da yap alla florida

Monete virtuali, dalla “rai” ai bitcoin: ecco perché un parallelo è possibile

Un parallelo tra la “rai”, moneta di scambio usata nell’isola di Yap, e il bitcoin. Vediamo quali sono le caratteristiche e i punti comuni

Pubblicato il 07 Lug 2020

Roberto Fini

Università di Verona

moneta rai

Yap è una delle isole che compongono lo Stato federato della Micronesia. Si tratta di un gruppo di isole a nord di Papua Nuova Guinea e ad est delle Filippine. Si tratta di circa 600 isole, solo alcune abitate per una popolazione complessiva che supera di poco i centomila abitante. Yap, con i suoi ottomila abitanti, non è certo una metropoli ma è piuttosto conosciuta per due ragioni. La prima è che nel suo mare vive la più numerosa colonia di mante giganti del mondo: per i subacquei è un paradiso e nelle sue acque limpide si immergono per ammirare le evoluzioni di questi giganteschi pesci.

La seconda ragione per cui Yap è conosciuta è più prosaica. Si tratta del modo con il quale avvenivano gli scambi fino ai primi del Novecento: gli yapesi usavano una moneta di pietra. Si trattava di un sistema di pagamento fondato su delle pietre di calcite scolpite in modo tondeggiante con un buco al centro per trasportarle. La “moneta di pietra”, chiamata rai, aveva dimensioni che andavano da qualche decina di centimetri e poco meno di tre metri di diametro!

Come nasce la rai

Tanto più grandi erano le dimensioni della pietra rai tanto più essa aveva un valore. Ovviamente, per gli yapesi non era sufficiente procurarsi una pietra qualsiasi e sbozzarla grossolanamente: occorreva andarsi a prendere la calcite su un’altra isola distante 400 chilometri, affrontando il viaggio su fragili imbarcazioni e, una volta tornati su Yap, lavorare di martello e scalpello.

Il peso e l’ingombro della pietra rai erano notevoli: se anche un abitante dell’isola avesse voluto comperare beni di basso prezzo avrebbe dovuto portare con sé diversi chili di “spicciole”! Ma gli yapesi sono gente pratica ed avevano trovato una soluzione efficiente: in genere, le pietre venivano collocate nel giardino di chi ne aveva la proprietà e lì restavano anche se servivano come pagamento di beni. In sostanza, tutti sapevano chi fosse proprietario di ogni pietra anche se non c’era alcun trasferimento fisico della moneta.

A conferma della praticità del sistema escogitato dai geniali abitanti di Yap, si narra che una moneta precipitò in mare mentre veniva trasportata: un recupero sarebbe stato impossibile e comunque molto costoso, ma tutto sommato non sarebbe stata una buona idea: la pietra continuò ad essere usata come mezzo di scambio, battezzata come la “rai che si trova in fondo al mare”. Quanto sia vera questa leggenda non è possibile dimostrarlo, ma se non è vera è quanto meno verosimile ed illustra bene le caratteristiche di una circolazione monetaria di tipo “virtuale”.

Il “colpevole” di tutto: Laszlo Hanyecz

Torneremo presto a parlare della moneta rai. Ora però facciamo un vertiginoso salto temporale e spaziale: andiamo in Florida (USA). Siamo nel 2010, il 22 maggio. Quel giorno il programmatore Laszlo Hanyecz, su un sito che si occupava di criptovalute, offrì 10.000 bitcoin a chi gli avesse fatto recapitare due pizze. Un inglese accettò la proposta e fece recapitare a Laszo le due pizze, ricevendo in cambio i 10.000 bitcoin in pagamento. Al cambio dell’epoca quei 10.000 bitcoin valevano all’incirca 25 euro: un prezzo nel complesso adeguato. Oggi pagare due pizze con la stessa cifra vorrebbe dire pagare qualcosa come un paio di milioni di euro!

Quell’acquisto  “innocente” rappresentò il primo vero e proprio scambio utilizzando la moneta virtuale. E il 22 maggio venne battezzato come il “pizza day” e festeggiato in tutto il mondo dai bitcoiners. Rispetto al 2010 è passata molta acqua sotto i ponti: le quotazioni dei bitcoin hanno subìto molti scossoni, arrivando a cifre iperboliche, successivamente calando di valore e fluttuando in notevole misura nel corso del tempo.

Ora, domanda semplice semplice: avete mai avuto nel vostro portamonete un bitcoin? Potreste avere euro o dollari, yuan o yen, ma mai potrete avere bitcoin. Per la semplice ragione che si tratta di una moneta totalmente ed esclusivamente virtuale; e, in effetti, è la “regina” delle criptovalute: non è l’unica e forse neppure la più importante; il suo valore è fortemente instabile, ma quando si parla di criptovalute il pensiero corre al bitcoin.

Essendo una moneta potrete usarla per scambi di ogni genere, ben oltre le pizze; ma qualunque sia il bene oggetto dello scambio non vedrete mai nessuno pagare esibendo un rotolo di bitcoin! Eppure, è moneta vera e propria! Da che cosa deriva il suo valore? Come la moneta rai di Yap, esso è legato alle sue condizioni produttive: per la moneta utilizzata dagli yapesi, tanto più era difficile procurarsi la materia prima con cui era costituita la pietra stessa, tanto più alto era il suo valore e, dunque, il suo potere d’acquisto. Per il bitcoin vale lo stesso principio: esso viene messo in circolazione dopo che i miners hanno risolto una complessa operazione matematica. La loro attività è paragonabile a quella degli yapesi quando si procurano il minerale che serve come materia prima per la moneta rai.

Ma, soprattutto, in entrambi i casi non esiste un’autorità che emette la moneta e che ne controlla la circolazione: tutto avviene sul mercato, senza necessità di una banca centrale o di altri organi pubblici. L’assenza di un sistema centralizzato di emissione e controllo della moneta è il grande vantaggio sia della moneta rai sia del bitcoin. Ma ne rappresenta anche il tallone d’Achille, perché nessuno è in grado di controllarne il valore e dunque il potere d’acquisto.

Conclusioni

Chiariamo: nell’Ottocento un avventuriero americano ebbe la bella idea di “automatizzare” la produzione di monete rai; si poteva estrarre calcite con metodi moderni e il trasporto poteva avvenire su comode navi mercantili invece che sulle fragili e lente piroghe degli yapesi. Che cosa successe al valore della moneta rai? Molto semplicemente il suo valore si abbassò! A Yap si instaurò una doppia circolazione monetaria: le rai di “vecchio” conio avevano un valore superiore a quelle prodotte con metodi industriali.

Supponete che l’algoritmo la cui risoluzione da parte dei miners consente di mettere in circolazione i bitcoin venga semplificato e diventi alla portata di tutti: ognuno potrebbe assicurarsi un ricco portafoglio di bitcoin, ma il loro valore unitario tornerebbe forse a quello del 2010, quando 10.000 bitcoin servivano ad acquistare due pizze!

Per la cronaca: ormai da molti decenni la moneta rai non è altro che una curiosità turistica, mentre la valuta ufficiale di Yap è diventata il dollaro USA. Le criptovalute oggi sono una realtà importante, e lo resteranno ancora per molto tempo, ma non è certo che siano in grado di sostituire, o anche solo di affiancare le valute ufficiali.

Ai posteri l’ardua sentenza. Ma il parallelo tra la moneta rai e il bitcoin è tutt’altro che forzato…

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