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AI Gen, dove va il sistema legale italiano e UE



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Vediamo in che modo la tecnologia e in particolare l’intelligenza artificiale stanno cambiando il settore della giustizia, quali sono i fronti critici e quale futuro si prospetta per gli operatori di questo ambito

Pubblicato il 28 gen 2025

Davide Audrito

Gruppo legal informatics del Dipartimento di Informatica, Università di Torino

Luigi Di Caro

Gruppo legal informatics del Dipartimento di Informatica, Università di Torino

Rachele Mignone

Gruppo legal informatics del Dipartimento di Informatica, Università di Torino

Ivan Spada

Gruppo legal informatics del Dipartimento di Informatica, Università di Torino

Emilio Sulis

Università degli Studi di Torino



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Le tecnologie di elaborazione del linguaggio naturale e i metodi di apprendimento automatico hanno offerto opportunità senza precedenti nell’ambito dell’informatica giuridica. Più di recente, l’avvento dell’Intelligenza artificiale generativa ha introdotto nuove sfide e prospettive nel settore.

La presente analisi si concentra sull’impatto potenziale di queste tecnologie nella digitalizzazione dei processi legali, affrontando aspetti quali l’automazione di compiti ripetitivi, la generazione di documenti o l’analisi predittiva di sentenze, con un focus specifico sul contesto nazionale ed europeo.

Un elemento di fondamentale importanza è rappresentato dalla necessità di una collaborazione sinergica tra esperti di dominio (giuristi, avvocati, magistrati, pubbliche amministrazioni europee e nazionali) e sviluppatori di IA. Tale sinergia risulta essere fondamentale per garantire la creazione di sistemi affidabili, efficaci ed eticamente solidi, capaci di contribuire positivamente all’evoluzione del sistema legale.

Giustizia, come la tecnologia cambia il settore

La digitalizzazione del sistema giudiziario sta permeando profondamente l’attività professionale nell’ambito del diritto, influenzando sia le modalità operative sia l’accesso alle fonti, come precedenti e legislazione. Un utilizzo più efficiente del patrimonio di conoscenza racchiuso nei documenti legali si traduce in un corrispondente aumento di efficacia dell’intero sistema giudiziario. L’informatica giuridica si propone come soluzione concreta per raggiungere questo obiettivo, rafforzando il potenziale del sistema stesso.

La digitalizzazione della giustizia ha un duplice impatto: da un lato, influenza direttamente le attività degli esperti del diritto e gli strumenti che utilizzano; dall’altro, incide sulle fonti da cui attingono informazioni. Un uso efficiente delle risorse esistenti non solo consente una giustizia più rapida ed economica, ma permette anche di beneficiare dell’esperienza e delle soluzioni giuridiche già elaborate in precedenza. In altre parole, il trattamento informato dei documenti e dei dati in essi contenuti permette di estrarre informazioni utili per il supporto all’attività lavorativa.

La sinergia tra esperti del diritto ed esperti informatici rappresenta un grande potenziale durante il processo di digitalizzazione, permettendo l’implementazione di modelli computazionali affidabili in grado di supportare gli operatori legali nelle loro attività quotidiane.

I progetti in corso

Numerosi progetti, italiani ed europei come Next Generation UPP, CrossJustice, FACILEX e POLINE, dimostrano la volontà delle istituzioni di muoversi verso questa direzione. Tra i task concreti su cui si concentra la ricerca, troviamo la classificazione automatica dei documenti legali, la ricerca informata basata sulla semantica legale, la digitalizzazione dei processi lavorativi, il supporto alle decisioni, la costruzione di risorse e la traduzione automatica dei testi giuridici.

Tra le principali sfide che il sistema giuridico attuale deve affrontare, l’eccessivo carico di lavoro e l’accumulo di cause arretrate rappresentano un ostacolo significativo. Questo fenomeno è principalmente dovuto alla sproporzione tra il numero di casi e le risorse, inclusi giudici e personale, assegnate agli uffici giudiziari.

Aspetti critici e priorità

Il sistema giuridico, sia a livello nazionale che europeo, si trova ad affrontare sfide che ne mettono a dura prova l’efficienza e l’efficacia. Queste difficoltà possono essere analizzate da due prospettive principali: quella giudiziaria e quella legislativa.

Dal punto di vista giudiziario, una delle criticità più evidenti è rappresentata dalla lunghezza dei tempi processuali. I ritardi nell’iter giudiziario comportano non solo disagi per i cittadini e le imprese, ma anche un aumento dei costi e una minore fiducia nell’amministrazione della giustizia. Questo è principalmente dovuto al carico lavorativo elevato gravante su magistrati e personale degli uffici giudiziari, che si traduce in una minore disponibilità di tempo per l’analisi approfondita dei singoli casi e nella lunghezza dei tempi di stesura delle sentenze.

