Appare urgente chiedersi in che modo il sistema formativo (non necessariamente solo universitario, ma principalmente) possa contribuire a mitigare gli effetti di una crescita incontrollata di offerta formativa generica nel settore della blockchain.
Allo stesso tempo però è necessario iniziare a offrire risposte – in termini di nuove professionalità – alla domanda di esperti nel settore blockchain che si è generata sul mercato.
Formazione blockchain e mercato, il contesto
Dapprima applicata al mondo finanziario e oggi in fase di sperimentazione nella quasi totalità dei settori economici, la tecnologia blockchain ha suscitato negli ultimi tredici anni enorme interesse da parte di studiosi e operatori in una grande ed eterogenea varietà di casi d’uso. Al di là dei singoli verticali applicativi – sulla cui praticabilità tecnologica e reale utilità rimane aperto il dibattito – rimane senz’altro vero che questa tecnologia – nelle sue più diverse declinazioni – ha dato una spinta molto significativa alla sperimentazione di nuovi modelli economici e di offerta di servizi, offrendo una prospettiva oltre l’orizzonte dell’internet commerciale “2.0” – governato dai grandi gruppi tech – verso un nuovo modello economico decentralizzato e più sensibile verso le necessità e i bisogni dei singoli.
Venture Capital, in arrivo due miliardi. Che bello: ma resta il nodo competenze
In un simile contesto di riferimento, non sorprende che si siano create in modo spontaneo – nel corso degli anni – offerte di professionalità in grado di guidare enti pubblici e privati verso una migliore comprensione della tecnologia blockchain e delle sue possibili modalità di adozione e – quasi parallelamente – offerte di attività di formazione per professionisti di ogni estrazione interessati a meglio comprendere la tecnologie e le sue potenzialità. Tuttavia, una simile risposta “spontanea” del mercato non ha mancato di contribuire a una generale confusione attorno alla tecnologia blockchain, le sue concrete potenzialità, e le possibilità di creazione di valore effettivamente percorribili in questo settore. A ben vedere, un’offerta di formazione generalista (e spesso purtroppo anche troppo ammiccante agli equivoci creatisi attorno alle potenzialità della tecnologia blockchain), associata ad una offerta di servizi da parte di figure professionali prestate alla blockchain ma provenienti dalle più disparate discipline (giuridiche, economiche, ingegneristiche), ha in effetti eroso i margini per una più pacata riflessione sulle effettive possibilità della tecnologia, talvolta anche causando corse in avanti che hanno finito per danneggiare operatori economici tradizionali e investitori.
Blockchain, le caratteristiche
Prima di procedere – è utile ricordare gli elementi fondamentali della tecnologia. Al di là delle definizioni, la tecnologia blockchain – nella sua declinazione originaria – nasce essenzialmente per risolvere il problema di offrire un nuovo sistema monetario facendo a meno di entità centrali di garanzia, in un contesto di governance distribuita e facendo leva sulle sole garanzie offerte da un protocollo crittografico e dal network di partecipanti. Nell’offrire un simile sistema – oggi perfettamente funzionante – la tecnologia blockchain – in nuove e varie declinazioni – offre alcune feature essenziali di alto livello[1]:
- Auto sovranità e identità: Le blockchain pubbliche facilitano l’auto sovranità dando agli individui la possibilità di essere arbitri su chi può accedere e utilizzare i loro dati e informazioni personali.
- Fiducia: La tecnologia blockchain potrebbe fornire una valida alternativa all’attuale infrastruttura procedurale, organizzativa e tecnologica necessaria per creare fiducia istituzionalizzata. I registri distribuiti stabiliscono un fatto in un determinato momento, che può quindi essere considerato attendibile.
- Trasparenza e provenienza: Facilità di condivisione e visibilità sono caratteristiche essenziali di una blockchain; la mancanza dell’una o dell’altra di queste funzionalità nei sistemi attuali è spesso una delle principali ragioni dietro l’adozione di questa tecnologia.
