scenari

IA nel settore legale: verso un futuro di efficienza e innovazione



Indirizzo copiato

L’IA generativa rappresenta un’evoluzione necessaria per la professione legale, non una minaccia. Secondo esperti internazionali, entro 2-5 anni tutti gli studi legali implementeranno sistemi di IA. Il successo dipenderà dall’equilibrio tra competenze tradizionali e nuove skills

Pubblicato il 6 nov 2024

Francesco D'Amora

Avvocato, co-responsabile Dipartimento Lavoro Qlt Law & Tax

Ilaria Uletto

Avvocato, componente Dipartimento Lavoro, Qlt Law & Tax



legal ai (1)

L’intelligenza artificiale generativa non costituisce il nemico tecnologico del professionista ma rappresenta un’opportunità per quest’ultimo per fornire un servizio più rapido ed efficiente. Ciò è quanto emerge da una intervista condotta a 4 esperti di 4 paesi diversi del mondo (Inghilterra, Spagna, Messico, Cile).

Potenzialità e rischi della generative AI nella professione legale

L’approccio positivo che emerge da un’analisi cross-border delle conseguenze derivanti dall’utilizzo dell’IA nella professione legale prende in considerazione tutti i possibili rischi e benefici, esplorando le potenzialità che la sua implementazione presenta per il professionista. In particolare, ciò che desta maggiore preoccupazione nei confronti dei professionisti del panorama legale internazionale è l’utilizzo negli ambienti di lavoro della generative AI (nel panorama internazionale, anche, comunemente, chiamata GenAI), ossia quella in grado di creare e generare contenuti (es., immagini, musica, testo etc.) ex novo tramite l’utilizzo di tecniche di Machine Learning e Deep Learning.

Tale tipologia di sistema presenta le maggiori potenzialità in termini di miglioramento di celerità ed efficienza del lavoro, tuttavia, al contempo, è anche il tipo di algoritmo che presenta il maggiore rischio di produrre un risultato errato, vista la sua autonoma e indipendente capacità di generare un prodotto già completo in ogni sua parte e, perlomeno in apparenza, ben strutturato a livello di forma e layout.

La necessità della GenAI per mantenere competitività nella professione legale

In ragione dell’efficienza dell’IA generativa, la sua implementazione nel panorama legale sarà da ritenersi fondamentale per mantenere la competitività con gli studi e gli uffici che ne fanno uso e per soddisfare le sempre più esigenti richieste dei clienti, soprattutto, in termini di rapidità nell’esecuzione del lavoro.

Il corretto utilizzo della tecnologia, in aggiunta alla conoscenza della branca giuridica di expertise, diverrà il requisito base per l’esercizio della professione e i vantaggi apportati dalle sue abilità generative devono essere diffuse tra tutti i legali dello studio.

Principi etici e linee guida per l’uso dell’IA nello svolgimento della professione legale

La diffusione dell’etica si pone quale prerequisito: prima di rendere comune e di prassi l’utilizzo dell’IA nello svolgimento della professione, è necessario che negli studi e uffici legali vengano divulgate delle regole per il corretto uso dell’algoritmo, che deve, inoltre, avvenire – con riferimento, per esempio, agli avvocati – in conformità al codice deontologico. Ciò tramite una vasta comunicazione interna tra i professionisti operanti in un medesimo contesto lavorativo, avente ad oggetto le modalità con cui il sistema deve essere utilizzato e gli stimati rischi da ciò derivanti.

Quali sono, dunque, i principi cardine alla base di un corretto e compliant impiego dell’IA?

Comunicazione interna ed esterna e trasparenza con i clienti

In primo luogo, fondamentale sarà la comunicazione, sia all’interno che verso l’esterno. Essere trasparenti con i clienti circa l’uso dell’IA sarà di fondamentale importanza, in considerazione dei rischi connessi all’utilizzo di tali strumenti in termini di privacy e, di conseguenza, della necessità che il cliente acconsenta al trattamento delle sue informazioni riservate non solo da parte del professionista a cui fa riferimento bensì anche da parte della macchina.

Protezione dei dati e privacy

In secondo luogo, necessario è il preciso rispetto e la scrupolosa applicazione delle disposizioni normative e delle best practices relative alla data protection, anche grazie all’installazione di software antivirus e/o firewal. Ciò proprio al fine di evitare che le informazioni riservate immesse nel sistema di IA vengano veicolate e apprese da terzi non autorizzati.

