DOMANDA
Sono un neolaureato in ingegneria e ho iniziato a lavorare presso un studio dove vengo pagato poco per via della mia poca esperienza: 600 euro al mese. Ho iniziato a lavorare da inizio marzo e il capo (ingegnere) mi ha chiesto di aprire una partita IVA, ma un amico mio mi ha detto che posso farmi fare una fattura con il codice fiscale per evitare di aprire la partita IVA e quindi pagare le stessa visto il mio basso stipendio.
Cosa mi conviene fare? Se non è possibile fare la fattura con il codice fiscale è possibile trovare una altra soluzione per evitare l’apertura della partita IVA o la devo fare per forza?
Ahmad Elbehery
RISPOSTA
La corretta configurazione dei compensi richiede una preventiva e attenta analisi del rapporto che si intende instaurare, i cui limiti estremi sono da un lato il lavoro dipendente e dall’altro il lavoro autonomo con partita IVA.
Lavoro dipendente
Il rapporto di lavoro dipendente è caratterizzato dall’assoggettamento del prestatore di lavoro all’esercizio dei poteri organizzativo e direttivo del datore di lavoro (adozione di direttive e disposizioni tecnico-organizzative preordinate ad ottimizzare la produttività dell’impresa, esercizio di una costante attività di vigilanza e controllo sull’esecuzione delle prestazioni), assoggettamento che vincola il lavoratore, sul piano delle modalità di esecuzione delle sue funzioni e della disciplina del rapporto, al rispetto delle regole di organizzazione, che sono espressione dei poteri stessi.
Lavoro autonomo: collaborazione coordinata e continuativa
È una figura intermedia tra il lavoro dipendente e il lavoro autonomo con partita IVA, caratterizzata da (fonte: INPS):
- l’autonomia: il collaboratore decide autonomamente tempi e modalità di esecuzione della commessa, tuttavia non impiega propri mezzi organizzati, bensì, ove occorra, quelli del committente;
- il potere di coordinamento con le esigenze dell’organizzazione aziendale esercitato dal committente, quale unico limite all’autonomia operativa del collaboratore; esso non può in ogni caso essere tale da pregiudicare l’autonomia operativa e di scelta del collaboratore nell’esecuzione della prestazione, autonomia che continuerà quindi ad esplicarsi all’interno delle pattuizioni convenute;
- la prevalente personalità della prestazione;
- la continuità che va ravvisata non tanto e non solo nella reiterazione degli adempimenti, che potrebbe anche mancare in virtù delle peculiarità specifiche dell’attività lavorativa, quanto nella permanenza nel tempo del vincolo che lega le parti contraenti. In mancanza di tale requisito, e del correlato potere di coordinamento e del vincolo funzionale, si delinea invece la fattispecie della prestazione occasionale (v. Lavoro autonomo occasionale);
- la non attrazione dell’attività lavorativa nell’oggetto dell’eventuale professione svolta dal contribuente;
- la retribuzione che deve essere corrisposta in forma periodica e prestabilita.
Il regime fiscale e contributivo dei compensi ricevuti nell’ambito di un rapporto di collaborazione coordinata è conformato sono improntati su quello applicato al rapporto di lavoro dipendente.
Lavoro autonomo: esercizio di arti e professioni
L’esercizio per professione abituale, ancorché non esclusiva, di qualsiasi attività di lavoro autonomo configura una attività rilevante ai fini IVA, salvo che non sia inquadrata in un rapporto di collaborazione coordinata e continuativa (vedi punto precedente).
In questo caso lei deve chiedere l’attribuzione della partita IVA ed emettere fattura per i compensi ricevuti.
In conclusione, se lei ritiene che non esistano le condizioni per l’apertura della partita IVA, potrebbe quindi optare per l’avviamento di un rapporto di collaborazione coordinata e continuativa.
Per porre domande a Salvatore De Benedictis sul tema “Fatturazione Elettronica e Conservazione Digitale” è possibile scrivere a: esperto@agendadigitale.eu
Potranno essere presi in esame solo i quesiti sottoscritti con cognome e nome