- Immutabilità: Questa caratteristica della blockchain è interconnessa con la sicurezza e le sue classiche proprietà di riservatezza, integrità e disponibilità. I dati su blockchain non possono essere modificati facilmente perché vengono continuamente replicati in posizioni diverse. Con la crittografia a chiave privata e pubblica come parte del protocollo sottostante della blockchain, la sicurezza e la riservatezza delle transazioni diventano praticamente inattaccabili.
- Disintermediazione: I partecipanti a una blockchain sono collegati tra loro in un mercato in cui possono condurre transazioni e trasferire reciprocamente la proprietà di beni valutati in modo trasparente e senza l’assistenza o l’intervento di mediatori o intermediari di terze parti. Una rete di valori che opera quindi senza un’autorità centrale definita.
Dalla ricerca al mercato: le applicazioni della blockchain
Le appena citate caratteristiche hanno corroborato, nel corso degli anni, narrazioni avvincenti circa l’usabilità e la potenzialità disruptive della tecnologia blockchain in una enorme varietà di settori, dal settore sanitario al settore energetico, dal mondo della contabilità a quello dell’arte. Sembra tuttavia doveroso operare alcuni distinguo, per meglio articolare la questione della formazione nel contesto reale. Tanto nel mondo della ricerca che nel mondo economico, l’ambito di applicazione dove la tecnologia blockchain ha finora dimostrato più grandi capacità di aprire a nuove possibilità di creazione di valore è il settore fintech. In questo settore, le feature della tecnologia blockchain sono state sfruttate appieno da nuovi operatori economici per creare nuovi modelli, servizi e prodotti in grado di creare valore.
Nell’ambito della ricerca accademica, sebbene si moltiplichino senza sosta pubblicazioni relative alla tecnologia blockchain negli ambiti più disparati, inclusi finanza, diritto, identità personale, energia, sport, politica e nuove forme di democrazia, educazione, arte, etc. (con oltre 2200 pubblicazioni scientifiche annuali, con una media di crescita del 200% ogni anno[2]), il campo Fintech continua a concentrare la maggioranza degli articoli scientifici, con oltre il 60% dei risultati che trattano argomenti come valute digitali, assicurazioni, banche e finanza.[3]
Allo stesso tempo, una breve analisi del mercato mostra come – al di là di fenomeni mediatici dalla inevitabile natura transitoria – i più alti livelli di capitalizzazione siano stati raggiunti da aziende nel mondo fintech, mentre molte realtà che pure avevano attratto l’interesse degli investitori (si pensi al settore sanitario nel periodo del c.d. ICO craze) hanno nel tempo perduto non solo traction ma anche valore economico, talvolta in modo molto significativo. Ciononostante, l’interesse nell’applicazione della tecnologia blockchain in vari ambiti rimane alto: solo a titolo di esempio, secondo lo studio dell’Osservatorio Blockchain & Distributed Ledger della School of Management del Politecnico di Milano, pubblicato nel 2019, il 59% delle aziende italiane ha avviato progetti con la tecnologia blockchain o è pronto a farlo, per un investimento totale che supera i 30 milioni di euro, con conseguente aumento della relativa domanda di expertise tecnica.
Per dare un’idea dell’incremento della domanda globale di esperti sulla tematica, basta pensare che l’aumento del numero di offerte di lavoro per sviluppatori di blockchain si aggira dal 200% al 500% annuo dal 2108 ad oggi.[4] In generale, la tecnologia blockchain è stata sperimentata in tutti i settori, con cinque campi industriali che concentrano il 67% delle società specializzate in blockchain. La finanza è ancora oggi il settore trainante, con il 28% del totale delle aziende, seguita da Sanità; Energia e Alimentare/Agricoltura sono subito dietro di essa. I primi 5 maggiori datori di lavoro in ambito blockchain sono Deloitte, IBM, Accenture, Cisco e Collins aerospaziale, una prova che l’interesse per questa tecnologia sia diventato trasversale e non solo verticale nel mondo della finanza.