Verifica dei provider

In tal senso, risulta essenziale anche la verifica del provider del sistema. Bisogna essere certi – o quantomeno verosimilmente confidenti – del fatto che il provider applichi di default tutti i presidi e le misure a tutela della riservatezza (privacy by default e by design), come previsto dalla normativa vigente. Il controllo sull’affidabilità del provider è fondamentale anche per verificare da quali fonti vengono estrapolate le informazioni tramite le quali l’algoritmo genera l’output, la cui conoscenza è essenziale per il professionista al fine di comprendere se il sistema fa riferimento, di base, a fonti attendibili nella formulazione della consulenza che poi verrà fornita al cliente.  Infine, l’output dovrà essere sempre sottoposto ad attenta e meticolosa revisione, da operare con pensiero critico e pragmaticità.

Revisione critica e controllo umano

Per tale ragione, l’utilizzo della GenAI per una consulenza su una materia sconosciuta è altamente sconsigliabile in quanto il professionista non sarebbe in grado di operare una consapevole revisione e si esporrebbe al rischio di fornire al cliente un prodotto completamente generato dalla macchina tecnologica, senza alcun controllo umano.

Il bias informatico

In ragione del cosiddetto bias dell’informatica, ossia della credenza che i sistemi di IA siano infallibili, a differenza degli esseri umani che possono essere influenzati da una serie di fattori esterni nelle loro decisioni, si potrebbe essere indotti a ritenere che la revisione non sia importante, adottando l’IA su larga scala e in maniera acritica.

Accuratezza e affidabilità dei risultati della GenAI

Al contrario, la revisione è da ritenersi di preminente importanza, in considerazione del fatto che recenti studi dimostrano che il lavoro prodotto dalla mente artificiale presenta un’accuratezza di 6 punti percentuali in meno rispetto all’uomo e che, basandosi su limitati e definiti set di dati immessi dall’essere umano stesso, anche l’IA può avere dei pregiudizi e può attuare delle discriminazioni. L’output creato dal sistema, dunque, può generare dei cicli di feedback molto più pericolosi di quelli prodotti da una sola persona, in ragione del massivo utilizzo su larga scala dell’algoritmo “distorto”.

Pertanto, l’IA non è in grado di produrre un risultato necessariamente migliore ma sicuramente può generarlo in tempi notevolmente inferiori, con maggiore soddisfazione del cliente se a tale maggiore velocità di esecuzione della prestazione si abbina una qualità comunque alta della risposta data dall’unione di IA e controllo critico dell’uomo.

Tramite il combinato disposto dell’utilizzo dell’IA e della successiva revisione umana dell’output da quest’ultima prodotto, la risposta del professionista al proprio cliente non potrà più essere “dipende”. Infatti, verificata con approccio critico e confermata la veridicità dell’output, il risultato prodotto dall’IA e revisionato dall’uomo sarà il frutto del lavoro congiunto di mente artificiale e mente umana, con produzione di una risposta da ritenersi pressoché affidabile e accurata.

Pertanto, sarà possibile (o, forse, si dovrà) fornire una consulenza precisa, mirata e maggiormente risolutiva della questione posta dal cliente.

Anche per tale ragione, l’utilizzo dell’IA nella professione legale non solo è da ritenersi possibile – si stima che nell’arco di 2-5 anni tutti gli studi legali avranno implementato almeno un sistema di IA – bensì necessario in quanto richiesto dai clienti per la maggiore efficienza e velocità del servizio prodotto dal legale avvalendosi dell’algoritmo.

Il cambiamento necessario nella mentalità dei professionisti

In tal senso, la mentalità della maggior parte dei professionisti – reticente all’utilizzo della tecnologia – non può che necessitare di un cambiamento che tenga il passo con l’evoluzione informatica e che recepisca la fondamentale introduzione nel proprio ambiente lavorativo di sistemi di IA che soddisfino le innovate richieste della clientela.
Al contrario, secondo un’intervista condotta su 1210 intervistati internazionali (di cui 36% studi legali, 28% studi tributari e di accounting e il restante 36% uffici/studi/aziende che, in ogni caso, forniscono servizi legali e/o di consulenza), il professionista tende ancora a considerare l’IA come una mera possibilità e non come una necessità.
Infatti, è emerso che, mentre ben l’82% ritiene che sarà possibile integrare l’attività legale con quella svolta dalla macchina di IA, solo il 51% ritiene che l’intervento dell’algoritmo nel lavoro del legale sarà fondamentale e il professionista non solo potrà bensì dovrà implementarlo e utilizzarlo per l’erogazione del servizio.

È di buon auspicio notare che, tra tutti i 1210 intervistati, ben il 79% crede nel positivo impatto dell’IA a medio termine (nei prossimi 5 anni) e, con riferimento ai loro clienti, addirittura, l’83% pensa che l’utilizzo dell’algoritmo dal loro legale non potrà che apportare benefici.

