DL Semplificazioni

Il premier acquisisce i poteri sul digitale (dal 2020): vantaggi e rischi

I poteri e le funzioni del commissario straordinario per l’attuazione dell’Agenda digitale a partire dal primo gennaio 2020, saranno attribuiti al presidente del Consiglio o a un ministro da questi delegato, secondo il DL Semplificazioni. Ecco i vantaggi, ma anche i rischi di stallo nel 2019

Pubblicato il 25 Gen 2019

Luca Gastaldi

Direttore dell'Osservatorio Agenda Digitale e dell’Osservatorio Digital Identity del Politecnico di Milano

Alessandro Longo

Direttore agendadigitale.eu

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Certo è una rivoluzione l’emendamento passato al DL Semplificazioni (ora in attesa del voto in Aula) secondo cui “i poteri e le funzioni del commissario straordinario per l’attuazione dell’Agenda digitale a partire dal primo gennaio 2020 saranno attribuiti al presidente del Consiglio dei ministri al Ministro delegato che li esercita per il tramite delle strutture della Presidenza del Consiglio dei Ministri dallo stesso individuate, di concerto con il Ministero dell’economia e delle finanze per le materie di sua competenza”.

L’Italia accentra più in alto possibile nel Governo l’Agenda Digitale, dal 2020: la direzione è giusta, ma ora bisogna essere molto attenti per evitare che nel transitorio venga un nuovo stop all’Agenda digitale.

“Per l’esercizio delle funzioni il Presidente del Consiglio, o il ministro delegato, si avvale di un contingente di esperti con elevata competenza tecnologica e di gestione di processi complessi, nonché di significativa esperienza in tali materie”, si legge (presi probabilmente dall’attuale Team Digitale).

Lo stesso emendamento proroga al 31 dicembre 2019 il Team Digitale (appunto per gestire meglio la transizione) e assegna 6 milioni di euro annui all’attuazione delle novità.

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Le conseguenze

Questa scossa alla governance è un bene, tanto che diversi paesi europei stanno responsabilizzando figure sul digitale all’interno della presidenza del consiglio. La Germania ha costituito una figura analoga a quello che potrebbe essere la nostra.

Tre le considerazioni:

  • Il digitale è ormai interpretato, sotto questa maggioranza, come una straordinaria leva di politica economica, non più solo una cosa tecnica. Finalmente.
  • Tutti gli addetti ai lavori hanno auspicato negli anni una semplificazione della governance del digitale. Quella italiana, complicata, non ha favorito lo sviluppo del digitale e il recupero che dobbiamo fare rispetto al resto d’europa (vedi indice Desi).
  • L’accentramento – sotto il premier o un ministro ad hoc – dei poteri del commissario ne permetterà un più diretto e ampio esercizio. I poteri del commissario sulla carta sono amplissimi, ma data l’attuale confusione della governance finora il Team Digitale li ha limitati alla sola digitalizzazione della PA su alcuni progetti strategici, per altro escludendo anche settori chiave come Sanità, Scuola, Giustizia (dove il digitale è presidiato da tre ministeri e nel caso della Sanità anche controllato dalle Regioni). Quei poteri, una volta portati direttamente nel punto più alto del Governo, potranno esercitarsi fattivamente su tutte le sfere dell’Agenda Digitale (quei tre settori, più l’innovazione delle infrastrutture digitali e delle imprese, due temi già accentrati nella figura di Di Maio, vice premier e ministro dello Sviluppo economico).

I due nodi da risolvere

Adesso il vulnus della questione è come conviverà la nuova struttura con quelle già presenti che si occupano di digitale (Agid, Funzione Pubblica, Consip…). Come saranno riarticolate le responsabilità? Piacentini (ex commissario all’Agenda Digitale) suggeriva di riavvicinare alcuni progetti al loro “padre funzionale”, quindi per la fatturazione elettronica l’Agenzia delle Entrate eccetera. La maggioranza sembra aver seguito le indicazioni di Piacentini per avviare questa rivoluzione nella governance. Così come nella scelta – sempre nel DL Semplificazioni – di rendere PagoPA una società per azioni (altra iniziativa che porta a un accentramento delle funzioni digitali presso il Governo, Ndr.).

Altro tema: come si gestisce il transitorio tra lo status quo e la nuova forma nel modo più veloce e indolore possibile? Non vorremmo che questa nomina fornisca alibi agli attori attuali a fare resistenza o a rallentare i processi. Questo va chiarito altrimenti per tutto il 2019 gli attori faranno fatica a giocare il loro ruolo in modo proattivo. Il rischio è che giochino sulla difensiva. E questo farebbe male al Paese. E sarebbe un peccato perché il buon lavoro fatto nell’ultimo periodo da Agid e Team Digitale ha permesso un’accelerazione.

Insomma, lodevole iniziativa ma se non si presidia bene il transitorio rischiamo una nuova pausa della trasformazione digitale del Paese. E quindi che si faccia più male che bene. Non dobbiamo fermare il cammino su gare Consip, Spid, PagoPa, Anpr, i poli strategici, l’interoperabilità, il Daf; tasselli che vanno indirizzati adesso, non dal 2020.

Agenda digitale 2019, tutti i dossier del cambiamento (secondo gli esperti)

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