In Europa: l’iniziativa Chaise
Rimane altresì vero che l’effettiva capacità della tecnologia blockchain di abilitare nuovi modelli di business e nuove modalità di creazione di valore in questi settori rimane da dimostrare, e che sia necessario sperimentare e testare questi nuovi modelli e provarne la loro effettiva validità economica e tecnologica. In ogni caso, a fronte di questo crescente interesse verso la tecnologia, si è creata inevitabilmente l’esigenza di strutturate una strategia per articolare una offerta di competenze nel settore, in grado di permeare i percorsi formativi e garantire la disponibilità di nuove figure professionali. Nel 2020, l’Unione Europea in collaborazione con l’associazione delle PMI digitali ha lanciato l’iniziativa Chaise per studiare una strategia comune con l’obiettivo di formare sempre più specialisti nelle materie connesse alla tecnologia blockchain.[5] Tra questa, possiamo menzionare:
- Blockchain consultant/attorney
- Blockchain information security analyst
- Blockchain data scientist
- Blockchain developer
- Blockchain designer
- Blockchain marketing specialist
- Blockchain quality engineer
Blockchain nelle università, come fare
A fronte di questa crescente domanda di professionalità, possiamo ora tornare al quesito iniziale: come può il mondo dell’educazione – e in particolare il mondo universitario – contribuire a creare professionisti in grado di soddisfare le esigenze del mercato e guidare gli operatori economici verso la concreta creazione di valore tramite la tecnologia blockchain? Ad oggi diverse istituzioni, universitarie e non, hanno lanciato nuovi percorsi formativi sulla tecnologia blockchain. Gli ambiti di educazione in cui c’è una maggior offerta di corsi sulla blockchain sono quello dell’informatica (blockchain come infrastruttura), la finanza (finanza decentralizzata e criptovalute) e il diritto (smart contracts e nuove forme di gestione della proprietà intellettuale).
Non sorprende che fra le prime a muoversi siano state le università americane – laddove proprio negli Stati Uniti è stata maggiore la spinta di investimenti privati per nuove soluzioni industriali basata su blockchain. Fra i maggiori corsi di blockchain negli Stati Uniti troviamo:
- Arizona State University Engineering Blockchain Application
- Cornell Introduction to Blockchains, Cryptocurrencies, and Smart Contracts
- Carnegie Mellon Blockchain Fundamental
- NYU Digital Currency, Blockchains and the Future of Financial Services
- MIT Cryptocurrency Engineering and Design Course
In Italia, come nel resto del mondo, la tecnologia blockchain sta rapidamente crescendo sia in termini di numero e tipologia di corsi di formazione proposti che in numero di istituzioni che aprono nuove facoltà o offerte di insegnamento della tecnologia e le sue applicazioni. Questa tendenza si è accelerata velocemente con la crescita esponenziale del valore del mercato delle criptovalute che si è osservata negli ultimi anni, in particolare tra il 2018 e il 2019. Ad oggi, la maggior parte delle principali università propongono dei corsi di specializzazione sulla blockchain, con una predominanza di istituti privati su quelli pubblici.[6]
La situazione in Italia
Nel nostro paese, la principale offerta di corsi sulla blockchain viene da piattaforme online, anche se sempre più università tradizioni stanno aprendo nuove filiere e programmi di ricerca. Tuttavia, quello che oggi sembra mancare – come si accennava all’inizio di questa trattazione – è una presa in carico, da parte del mondo universitario, della creazione di percorsi formativi coerenti e robusti, incastonati in modo coerente nei percorsi formativi più tradizionali, dall’ingegneria alla finanza, dalla matematica al diritto. Ciò che ancora sembra prevalere è un’offerta generalista che non può rispondere in modo efficace alla domanda di professionisti in specifici verticali, in grado di offrire chiarezza agli operatori economici piuttosto che contribuire alla confusione attorno alla tecnologia e ai suoi utilizzi.