In altri termini, in considerazione delle stimate prospettive per il prossimo futuro e dell’opinione dei clienti sul tema, si può arrivare ad affermare che, nell’arco di qualche anno, esercitare la professione senza avvalersi dell’IA potrebbe divenire “anetico” in re ipsa.

Work-life balance: benefici per il professionista

    Inoltre, avvalersi di un simile strumento potrebbe recare beneficio alla quotidianità del professionista stesso in termini di work-life balance. Infatti, in un mondo del lavoro in cui la prestazione del legale ha raggiunto ritmi sempre più incalzanti, che richiedono una presenza e un lavoro costante – anche in ragione di tutti i mezzi (es., sms, LinkedIn, whatsapp, e-mail, etc.) tramite i quali può essere contattato il professionista – l’utilizzo dell’IA, che è in grado di eseguire più rapidamente alcuni compiti, consentirebbe di effettuare una specifica consulenza in maniera più celere, così riducendo il numero di ore lavorate e permettendo il ripristino di un vero e proprio balance tra work e life.

    Per l’utilizzo dell’algoritmo nei termini anzidetti è, tuttavia, fondamentale che, prima di approcciarsi al sistema, il professionista esegua una formazione, la quale deve mirare alla ricerca del giusto equilibrio tra le traditional skills e le nuove skills.

    Equilibrio tra traditional skills e nuove skills

    Se da un lato, infatti, è fondamentale un reskilling di competenze, dall’altro, è altrettanto essenziale il continuo allenamento e sviluppo delle innate capacità umane.Sotto il primo versante, il professionista necessita di formazione, in materie quali il prompting e la data analytics. Anche le università di indirizzo legale devono adattarsi e inserire nel programma accademico corsi volti al perfezionamento di tali nuove skills.
    Da quanto sopra, si evince che l’era dell’IA è quella dei giovani che, essendo tendenzialmente maggiormente capaci di destreggiarsi con l’utilizzo delle tecnologie – anche grazie all’apposita formazione che verrà loro erogata sui sistemi di IA -, potranno essere di ausilio ai più adulti, i quali dovranno lasciarsi guidare e farsi fare da mentori dalle risorse junior.

    Sotto il secondo versante, non bisogna trascurare il continuo sviluppo delle capacità che contraddistinguono l’uomo dalla macchina e che gli consentono di “prevalere” sulla stessa.

    Importanza delle capacità umane distintive

    In altri termini, il professionista ha bisogno di imparare nuove skills, senza che con ciò vada a tralasciare le traditional, che restano le uniche distintive.

    Tali competenze consistono nell’empatia, nella capacità relazionale – interagire e capire il cliente – nel pensiero critico e, soprattutto, nella creatività.

    Con riferimento, in particolare, alla creatività, non va dimenticato che l’output dell’IA non consiste in altro che una sintesi veloce ed efficiente di un insieme di dati già esistente e sparso tra varie fonti. L’algoritmo ha un proprio database, comprensivo di un’amplissima gamma di informazioni già create dalla mente umana, dalla quale trae il proprio prodotto.

    Per tale ragione, una nuova idea, un’innovativa soluzione di un problema o una differente interpretazione – favorevole al cliente – di una questione non potranno essere replicati dall’IA e costituiranno un unicum prodotto dall’uomo (quantomeno nel momento della sua creazione). Pertanto, lo stimolo dell’innata creatività umana rappresenta un “vantaggio competitivo” dell’individuo rispetto alla macchina.

    Le traditional skills, come sopra indicate, devono essere sottoposte a un training costante e a uno sviluppo continuo, con una formazione intensa sulle stesse già a partire dalle scuole e università.

    Riflessioni sul futuro dell’IA nella professione legale

      In conclusione, può ritenersi che anche la professione legale dovrà adattarsi al cambiamento: gli avversi all’uso della tecnologia dovranno abbracciare tale rivoluzione per mantenere la competitività.

      Ciò sempre avendo riguardo della normativa vigente, in considerazione dei rischi connessi all’implementazione di tali strumenti, visto l’elevato quantitativo di informazioni riservate trattate dai professionisti legali, e strutturando, fin da ora, un dettagliato sistema di regole per il compliant e affidabile utilizzo dell’IA.

      Come disse Roy Amara, computer scientist di Stanford, fin dagli anni ’70, “we overestimate the impact of technology in the short-term and underestimate the effect in the long-term” (sopravvalutiamo l’impatto della tecnologia nel breve termine e sottovalutiamo l’effetto nel lungo periodo).