Sul fronte legislativo emergono invece problematiche legate ai tempi lunghi per l’attuazione delle leggi e per l’implementazione a livello nazionale delle normative europee. Inoltre, l’inadempimento o il ritardo nell’attuazione delle direttive europee può comportare l’avvio di procedure di infrazione da parte della Commissione Europea e, in ultima istanza, sanzioni pecuniarie a carico degli Stati membri. Il problema delle procedure d’infrazione, ovvero le azioni legali intraprese dalla Commissione Europea contro gli Stati membri che non rispettano gli obblighi derivanti dal diritto dell’Unione, rappresenta infatti una sfida crescente per i sistemi giuridici nazionali.

Un’analisi di InfringEye ha evidenziato un preoccupante aumento del 16,63% delle procedure d’infrazione pendenti tra il 2014 e il 2018. In questo contesto, l’Italia si posizionava al terzo posto per numero di procedure pendenti, dopo Spagna e Grecia, e prima di Germania, Polonia e Belgio. Un dato ancor più allarmante riguarda le sanzioni pecuniarie: tra il 2012 e il 2018, l’Italia ha accumulato oltre 547 milioni di euro di sanzioni pecuniarie. Un report successivo di InfringEye indica l’avvio di 785 nuove procedure d’infrazione nel 2020, un numero di poco inferiore alle 797 del 2019. Questi dati sottolineano la necessità di interventi mirati per migliorare l’adeguamento del sistema legislativo nazionale alle normative europee, al fine di evitare conseguenze economiche negative e garantire la corretta applicazione del diritto comunitario.

L’IA a supporto degli esperti del diritto

L’Intelligenza Artificiale, e in particolare il Natural Language Processing (NLP), si prospetta come una soluzione innovativa per ottimizzare i processi e migliorare l’efficienza del sistema giuridico, offrendo supporto concreto agli operatori del diritto in diversi ambiti.

Permette, ad esempio, di assistere nella redazione di documenti legali, generando bozze, suggerendo formulazioni e verificandone la coerenza normativa, alleggerendo così il carico di lavoro dei professionisti. Inoltre, l’IA rivoluziona la ricerca giuridica, consentendo, tramite l’analisi semantica, di individuare rapidamente i documenti rilevanti anche in presenza di grandi quantità di dati, riducendo significativamente i tempi di ricerca.

Dal punto di vista formativo, l’IA contribuisce all’apprendimento degli operatori del diritto offrendo percorsi personalizzati, simulazioni realistiche, accesso facilitato alle informazioni e supporto all’aggiornamento professionale.

Le opportunità per una rivoluzione culturale

L’integrazione dell’Intelligenza Artificiale nel mondo giuridico non rappresenta una mera automazione di processi, ma un’opportunità per creare strumenti di supporto realmente efficaci per gli esperti del diritto. La stretta collaborazione tra giuristi e informatici è fondamentale in questo percorso. Sono gli esperti legali, infatti, a definire i task, i requisiti, le necessità e i rischi da affrontare, guidando lo sviluppo di sistemi informatici realmente utili nella pratica quotidiana. L’expertise computazionale, a sua volta, permette di realizzare prodotti ritagliati sulle specifiche esigenze degli operatori coinvolti nel processo di digitalizzazione.

Il confronto con gli esperti legali ha evidenziato una frequente difficoltà nella comprensione del funzionamento interno degli strumenti informatici e del loro corretto utilizzo evidenziando come l’usabilità debba essere ritenuto un aspetto cruciale nell’implementazione di questi sistemi. I software prodotti devono essere facili da usare, integrandosi fluidamente nel flusso di lavoro quotidiano, in modo da semplificare e rendere graduale la transizione verso un ambiente di lavoro digitale.

Come spingere l’adozione della tecnologia

Per favorire l’integrazione degli strumenti informatici, è essenziale analizzare attentamente il processo manuale svolto per completare uno specifico task. Questo significa studiare la sequenza di passi, le informazioni rilevanti, la loro collocazione, i criteri di selezione e scarto delle informazioni, e le circostanze in cui determinati elementi semantici risultano utili. Preservare, completamente o parzialmente, il processo umano nel sistema computazionale permette di ottenere risultati più vicini al ragionamento giuridico, rendendoli più facilmente interpretabili dagli esperti e aumentando la fiducia nell’utilizzo degli strumenti informatici.

Un precedente studio, effettuato nel contesto del progetto Next Generation UPP, ha confrontato il processo manuale di comparazione di sentenze giuridiche, effettuato da avvocati, con la sua traduzione in un processo computazionale. Sfruttando i vantaggi dell’elaborazione automatica, è stato possibile calcolare le similarità giurisprudenziali e identificare i documenti semanticamente più simili in un’unica operazione, con un notevole risparmio di tempo. Inoltre, poiché il processo computazionale replicava quello umano, i dati raccolti per il calcolo della similarità sono risultati trasparenti e valutabili dagli esperti legali.

