ia e deontologia

AI per avvocati, ecco gli usi corretti: le linee guida American Bar Association



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Le linee guida dell’American Bar Association sull’uso dell’AI assistono gli avvocati nel mantenere standard etici elevati. Coprono aspetti come la riservatezza, la comunicazione e la competenza, delineando un percorso per integrare l’AI nella pratica legale senza compromettere i principi professionali fondamentali

Pubblicato il 14 nov 2024



IA avvocati

Tra le molteplici potenzialità dell’intelligenza artificiale rientra senza alcuna ombra di dubbio la sua applicazione alla professione forense. Ad oggi è innegabile l’interesse che i sistemi di intelligenza artificiale suscitano nei professionisti del settore.

Tuttavia, non si può non notare che, assieme alla curiosità espressa nei confronti di tali tecnologie, soprattutto dagli avvocati più giovani, esiste nella categoria, anche chi manifesta un sentimento opposto, ossia la diffidenza.

Intelligenza artificiale e Avvocati: un rapporto complesso

Il mix tra le due percezioni fa scaturire atteggiamenti diversi da parte degli avvocati in quanto da un lato in alcuni Paesi, tra cui gli Stati Uniti, si registra un uso crescente e molto spesso spropositato dell’intelligenza artificiale nel settore legale, mentre l’Europa rimane più conservatrice e scettica.

Lo scetticismo nei confronti dell’utilizzo AI nel settore legale da parte del vecchio continente molto probabilmente è dovuto, da un lato ai limiti pratici delle tecnologie ad oggi a disposizione e, dall’altro lato, al fatto che gli output generati dagli strumenti di intelligenza artificiale risultano spesso poco accurati e necessitano di un controllo supplementare da parte dell’avvocato, che rimane l’unico responsabile in caso di errore del sistema di AI.

Al contrario negli Stati Uniti, ove si registra un fenomeno opposto, gli avvocati si proiettano sempre di più in un mondo innovativo in cui l’intelligenza artificiale rappresenta una vera e propria opportunità.

Tale approccio degli avvocati statunitensi ha dato il via libera alle prime linee guida sull’uso dell’AI nel settore legale che potrebbero essere pioniere di una regolamentazione ad hoc, non solo nel territorio americano, ma anche altrove, per esempio in Europa ed in Italia, il che consentirebbe ai professionisti di potersi approcciare a questo nuovo mondo con un vademecum.

Il 29 luglio 2024 il Comitato permanente per l’etica e la responsabilità professionale dell’American Bar Association (ABA) ha infatti pubblicato il suo primo parere formale (n. 512/2024) sull’utilizzo dell’intelligenza artificiale generativa (GAI) nella pratica legale, sottolineando l’importanza del rispetto dei principi di etica da parte degli avvocati nell’assistenza dei propri clienti.

Il parere del Comitato, da un lato identifica alcune questioni etiche che coinvolgono l’uso degli strumenti GAI e dall’altro offre una guida generale per gli avvocati che tentano di approcciarsi al mondo dell’AI e a tal fine detta delle regole modello, basate sui principi etici e deontologici già esistenti, alle quali i professionisti devono attenersi e, che saranno oggetto di disamina del paragrafo successivo.

Le linee guida del Comitato permanente per l’etica e la responsabilità professionale dell’American Bar Association (ABA)

Il Comitato permanente per l’etica e la responsabilità professionale ABA col proprio parere ritiene che gli avvocati e gli studi legali che utilizzano i sistemi GAI abbiano il dovere di:

  • fornire una rappresentanza legale competente;
  • proteggere le informazioni dei clienti;
  • comunicare con i clienti;
  • addebitare loro tariffe ragionevoli coerenti con il tempo trascorso nell’utilizzo di tali sistemi;
  • garantire il merito e la sincerità delle richieste avanzate nei confronti del Tribunale;
  • garantire l’uso corretto dei predetti sistemi da parte dei propri collaboratori e di soggetti esterni al proprio studio a cui eventualmente si affida.

Con riferimento al primo aspetto, ossia del dovere degli avvocati di fornire una rappresentanza competente ai clienti, il Comitato ABA. richiede che i professionisti nell’espletamento del proprio incarico esercitino “la conoscenza giuridica, l’abilità, la completezza e la preparazione ragionevolmente necessarie per la rappresentanza” tra cui rientra la comprensione dei “benefici e i rischi associati” alle tecnologie AI utilizzate per fornire servizi legali ai clienti.

Veridicità e riservatezza delle informazioni

Ciò significa che gli avvocati, dato che le informazioni fornite da un sistema di AI possono essere imprecise, devono controllare la veridicità delle informazioni medesime di cui ne restano responsabili.

Un altro aspetto trattato dal Comitato ABA è la riservatezza delle informazioni. Secondo questa regola, un avvocato che utilizza i sistemi GAI deve essere consapevole del dovere di mantenere riservate tutte le informazioni relative alla rappresentanza di un cliente, indipendentemente dalla sua fonte, a meno che il cliente non dia il suo consenso informato affinché le stesse possano essere divulgate.

La riservatezza, che viene estesa anche alle informazioni riguardanti clienti precedenti e potenziali, è un elemento fondamentale, poiché i sistemi GAI nell’acquisire le proprie competenze, utilizzano il metodo dell’autoapprendimento, vale a dire che si nutrono delle informazioni che vengono immesse al loro interno.

Ciò vuol dire che se l’avvocato inserisce dati che riguardano i propri clienti, gli stessi vengono assorbiti dal sistema e possono essere reperiti anche da soggetti non autorizzati.