      Impatto a lungo termine dell’IA

      Oggigiorno, si parla continuamente dell’IA ma senza che nessuno stia concretamente facendo nulla per modulare e controllare gli effetti che la stessa avrà a lungo termine sulla società.

      L’IA impatterà ogni ambito delle nostre vite e dobbiamo non solo esserne consapevoli ma agire anche nel concreto e fin da subito per dominare gli effetti che l’algoritmo provocherà sull’essere umano e sulla sua quotidianità.

      EU Stories - La coesione innova l'Italia

      Tutti
      Analisi
      Video
      Iniziative
      Social
      Programmazione europ
      Fondi Europei: la spinta dietro ai Tecnopoli dell’Emilia-Romagna. L’esempio del Tecnopolo di Modena
      Interventi
      Riccardo Monaco e le politiche di coesione per il Sud
      Iniziative
      Implementare correttamente i costi standard, l'esperienza AdG
      Finanziamenti
      Decarbonizzazione, 4,8 miliardi di euro per progetti cleantech
      Formazione
      Le politiche di Coesione UE, un corso gratuito online per professionisti e giornalisti
      Interviste
      L’ecosistema della ricerca e dell’innovazione dell’Emilia-Romagna
      Interviste
      La ricerca e l'innovazione in Campania: l'ecosistema digitale
      Iniziative
      Settimana europea delle regioni e città: un passo avanti verso la coesione
      Iniziative
      Al via il progetto COINS
      Eventi
      Un nuovo sguardo sulla politica di coesione dell'UE
      Iniziative
      EuroPCom 2024: innovazione e strategia nella comunicazione pubblica europea
      Iniziative
      Parte la campagna di comunicazione COINS
      Interviste
      Marco De Giorgi (PCM): “Come comunicare le politiche di coesione”
      Analisi
      La politica di coesione europea: motore della transizione digitale in Italia
      Politiche UE
      Il dibattito sul futuro della Politica di Coesione
      Mobilità Sostenibile
      L’impatto dei fondi di coesione sul territorio: un’esperienza di monitoraggio civico
      Iniziative
      Digital transformation, l’Emilia-Romagna rilancia sulle comunità tematiche
      Politiche ue
      Fondi Coesione 2021-27: la “capacitazione amministrativa” aiuta a spenderli bene
      Finanziamenti
      Da BEI e Banca Sella 200 milioni di euro per sostenere l’innovazione di PMI e Mid-cap italiane
      Analisi
      Politiche di coesione Ue, il bilancio: cosa ci dice la relazione 2024
      Politiche UE
      Innovazione locale con i fondi di coesione: progetti di successo in Italia
      Programmazione europ
      Fondi Europei: la spinta dietro ai Tecnopoli dell’Emilia-Romagna. L’esempio del Tecnopolo di Modena
      Interventi
      Riccardo Monaco e le politiche di coesione per il Sud
      Iniziative
      Implementare correttamente i costi standard, l'esperienza AdG
      Finanziamenti
      Decarbonizzazione, 4,8 miliardi di euro per progetti cleantech
      Formazione
      Le politiche di Coesione UE, un corso gratuito online per professionisti e giornalisti
      Interviste
      L’ecosistema della ricerca e dell’innovazione dell’Emilia-Romagna
      Interviste
      La ricerca e l'innovazione in Campania: l'ecosistema digitale
      Iniziative
      Settimana europea delle regioni e città: un passo avanti verso la coesione
      Iniziative
      Al via il progetto COINS
      Eventi
      Un nuovo sguardo sulla politica di coesione dell'UE
      Iniziative
      EuroPCom 2024: innovazione e strategia nella comunicazione pubblica europea
      Iniziative
      Parte la campagna di comunicazione COINS
      Interviste
      Marco De Giorgi (PCM): “Come comunicare le politiche di coesione”
      Analisi
      La politica di coesione europea: motore della transizione digitale in Italia
      Politiche UE
      Il dibattito sul futuro della Politica di Coesione
      Mobilità Sostenibile
      L’impatto dei fondi di coesione sul territorio: un’esperienza di monitoraggio civico
      Iniziative
      Digital transformation, l’Emilia-Romagna rilancia sulle comunità tematiche
      Politiche ue
      Fondi Coesione 2021-27: la “capacitazione amministrativa” aiuta a spenderli bene
      Finanziamenti
      Da BEI e Banca Sella 200 milioni di euro per sostenere l’innovazione di PMI e Mid-cap italiane
      Analisi
      Politiche di coesione Ue, il bilancio: cosa ci dice la relazione 2024
      Politiche UE
      Innovazione locale con i fondi di coesione: progetti di successo in Italia

      Articoli correlati

      Articolo 1 di 3