il quadro

Le app del processo penale telematico: ecco quali sono e a cosa servono

La digitalizzazione del processo penale si poggia su serie di app che coprono tutta l’area della giurisdizione. A differenza di quelle del PCT queste però non “dialogano” tra loro. Il prossimo step sarà quello di bandire una gara per creare un sistema informativo unico e unitario

Pubblicato il 24 Ott 2017

Luigi Petrucci

giudice presso il Tribunale di Palermo e responsabile per l’Innovazione del Distretto di Palermo nel settore penale

Giustizia digitale

Per Processo Penale Telematico si devono intendere tutte le app che consentono la registrazione degli eventi processuali, l’organizzazione dell’agenda del magistrato e la formazione dei ruoli di udienza, il deposito di atti processuali e documenti informatici, la loro trasmissione tramite pec ed archiviazione nel fascicolo informatico.

Si tratta di app che coprono tutta l’area della giurisdizione, dal momento che si estendono anche agli adempimenti esecutivi della sentenza, per giungere a sistemi esterni come il casellario giudiziale, la liquidazione e contabilità delle spese di giustizia, l’anagrafe dei beni confiscati.

La più grande differenza rispetto al Processo Civile Telematico fondato su app strettamente collegate fra loro è data dalla diversità delle app utilizzate, ma soprattutto dall’assenza di “dialogo” fra alcune di loro. È di settembre fa l’annuncio pubblico della prossima indizione di una gara per la realizzazione di un sistema informativo unico e unitario (fonte).

Per una rapida rassegna delle novità di questo anno, conviene partire dalle app della “famiglia” SICP (Sistema Informativo della Cognizione Penale), il cui modulo “madre” (REGE WEB) sostituisce la quasi totalità dei registri di cancelleria previsti dalle disposizioni di attuazione del codice di procedura penale.

Numerose e continue sono state le patch di aggiornamento di SICP e Consolle Area Penale, ma restano sempre problemi di aggiornamento rispetto alle continue riforme legislative ed all’attendibilità delle statistiche elaborate da Consolle Area Penale.

D’intesa con la Conferenza Unificata dei Rettori Universitari, in diverse sedi è iniziato un progetto di consulenza per l’utilizzo della app Giada2 (Gestione Informatica Assegnazione Dibattimentali), un modulo di Consolle Area Penale per l’assegnazione automatica dei processi al dibattimento. La app azzera i tempi di individuazione della prima udienza dibattimentale e richiede una grande attenzione sulla qualità del dato inserito nel registro SICP, poiché il processo viene assegnato con un algoritmo che interpreta tali dati alla luce dei criteri fissati dalle tabelle di organizzazione del lavoro del singolo Tribunale.

Nonostante sia annunciata da tempo, non vi è stata ancora la diffusione della app Atti e Documenti 2.0: l’attesa della nuova versione scoraggia la diffusione della precedente versione. Un decisivo passo avanti nell’utilizzo del redattore atti sarà possibile, comunque, solo con l’utilizzo della firma digitale e la creazione di atti informatici “nativi digitali”.

In diverse sedi si sta diffondendo l’utilizzo del modulo Portale NDR, che consente di acquisire direttamente dagli Uffici di Polizia Giudiziaria (ma anche da enti esterni come l’ENEL, l’INPS o l’INAIL) i metadati delle notizie di reato. La app consente anche l’invio del file contenente la notizia di reato, ma vi è ancora molta diffidenza negli Uffici sull’ammissibilità di un documento nativo digitale che, in effetti, sconta l’assenza di una app che svolga la funzione di fascicolo informatico.

Per quanto riguarda le app che non fanno parte della “famiglia SICP”, va anzitutto ricordata la recentissima la pubblicazione del decreto ministeriale che autorizza anche la Cassazione alle notifiche a mezzo pec alle persone diverse dall’imputato (G.U. 29.9.17), già da tempo positivamente sperimentata dagli Uffici giudiziari di merito con la app SNT (Sistema Notifiche Telematiche). Diversi utilizzi hanno stipulato protocolli per la trasmissione di atti e documenti a pezzo pec, anche se resta a mio avviso inammissibile l’utilizzo generalizzato del deposito telematico, in assenza di una copertura normativa.

Moltissime sedi hanno avviato la dematerializzazione dei fascicoli cartacei mediante la App TIAP (Trattamento Informatizzato Atti Penali) e si stanno organizzando corsi in tutta Italia per il suo utilizzo, in adempimento di una direttiva del C.S.M. in tal senso dello scorso anno. L’attività di formazione evidenzia il grande bisogno dei Magistrati italiani di istruzione sull’uso di App per la gestione dei file .pdf, che è ormai diventato il formato elettivo dei documenti del processo telematico.

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