Per questo motivo, l’avvocato, non solo ha l’obbligo di informare il cliente se intende usare un sistema GAI, ma deve inserire all’interno del proprio mandato una clausola in cui il cliente lo autorizzi esplicitamente ad immettere i propri dati all’interno di un sistema di AI.

Senza l’autorizzazione del cliente l’inserimento dei dati di quest’ultimo all’interno dei sistemi GAI è considerata illecita.

L’unico caso in cui non è richiesto il consenso informato è quando l’uso degli strumenti GAI non comporta l’inserimento di dati o informazioni personali dei clienti.

Comunicazioni tra avvocato e cliente

Un ulteriore punto essenziale è quello riservato alla comunicazione tra avvocato e cliente.

Questa regola modello, disciplina il dovere degli avvocati di comunicare con i propri clienti e si basa sugli obblighi legali degli avvocati come fiduciari, che includono “il dovere di un avvocato di consigliare tempestivamente il cliente ogni volta che ha informazioni da fornire e che è importante che il cliente riceva.”

Secondo il parere del Comitato ABA, un avvocato deve infatti “consultarsi ragionevolmente” con il cliente sui mezzi con cui gli obiettivi del proprio assistito devono essere raggiunti”.

Ciò vuol dire che l’avvocato deve prospettare al cliente l’uso che intende fare dei sistemi GAI e delle informazioni da essi ricavate.

Tariffe e onorari

Per quanto riguarda le tariffe, si richiede che gli onorari e le spese di un avvocato siano ragionevoli. Il parere, oltre a fornire il principio etico include altresì dei criteri atti a valutare la ragionevolezza delle tariffe.

Secondo il Comitato un avvocato che utilizza uno strumento GAI per redigere una memoria ed esempio impiega 15 minuti per inserire le informazioni pertinenti nel programma, può addebitare quel tempo al cliente, così come quello necessario per rivedere l’accuratezza della bozza risultante e la sua completezza. Tuttavia, nella maggior parte dei casi, l’avvocato non può addebitare al cliente il tempo utilizzato nell’ apprendere come utilizzare uno strumento GAI.

Il rapporto tra avvocato e Autorità giudiziaria

Altro aspetto molto importante, oltre al rapporto avvocato cliente, è il rapporto tra avvocato ed Autorità Giudiziaria.

Con riferimento a questo profilo il parere pone in capo al professionista una responsabilità etica nell’utilizzo dei sistemi GAI anche rispetto ai Tribunali.

Secondo il Comitato, l’avvocato, prima di instaurare un giudizio non deve affidarsi totalmente all’AI, ma deve assicurarsi che la legge consenta di instaurare un determinato tipo di azione. Tale regola, anche se sembra di portata banale, non lo è in quanto spesso i sistemi GAI se non trovano risposte possono inventarsi delle leggi inesistenti.

Pertanto è necessario che il professionista non si affidi ciecamente all’AI, ma controlli scrupolosamente la veridicità delle informazioni.

Di recente, alcuni Tribunali USA hanno reso obbligatoria una dichiarazione scritta dell’avvocato ogni qual volta faccia uso dei sistemi GAI nell’espletamento del proprio incarico all’interno di un giudizio.

La dichiarazione, tuttavia, non esula il professionista da responsabilità nel caso in cui un sistema GAI gli fornisca un risultato non corretto.

Responsabilità dell’avvocato nei confronti dei propri collaboratori che usano AI

Infine, un ultimo ma non minore aspetto che è stato disciplinato nel più volte ricordato parere è quello della responsabilità dell’avvocato nei confronti dei propri collaboratori che usano i sistemi GAI e nei confronti di terzi qualora il professionista si affidi a personale esterno allo studio legale per usare l’AI.

Con riguardo a questo profilo è fondamentale che l’avvocato si assicuri che l’uso di sistemi GAI da parte dei propri collaboratori e/o di terze persone a cui si affida, non violi i principi etici di riservatezza e della rappresentanza stabiliti dalla deontologia.

Il ruolo dell’avvocato comporta, sicuramente delle responsabilità, ma ciò non deve scoraggiare l’uso dell’AI, che può essere uno strumento prezioso.

AI: un ausilio nelle professioni legali

Il parere del Comitato ABA sicuramente offre un quadro molto dettagliato sulle problematiche che potrebbero insorgere con l’uso dell’AI da parte degli avvocati, ma allo stesso tempo, enuncia un principio molto importante, ossia che i sistemi GAI non devono sostituirsi agli avvocati bensì devono coadiuvarli nell’esercizio della professione.

Ciò è fondamentale, poiché l’esperienza di un avvocato ed i valori che sono a capo della professione forense sono insostituibili ed ineguagliabili.

L’uso dell’AI deve essere quindi visto come un’opportunità che sicuramente va disciplinata da un punto di vista etico e pratico. Il parere de quo rappresenta, dunque, un trampolino di lancio per una regolamentazione ad hoc, non solo a livello europeo, ma anche a livello globale dato che i valori etici che contraddistinguono la professione di avvocato non hanno bandiera o nazionalità.

Per questa ragione è essenziale che l’avvocato abbia al più presto delle linee guida uniformi che gli facciano comprendere appieno il corretto utilizzo delle nuove tecnologie che sono in continua evoluzione.

Ci si auspica dunque un rapido intervento da parte degli Ordini Professionali e delle Istituzioni, i quali non possono restare fermi di fronte all’ evoluzione dell’AI che rappresenta una realtà attuale e quotidiana con cui anche gli avvocati si vanno a interfacciare.

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