d’autore ampiamente dimostrabili da contratti, testamenti, ecc. Dunque, creano e vendono NFT “pirata”. Chi compra è convinto di acquisire i diritti sull’opera, mentre li acquisisce su una copia contraffatta che non vale niente. Spesso, i truffatori scelgono un nickname simile a quello dell’artista, ma un po’ diverso. Un modo di tutelarsi è controllare che l’NFT venga da un account verificato riconducibile davvero all’artista. La maggior parte dei venditori NFT legittimi avrà un segno di spunta blu accanto al loro nome utente. Stanno nascendo gruppi antipirateria che scovano nei marketplace di NFT mere riproduzioni digitali di opere protette spacciate come proprietà di quelle opere, e inviano avvisi alle piattaforme per farli rimuovere.

Come tutelarsi dalle truffe NFT

Un buon modo per tutelarsi dalle truffe descritte è usare le opportunità che vengono dalla blockchain. Essendo una catena che registra l’intera sequenza delle transazioni (blocchi), la blockchain permette a chiunque la usi di verificare da quanto tempo un venditore di NFT è attivo, quanti e quali NFT ha venduto. Un utente attivo da poco che ha già totalizzato grosse vendite andrebbe trattato con circospezione.

Phishing per blockchain

Poi, c’è la variante del phishing su misura per il mondo blockchain. I criminali informatici fingono di essere operatori dell’assistenza clienti di marketplace di NFT e contattano potenziali acquirenti ignari tramite Discord e Telegram usando un collegamento e interfacce grafiche fasulli. Il pretesto dell’invio è quello di volere risolvere dei problemi tecnici, o di mettere ‘. Con questo trucco, si fanno dare dati personali (credenziali, ecc.) e l’accesso al wallet (portafoglio) di criptovaluta del malcapitato utente della piattaforma marketplace, rubandogli tutto.

Cosa dice la normativa

Una truffa nel mondo degli NFT è perseguibile ai sensi delle medesime norme del Codice Penale, e con il medesimo procedimento, che valgono in qualsiasi altro ambito. Il punto non è tanto la repressione, ma la scelta di fondo: considerare o meno questo fenomeno affermatosi nella prassi come degno di tutela.

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