La pandemia ha accelerato il percorso di trasformazione digitale del settore sanitario, tuttavia non mancano i fronti critici. Tra questi, la mancanza di una visione strategica che funga da leva per l’adozione di soluzioni come il Fascicolo Sanitario Elettronico e la Cartella clinica digitale, in un contesto organizzativo basato sempre più sull’implementazione della Data driven governance, di sistemi di prenotazione online, di AI, Telemedicina, IoT con l’obiettivo di garantire la continuità operativa ed erogare servizi migliori e arricchire l’esperienza del paziente in un’ottica di sostenibilità. Ma non per tutte le realtà è così.
L’impatto della pandemia sulla sanità digitale: più forma che sostanza
Infatti, nel corso della pandemia, i momenti di interazione tra pazienti e strutture sanitarie sono cambiati: oggi si fanno più prenotazioni online, si prendono gli appuntamenti da remoto, c’è un impiego più frequente dei sistemi di interazione tra paziente e struttura, di app e portali. Tuttavia, la percentuale di adozione di queste soluzioni è ancora molto bassa, inferiore al 20%, così come la soddisfazione del paziente. Se ne deduce che anche in Sanità sia accaduta una cosa simile rispetto all’introduzione dello smart working di inizio 2020, che ha assicurato a molte aziende la continuità del business ma non ha migliorato il lavoro, né incrementato la produttività o l’efficienza.
In Sanità, molte strutture hanno introdotto soluzioni avanzate e connected senza che ci fosse per forza una strategia di digitalizzazione alla base. In altri termini: nell’ultimo anno abbiamo assistito all’introduzione di diversi strumenti a livello di Front-end, ma in molti casi i meccanismi che governano le piattaforme sono ancora gestiti in modo tradizionale. Alcune strutture, per esempio, negli ultimi mesi hanno introdotto app per le prenotazioni degli esami ma poi ci si deve recare di persona per ritirarli, e in altri casi non è ancora possibile pagare online, con il successivo rischio di code in struttura da gestire in modo attento per via del Covid. Certo in Italia non mancano casi virtuosi di digitalizzazione, ma se volessimo astrarre e giungere a una valutazione sintetica, potremmo dire la pandemia ha (finora) accelerato più la forma che la sostanza della digitalizzazione in sanità.
Digitalizzazione in Sanità, perché serve rivoluzionare sui processi
Per un cambio positivo di paradigma, occorre ridisegnare i processi operativi e produttivi. Bisogna tornare alle basi e progettare con un approccio olistico un percorso che parte dalla prevenzione, passa alla diagnosi, al trattamento, all’eventuale ricovero, alla riabilitazione e a tutto il follow-up. Quando si parla di trasformazione digitale in sanità, non bisogna perdere di vista che l’obiettivo è fornire al paziente un percorso ottimizzato, una patient experience basata sulla sinergia tra le varie fasi e tra tutti i punti di interazione tra lo stesso e la struttura sanitaria. Senza questa base, cioè un’infrastruttura digitale, è ancora impossibile per una struttura introdurre tutte le innovazioni tecnologiche di cui si parla ogni giorno. Basti pensare che, rispetto all’anno precedente, allo scorso Consumer Electronics Show (gennaio 2021, ndr) c’è stata una vera e propria invasione di tecnologie in ambito sanitario: wearable, chatbot, device connessi e intelligenti che erogano prestazioni da remoto e danno concretezza al concetto di virtual care. Senza dimenticare l’utilizzo massiccio di AI e Machine Learning per l’analisi dei dati e la personalizzazione dei trattamenti.
Le potenzialità del digitale in sanità sono enormi, ma vanno inserite in una struttura solida, che non sempre c’è. Chi è riuscito a operare questa trasformazione profonda – e gli esempi fortunatamente non mancano – avrà un serio vantaggio competitivo poiché riuscirà a introdurre queste tecnologie e a trasformare il percorso del paziente a livello di prevenzione e di cura. Il panorama italiano, in questo momento, vede la coesistenza di livelli molto eterogenei di digitalizzazione: ci sono centri di eccellenza che ragionano in termini di AI e di Data Driven Governance, ma anche strutture ancora sprovviste di Cartella Clinica Digitale, che gestiscono molti documenti cartacei e subiscono tutte le inefficienze che ne derivano.
E dire che i benefici di una corretta implementazione della Cartella Clinica Digitale sono enormi: da un lato c’è il perfezionamento del processo, che permette alle strutture di ragionare in termini di saving sulla gestione della documentazione, cui si uniscono i tradizionali effetti del digitale a livello di semplificazione, rapidità di esecuzione e assenza di errori. Ci sono poi i benefici per il paziente in termini di experience, nonché gli effetti della data analytics, che permette di estrarre informazioni utili per migliorare le prestazioni e i servizi erogati.
Il caso: le soluzioni di Digital Technologies
In questo contesto, un esempio di implementazione positiva della digitalizzazione in Sanità è rappresentato dalle soluzioni di Digital Technologies. L’obiettivo è facilitare il percorso di digitalizzazione delle aziende sanitarie a prescindere dal livello di maturità digitale che hanno al momento, semplificando i processi volti all’introduzione della Cartella Clinica Digitale, dematerializzando il worflow interno. Le strutture che si trovano a un livello di maturità superiore hanno invece avuto supporto nell’adozione delle tecnologie esponenziali, come Machine Learning e AI, al fine di analizzare i dati e supportare medici e personale sanitario ad erogare servizi e prestazioni migliori.
Sanità digitale, il ruolo della data governance
Nel futuro prossimo molti ostacoli verranno effettivamente abbattute: la telemedicina raggiungerà livelli di grande efficacia e sarà possibile ricevere – a livello di routine – consulti da specialisti di tutto il mondo, anche se magari non sarà ancora molto diffusa la possibilità di erogare prestazioni sanitarie tramite IoT. Lo stesso per quanto concerne le strutture, per esempio, nella separazione tra la Sanità pubblica e quella privata, oltre ai fattori che impediscono l’interoperabilità dei dati e un governo efficiente degli stessi in capo al paziente.
La data governance è un tema centrale in Sanità: se è vero che oggi non può esistere uno strumento, per di più pubblico, che racchiuda tutte le prestazioni sanitarie fornite da qualsiasi struttura e punto di contatto con il sistema – cosa che sarebbe auspicabile per ricostruire perfettamente il patient journey -, bisogna però dare al paziente la libertà di governare, in modo rapido e semplice i propri dati e i documenti. Questo non si esaurisce nell’attuale dematerializzazione, ma deve permettere il trasferimento dei dati da una piattaforma all’altra – per esempio, tra due strutture – così da ottimizzare i percorsi di cura. Bisogna quindi orientarsi verso un concetto di interoperabilità, che però richiede l’adozione di standard consolidati e sistemi open anche dal punto di vista dei formati. Non bisogna dimenticare, infatti, che i dati sono del paziente, che deve poterli governare in modo libero ed efficiente in termini di tempi e di costi.
Questo è uno dei limiti più importanti della Sanità odierna, laddove sembra che dato appartenga alla struttura, all’ospedale o alla Regione poiché non è ancora radicata una logica di data governance in capo al paziente. Ma questa è anche la più grande rivoluzione che ci si aspetta dal prossimo futuro, poiché la trasformazione digitale in Sanità passa attraverso una corretta gestione del dato e delle informazioni.
L’articolo è parte di un progetto di comunicazione editoriale che Agendadigitale.eu sta sviluppando con il partner Digital Technologies