L'approfondimento

ISA – Indici sintetici di affidabilità: cosa sono e a cosa servono

Dall’anno di imposta 2018 l’Agenzia delle entrate ha introdotto gli indicatori ISA: si tratta di strumenti statistici di “compliance fiscale”, che possono essere definiti come auto verifiche della propria adeguatezza alle regole del fisco, per professionisti e imprese di numerose categorie, dall’Agricoltura al Commercio

Pubblicato il 18 Lug 2019

Nicoletta Pisanu

Giornalista professionista, redazione AgendaDigitale.eu

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ISA – Indici sintetici di affidabilità: sono i nuovi indicatori statistici introdotti da dall’Agenzia delle entrate che sostituiscono i precedenti studi di settore. Si tratta di indicatori statistici che hanno l’obiettivo di auto certificare il livello di affidabilità dal punto di vista fiscale dei lavoratori autonomi. L’Agenzia delle entrate li definisce strumenti di compliance. Un utile strumento per i soggetti indipendenti (utile quindi conoscerli per chi per esempio vuole aprire partita IVA o aprire un negozio, ma in parte anche per fare la dichiarazione dei redditi online).

ISA, che cosa sono e a cosa servono

Come anticipato, da quest’anno, o meglio dall’anno di imposta 2018, l’Agenzia delle entrate ha indtrodotto gli ISA attraverso il Decreto legislativo 50/2017. Gli indicatori funzionano con calcoli statistici basati su diversi periodi d’imposta e aiutano i professionisti a valutare il proprio livello di compliance alle disposizioni fiscali. Un sistema che permette l’auto-vautazione dei lavoratori autonomi, per capire se nelle questioni relative alle tasse si sta sbagliando qualcosa. L’obiettivo è permettere la correzione di eventuali dati errati comunicati all’Agenzia delle entrate.

Gli ISA vengono espressi con una valutazione da uno a dieci. Alti punteggi permettono ai contribuenti di ottenere alcuni vantaggi in termini fiscali. Infatti l’Agenzia delle entrate, come spiegato sul proprio sito, sottolinea che aziende e autonomi che ottengono almeno:

  • un punteggio di otto – possono essere esonerati dall’apporre il “visto di conformità per la compensazione dei crediti d’imposta, nonché la riduzione di un anno dei termini per l’accertamento dei redditi di impresa e di lavoro autonomo e dell’IVA”.
  • Un punteggio di 8,5 – possono essere esclusi “dagli accertamenti basati sulle presunzioni semplici”
  • Un punteggio di 9 o 10 – verranno “esclusi anche dall’applicazione della disciplina delle società non operative e dalla determinazione sintetica del reddito complessivo, laddove il reddito complessivo accertabile non ecceda di due terzi quello dichiarato”, si legge nella comunicazione dell’Agenzia delle entrate relativa ai punteggi degli ISA.

L’obiettivo dell’istituzione degli indicatori ISA è quella di favorire l’adempimento degli oneri fiscali e di creare una maggiore collaborazione tra l’Agenzia delle entrate e i contribuenti.

A chi servono gli ISA

Gli indicatori ISA vengono usati da chi ha un’impresa o svolge in prevalenza (cioè da cui deriva il maggior guadagno nell’anno di imposta previsto) un lavoro autonomo che rientra nelle macro categorie previste:

  • Agricoltura
  • Manifatture
  • Servizi
  • Professionisti
  • Commercio

Ogni macro categoria racchiude un elenco di attività a ognuna delle quali è assegnato un particolare codice, appunto l’indicatore. Per esempio nella categoria Agricoltura si trovano i coltivatori di semi, mentre nel Commercio si trovano le erboristerie o il Commercio al dettaglio di macchine e attrezzature per ufficio.

Chi è escluso

L’elenco di chi è escluso dagli indicatori ISA è lungo e non solo comprende alcune categorie professionali, ma anche alcuni particolari regimi fiscali. Come riportato dall’Agenzia delle entrate sul proprio sito, non devono applicare gli indicatori ISA diverse categorie. In primis, i contribuenti che sono ancora all’inizio, che hanno cioè avviato la loro attività nel periodo di imposta previsto dagli indicatori, così come, al contrario, quelli che hanno chiuso la loro attività nello stesso periodo. Ma vengono anche esclusi i contribuenti che eccedono oltre i limiti di guadagno previsti dai loro indicatori, così come, indica l’Agenzia delle entrate, coloro che non svolgono in condizioni normali la loro attività. Non devono applicare gli indici ISA neppure i contribuenti che godono del regime forfettario agevolato, così come di quello di vantaggio per i giovani imprenditori e i lavoratori in mobilità. Non possono applicare gli ISA neppure i contribuenti che svolgono più di un’attività appartenenti a indicatori differenti se il ricavo totale delle attività non prevalenti supera il 30% del totale (inclusi i ricavi delle attività prevalenti, dunque).

Gli ISA sono preclusi anche agli entri del terzo settore non commerciali “che optano per la determinazione forfetaria del reddito di impresa”, si legge sul sito dell’Agenzia delle entrate nel vademecum dedicato agli indicatori. ISA non applicabili anche ai gruppi di volontariato o promozione sociale con regime forfettario, ma anche alle coop o consorzi che svolgono attività solo verso aziende socie. Casi particolari, sono esclusi dall’applicazione degli ISA anche i tassisti e chi svolge trasporto con noleggio di autovettura da rimessa, oltre ai piloti di porto.

Il modello ISA, che cos’è

Ma come si procede alla comunicazione degli indici sintetici di affidabilità? È possibile procedere tramite il modello ISA, che può essere descritto come una sorta di integrazione del modello Redditi 2019, tanto più che per comunicare all’Agenzia delle entrate che si presenta il modello ISA, oltre a inviarlo insieme al modello Redditi bisogna anche indicarlo barrando l’apposita casella ISA nella prima pagina di tale modello di dichiarazione reddituale.

Bisogna prestare molta attenzione però nel compilare il modello ISA. Infatti qualora si sbagliasse, si può incappare nelle sanzioni previste dall’Agenzia delle entrate. Inoltre, se si rientra tra le categorie di imprese o professionisti tenuti alla presentazione degli indicatori ma non si provvede a comunicare il modello e i propri dati, si possono indurre controlli specifici sul proprio reddito da parte del fisco, per verificare che tutto quanto sia in regola. Dato il timore di sbagliare e di venir multati o di venir sottoposti a verifiche approfondite da parte dell’Agenzia delle entrate, è prevista la possibilità di avvalersi di intermediari esperti per svolgere tutte le pratiche necessarie al mettersi in regola relativamente agli indici sintetici di affidabilità fiscale.

Le deleghe agli intermediari

Per i contribuenti può risultare difficoltoso raccogliere i dati necessari e procedere alla formulazione degli indicatori ISA. Così, la legge prevede che i professionisti e le aziende che si servono di tale strumento di compliance tributaria possono avvalersi dell’aiuto di intermediari esperti. Questi professionisti che vengono incaricati di inviare i dati necessari per calcolare gli ISA possono essere già delegati per consultare il cassetto fiscale: in tal caso per provvedere a soddisfare le richieste necessarie per gli indicatori devono inviare un file tramie Entratel con l’indicazione di tutti i contribuenti di cui si occupano.

Invece, quegli intermediari che non sono stati delegati dai contribuenti che seguono a consultare il cassetto fiscale dei clienti devono ottenere una delega particolare, che è specifica per acquisire i dati utili ad applicare gli ISA.

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