Il superamento della firma digitale. La nascita di una “corsia preferenziale” per adottare le novità digitali, in forma di linee guida Agid: rapidamente, senza più bisogno di decreti. Il domicilio digitale che sarà fatto anche prima dell’Anagrafe Unica.
Sono queste, a mio avviso, le tre rivoluzioni nascoste nel nuovo Codice amministrazione digitale, su cui la nostra testata ha dedicato negli ultimi giorni numerosi articoli, di tutti (o quasi) i massimi esperti del settore. Lascio agli esperti le analisi tecniche e giuridiche. Qui mi preme, come al solito, alzare la testa e guardare all’orizzonte. Per provare a inquadrare il senso di ciò che sta succedendo. Sono tre, piccole e grandi, rivoluzioni – disruptive direbbe qualcuno – del modo in cui la pubblica amministrazione ha sempre lavorato (e pensato). Ed è facile vederci la mano del Team Digital Piacentini, che non a caso su Cad ha voluto subito imporre la propria cifra, dopo averne ereditato il testo. Attirandosi per altro le critiche di chi non vedeva la necessità di cambiare ancora il Cad, appena ultimato, dopo un lungo parto (e anzi ne vedeva i rischi di ulteriori rinvii nell’operatività della riforma). La Storia dirà se le rivoluzioni introdotte varranno questo ulteriore sacrificio di tempo e attesa. A mio avviso sì, a patto che in effetti siano fatte (senza sconti); nel corso del 2018, a pochi mesi dalla scadenza del Team e a ridosso di un cambio di Governo.
La sfida maggiore è la stessa di tutte le rivoluzioni calate sulla pubblica amministrazioni: che fatica renderle reali, a dispetto delle resistenze dell’ingranaggio e di un sedimento di norme che guardano in direzione opposta (qui i dubbi di Prosperetti).
Per gli aspetti sulle linee guida e le novità riguardanti le firme rimando agli articoli di Prosperetti e di Finocchiaro.
Qui segnaliamo solo che grazie alla scorciatoia delle linee guida sarà possibile, in teoria, accelerare l’introduzione di nuovi strumenti e tenere meglio il passo con le esigenze di innovazione. Per esempio, se c’è un attacco hacker con una tecnologia nuova o in un modo a cui nessuno aveva pensato, in un mese è possibile fare nuove linee guida per la cybersicurezza dei siti PA. Adesso passerebbero anni per un decreto.
Sulle firme digitali, si può parlare di rottura di un tabù storico della Pa digitale. Ossia non ci sarà più bisogno di una firma digitale per affermare a distanza la propria identità nel dialogo con la pubblica amministrazione (per fatture, ricorsi…). Per dire che “noi siamo noi”, in modo sicuro e incontrovertibile, Spid di livello tre è infatti sufficiente.
Adesso analizziamo però il terzo aspetto.
Domicilio digitale
È la novità più popolare e mediatica. Gli esperti la conoscevano già da un anno, ma di recente si è chiarita la forte intenzione di farla partire a inizi 2018, con una soluzione tecnica che permette di fare a meno dell’Anagrafe Unica, che si completerà non prima del 2019, come detto ad Agendadigitale.eu dal Team Digital.
A quanto risulta, si userà una soluzione già quasi ultimata a cura di Infocamere, senza bisogno di gare.
Funzionerà così: il cittadino si collegherà a un sito, con Spid, e inserirà la propria Pec. Da quel momento tutte le comunicazioni delle PA dovranno arrivare sulla Pec e il cartaceo, per quel cittadino, non avrà valore. La classica multa dovrà essere ricevuta così, idem altre notifiche.
Il sistema dovrebbe andare a regime a metà 2018, anche se non è chiaro quando sarà in effetti obbligatorio per tutte le PA (si parla del 2019). Ricordiamo che l’iter del Cad non è ancora concluso, dovendo essere confermato da un decreto entro 90 giorni e poi ricevere regolamenti attuativi.
A questo si aggiungerà un sistema di avvisatura (notifica), un tempo noto come Italia Login: sul (futuro) portale del cittadino sarà possibile vedere la propria posizione verso la PA e ricevere notifiche per novità, scadenze. Queste notifiche però non avranno valore legale, a differenza di quelle Pec-domicilio digitale.
Di fatto, i cittadini dovranno avere Spid e una Pec per essere “digitali” verso la PA, in futuro. Il primo per ora è gratis (tra un anno chissà) e la seconda a pagamento. Certo, rispetto alle vie tradizionali, è comunque un risparmio di tempo e di soldi (alcune notifiche cartacee, per multe per esempio, ce le fanno pagare). Resta però che andiamo sempre più verso un futuro in cui i canali di interazione PA-cittadino, tramite il digitale, saranno gestiti da privati.
Giusto o sbagliato che sia, notiamo che trovare un’alternativa a questa situazione non era facile: se lo Stato avesse fatto propri canali digitali di interazione, avrebbe attaccato un mercato (come quello della Pec) già presidiato dai privati.
In conclusione
Il Cad ha le potenzialità per scuotere dal torpore la PA e virare verso un nuovo rapporto con i cittadini. La partita adesso è quella della realizzabilità dell’edificio, smussando alcuni angoli: ci occuperà per tutto il 2018, almeno.