Il danno per l’ecosistema derivante dall’assenza di questo tipo di professionalità verticali, combinato con la diffusione di corsi generalisti, è molto significativo, con il rischio di ridurre invece di aumentare le possibilità di diffusione di questa nuova tecnologia e di ritardare lo sviluppo di soluzioni in grado di dimostrare il loro valore aggiunto sia in termini economici che di valore per gli utenti. Per invertire questo trend e creare capacità verticali per lo sfruttamento della tecnologia blockchain, sarà fondamentale inserire corsi di formazioni specifici all’interno delle facoltà che saranno maggiormente influenzate dalla diffusione costante di questa tecnologia[7]. In particolare:
- Economia e Finanze: la blockchain dovrebbe essere insegnata per capire la crescita della decentralized finance (DeFi), del mercato delle criptovalute e dell’impiego della tecnologia nel sistema tributario / di tassazione.
- Matematica: le scienze crittografiche alla base della tecnologia blockchain godrebbero di maggiore visibilità con un conseguente aumento dei professionisti in questa filiera che anticiperebbe la tendenza di diffusione della tecnologia.
- Giurisprudenza: gli smart contracts (contratti intelligenti) che sono sempre più utilizzati nel mondo meritano di essere insegnati e spiegati a tutti i professionisti della filiera legale per ampliare le opportunità concrete che nascono dal loro impiego ed evitare che si crei disinformazione su questi nuovi strumenti. Inoltre, il campo del diritto si confronterà sempre più spesso a gestioni tecnologiche dei dati, e dovrà necessariamente sviluppare competenze in questo senso.
- Comunicazione e Marketing: l’applicazione della tecnologia blockchain ha abilitato nuove forme di interazione con il pubblico, basate principalmente sulla creazione di comunità gestite attraverso reti blockchain. Questa forma inedita di creazione dell’adesione ha aperto la via a nuove maniere di fidelizzare utenti e clienti, con una grande influenza sull’evoluzione delle professioni associate.
- Economia dei dati: infine, vale la pena accennare alla nuova disciplina connessa alla creazione dell’economia dei dati. Nuovi modelli di creazione di valore possono articolarsi attorno alla creazione di ecosistemi di dati – e finanche cooperative di dati – in grado di massimizzare il valore del dato individuale allo stesso tempo incrementando il potere negoziale dei singoli nei confronti dei grandi gruppi tecnologici interessati allo sfruttamento intensivo di quei dati. Sebbene ancora nascente, questa nuova “disciplina” certamente richiede nuove professionalità – combinate fra i vari ambiti sopra citati – per rendere materialmente possibile l’emersione di questo nuovo modello.
Conclusione
In conclusione, occorre che tutti gli operatori nel settore blockchain e in primis le università svolgano presto una riflessione – già avviata a livello europeo – su come creare percorsi di formazione solidi in grado di supportare la crescita sana di nuovi modelli di business abilitati dalla tecnologia blockchain, allo stesso tempo contribuendo a dissipare equivoci e hype che rischiano invece di avere l’effetto opposto sul mercato, riducendo la fiducia degli investitori verso progetti solidi e credibili a causa di troppi esperimenti incauti o palesemente insensati, troppo spesso guidati da sedicenti “esperti certificati”.
_
Note
- Science for Policy report by the Joint Research Centre (JRC), the European Commission’s science and knowledge service↑
- Google Scholar, 2021 ↑
- A Blockchain Research Review – Mohammad Tariq Hasan, Mahadi Hasan Miraz, Farhana Rahman Sumi and Shumi Sarkar – Settembre 2021, Research Gate ↑
- The Global Blockchain Employment Report, 2021 ↑
- CHAISE – Blockchain Skills for Europe (www.chaise-blockchainskills.eu) ↑
- Coinbase Yearly Report, 2019 ↑
- Blockchain Education Network Italia ↑