Il caso delle procedure d’infrazione UE

Nel quadro europeo, le procedure d’infrazione a carico degli Stati membri che non recepiscono correttamente gli atti legislativi europei rappresentano un chiaro indicatore della necessità di accelerare i processi di integrazione legislativa. L’IA generativa e, in particolare, i Large Language Model (LLM) offrono un’opportunità significativa per i policymaker, consentendo l’analisi massiva di documenti, il trattamento del testo e del contesto semantico. L’individuazione di concetti giuridici, sperimentato nel contesto del progetto FACILEX, e l’analisi del ragionamento legale nelle legislazioni europee permettono di identificare le aree legislative carenti su cui gli Stati membri devono concentrare i propri sforzi per adeguarsi ai vincoli comunitari.

I Large Language Model, grazie alle dimensioni dei loro trining set, ovvero l’enorme mole di dati su cui sono stati allenati, dimostrano capacità di elaborazione del testo di grande rilevanza per il dominio legale. Questo apre la strada alla loro implementazione in task come l’analisi dell’armonizzazione legislativa europea, ovvero la comparazione delle legislazioni nazionali per massimizzare l’uniformità legislativa e giurisprudenziale, contribuendo a una maggiore integrazione e coerenza nel quadro giuridico europeo.

Aspetti etici e rischi

L’implementazione di strumenti informatici nel settore legale, pur offrendo significative opportunità di efficientamento, richiede un’attenta valutazione degli aspetti etici e dei potenziali rischi. La sinergia tra esperti del diritto e informatici è cruciale in tutte le fasi dello sviluppo, dal brainstorming iniziale fino alla valutazione finale.

Gli approcci generativi di Intelligenza Artificiale, come i Large Language Model, sebbene dimostrino ottime performance in specifici task, presentano la problematica della “scatola nera” ovvero della scarsa trasparenza del loro funzionamento interno. Questo rappresenta un’importante sfida da affrontare, mitigando i rischi attraverso un’accurata sperimentazione e validazione.

La letteratura scientifica evidenzia il problema delle “allucinazioni”, ossia la generazione di risposte plausibili ma errate da parte dei LLM. In un dominio ad alto rischio come quello legale, dove le conseguenze delle decisioni possono avere un impatto significativo sulla vita delle persone, questo aspetto è di fondamentale importanza. È quindi essenziale considerare questi strumenti come supporti, non come sostituti del professionista. L’utilizzo dei sistemi computazionali deve essere critico e consapevole, evitando di accettare i risultati come verità assolute.

Inoltre, la definizione di “allucinazione” può variare a seconda del dominio. Nel contesto legale, una risposta non è considerata corretta solo se priva di errori, ma anche se esaustiva, fondata e supportata da referenze documentali.

Numerosi studi hanno dimostrato che questo rischio può essere mitigato applicando tecniche di grounding ai Large Language Models. Tecniche come prompt engineering, fine-tuning o Retrieval-augmented Generation (RAG) riducono il rischio di allucinazioni, senza però eliminarlo completamente. Per ridurre gli errori, è utile rendere i risultati interpretabili, ad esempio codificando il processo decisionale umano. Questo permette una valutazione costante dell’affidabilità degli output prodotti da parte degli esperti di dominio.

La costante attenzione ai vincoli, ai rischi e alle necessità del dominio legale durante l’intero processo di sviluppo degli strumenti computazionali è fondamentale per garantire un’implementazione responsabile ed eticamente consapevole dell’IA nel settore giuridico.

Lo scenario che ci attende

L’integrazione dell’Intelligenza Artificiale nel settore legale rappresenta una sfida e un’opportunità senza precedenti. Come discusso nelle sezioni precedenti, l’IA offre strumenti potenti per automatizzare processi, migliorare l’accesso alle informazioni e supportare il ragionamento giuridico. Tuttavia, l’implementazione di queste tecnologie richiede un approccio responsabile e consapevole, che tenga conto degli aspetti etici e dei potenziali rischi.

La stretta collaborazione tra esperti del diritto e informatici è la chiave per sviluppare sistemi IA realmente utili ed efficaci. Sono i giuristi a definire le esigenze, i vincoli e i rischi del dominio legale, guidando lo sviluppo di strumenti informatici che rispondano alle reali necessità degli operatori del settore. L’attenzione all’usabilità e alla trasparenza dei sistemi è fondamentale per favorire l’adozione e la fiducia da parte dei professionisti.

In conclusione, il futuro del diritto è un futuro di sinergia tra uomo e macchina. L’IA, se implementata con attenzione e responsabilità, può contribuire a un sistema giuridico più efficiente, accessibile ed equo. La costante collaborazione tra giuristi e informatici, unita a una profonda riflessione sulle implicazioni etiche e sociali dell’IA, permetterà di sfruttare appieno il potenziale di queste tecnologie, aprendo la strada a un futuro di innovazione e progresso nel campo del diritto.

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