Per qualunque settore e categoria professionale, le due domande del momento sono: quali cambiamenti imposti dall’emergenza Covid-19 diventeranno il “new normal” e quali trend del pre-pandemia verranno sensibilmente accelerati? Queste domande sono particolarmente urgenti per la categoria degli avvocati, conosciuta – a volte a torto, ma spesso anche a ragione – per il proprio tradizionalismo. Negli sconvolgimenti delle ultime settimane, emergono degli elementi che permettono di cominciare a rispondere a entrambe le domande. Le parole chiave sono tre, e interconnesse tra loro: specializzazione, dati e sostenibilità.
Specializzazione, le richieste degli avvocati
L’emergenza coronavirus ha spinto, e spingerà, ulteriormente il legal procurement nella direzione di valorizzare le specializzazioni. Nelle ultime settimane migliaia di avvocati hanno fatto, come tutti i professionisti, un esperimento di dematerializzazione della propria attività. In questo modo la territorialità, la familiarità e il passaparola sono ulteriormente arretrati come criteri decisivi nella selezione di un avvocato: perché scegliere l’avvocato tra i più “vicini”, in una rosa limitata, quando in ambiente digitale si ha accesso a un pool molto più ampio, e dunque con più possibilità di scegliere in base alle competenze? La specializzazione segna quindi un punto importante.
I dati: costruire sistemi nuovi nel legal procurement
In questo mercato legale sempre più digitale, fare valere le proprie competenze specialistiche significa soprattutto renderle dei “dati” organizzati e, in quanto tali, trovabili e leggibili. Il tempo, le energie e gli investimenti spesi per aumentare le proprie conoscenze valgono molto meno se queste vengono semplicemente riversate, sintetizzate, in un curriculum vitae da cui è impossibile estrapolarle: staremmo semplicemente replicando, in un ambiente immateriale, gli stessi meccanismi che hanno tradizionalmente tolto vitalità al mercato “analogico”. La sfida perciò, nei mesi a venire sarà quella di costruire dei sistemi nuovi che permettano, attraverso dati “azionabili”, di aprire la competizione e rendere possibile ai professionisti un’affermazione che non sia in gran parte costruita su posizioni di rendita, ma legata ai titoli, alle competenze e alle esperienze. Stiamo dicendo che la fiducia, la reputazione, il prestigio di un avvocato o di uno studio professionale siano elementi intrinsecamente negativi? Assolutamente no: più semplicemente, che devono essere messi costantemente alla prova all’interno del mercato, elementi importanti ma non unici.
A ben pensarci, è un’ambizione che riguarda non solo l’offerta dei servizi legali e la possibilità di un “ascensore professionale” all’interno dell’avvocatura, ma anche la domanda dei servizi legali da parte della clientela. Prendiamo le ultime settimane di estrema sollecitazione di tutto il quadro legale e fiscale del Paese, che continueranno ad avere effetti nel medio-lungo termine: migliaia tra cittadini e imprese hanno dovuto cercare risposte precise a domande precise, con il bisogno urgente di rivolgersi ad esperti di settori specifici. La figura dell’avvocato tuttologo non è e non sarà sufficiente per soddisfare le richieste. Quanto sarebbe importante, allora, un percorso che permetta di partire dalla materia oggetto di assistenza e arrivare ai professionisti che possono fornire questa assistenza sulla base di competenze tracciate e verificate analiticamente?
Verso un mercato legale più sostenibile
Chi guadagna da sistemi in cui i dati che riconducono alle competenze sono più numerosi, più puliti, più fruibili? Tutti gli operatori che vogliono costruire la propria posizione (sia dalla parte dell’offerta sia dalla parte della domanda) principalmente sulla base della professionalità – da cui poi discendono reputazione e fiducia. In estrema sintesi, il mercato diventa più sostenibile. Quello della sostenibilità, nel mercato legale e molto oltre, è un tema che non smetterà di essere “trending” con la fine dell’emergenza coronavirus, ma anzi lo diventerà ancora di più. È ormai chiaro che in una business community sempre più esposta ai rischi della globalizzazione, solo chi ha tutte le carte in regola può resistere a sconvolgimenti improvvisi. Specializzazione, dati, sostenibilità: gli avvocati e coloro che vi si rivolgono entrano nel mondo post-coronavirus con l’opportunità di rendere migliore l’ambiente in cui lavorano e competono.