PROCESSO CIVILE TELEMATICO

Nessuna deroga per il PCT: pro e contro

Le difficoltà – sottolineate da Aiga – non mancano, ma non sono previsti ritardi, rinvii o dilazioni per il PCT. Il Ministero della Giustizia: “Siamo pronti, avanti tutta”. Con l’Agenzia per l’Italia Digitale già attuato il consolidamento server. Ecco che cosa ci aspetta

Pubblicato il 04 Giu 2014

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La scadenza del 30 giugno non si tocca. Nonostante le oggettive difficoltà che accompagnano l’introduzione del Processo Civile Telematico (PCT) non sono previste deroghe, rinvii o rallentamenti. In forza del d.p.r. n. 123 del 2001, a partire dal 1° di luglio, sarà obbligatorio depositare in via telematica il ricorso nel rito monitorio, le memorie interne del processo civile, gli atti di procedure concorsuali ed esecutive, con esclusione degli atti introduttivi.

Sul rispetto dei tempi previsti dalla norma si dicono ottimisti al Ministero della Giustizia. A partire dalle legge di stabilità del 2013 (legge 228/2012), che ha individuato le aree di obbligatorietà per gli avvocati, a cui si aggiunge l’emissione del decreto ingiuntivo per i magistrati, gli uffici competenti hanno iniziato ad attrezzarsi e si è registrata una crescita esponenziale nei procedimenti di attivazione a valore legale delle comunicazioni telematiche.

Tribunali con almeno un servizio telematico per distretto

Dati sul PCT del Ministero della Giustizia al 30 / 04 / 2014: tribunali con servizio telematico attivo.

I dati aggiornati a fine aprile, forniti dal Ministero, sono confortanti. Le comunicazioni e le notificazioni telematiche sono state attivate in tutti i tribunali e le corti d’appello, e negli ultimi 12 mesi ne sono state consegnate più di 12 milioni, per un risparmio stimato di oltre 43 milioni di euro. Inoltre i depositi telematici a valore legale da parte di avvocati e professionisti sono stati attivati in 127 tribunali su 140 e in 13 corti d’appello su un totale di 26; e sono 118 i tribunali effettivamente in grado di accettare ricorsi e di emettere decreti ingiuntivi in via telematica.

“Quando sono arrivata al Ministero nel febbraio 2012, solo 34 uffici giudiziari sui 165 tribunali esistenti avevano richiesto ed ottenuto dai miei predecessori l’attivazione a valore legale diservizi telematici, quali il deposito dei ricorsi per decreto ingiuntivo e quello delle memorie – spiega Daniela Intravaia, Direttore Generale Sistemi Informativi Automatizzati del Ministero della Giustizia –. Ad oggi i tribunali attivati raggiungono il 91% del totale; ne restano fuori solo 14, che nel mese di tempo che ci resta fino al 30 giugno porteremo al passo con gli altri”.

Meno ottimismo sullo stato dell’arte è invece mostrato dall’Associazione Italiana Giovani Avvocati (Aiga), che punta l’accento sulla differenza tra teoria e pratica. Aiga ha condotto un’indagine su oltre 80 tribunali, per capire quali attività del processo civile telematico sono attualmente fruibili nei tribunali italiani e risulta che due su tre sono in ritardo.

Tribunali che permettono sia  le funzionalità di deposito che di pagamento del contributo unificato ed emissione del decreto ingiuntivo telematico

Report AIga: grafico dei tribunali che permettono sia le funzionalità di deposito che di pagamento del contributo unificato ed emissione del decreto ingiuntivo telematico.

Dal report presentato lo scorso 9 maggio a Parma emerge, come sottolinea Luigi Martin, Responsabile nazionale Aiga per il PCT e curatore dello studio, che “molto spesso, al di là del formale provvedimento autorizzativo, il deposito telematico rimane inattuato per molteplici motivi”. In alcuni tribunali risulta ad esempio possibile il deposito di un ricorso per ingiunzioni e il pagamento telematico delle spese relative, ma non l’emissione del relativo decreto. Lo snellimento previsto dall’introduzione del PCT risulterebbe dunque limitato.

I maggiori ritardi si registrano nella formazione dei magistrati, del personale amministrativo e di cancelleria – sottolinea Nicoletta Giorgi, Presidente dell’Aiga –. Dove il Consiglio dell’Ordine degli Avvocati ha puntato sull’implementazione del PCT ha anche contribuito alla formazione di magistratura e cancelleria, negli altri casi il Ministero è stato spesso carente”.

Quello della formazione è sicuramente uno dei temi più delicati, è mancato un intervento organico e capillare, anche per mancanza di fondi. Ma in molti casi, replicano dal Ministero, i magistrati, che si sono aggiornati e sono diventati degli esperti nelle procedure telematiche, hanno iniziato a fare da istruttori ai colleghi, diventando formatori a cascata. “Un altro nodo è rappresentato dall’assistenza verso i magistrati – aggiunge Daniela Intravaia –. A giudici e cancellieri dovrei poter dedicare un servizio specialistico, ma dallo scorso anno i fondi sono passati da 92 a 71 milioni, i servizi “di lusso” che vorrei attivare non sono possibili. L’attuale ministro Orlando, come già Severino, sta dimostrando una grande sensibilità per l’argomento e ha già stanziato per l’informatizzazione ulteriori 8 milioni di euro: saremo in grado di fornire un’assistenza più mirata ai magistrati utenti della consolle; non ancora il meglio, ma quanto si può fare compatibilmente con le risorse a disposizione”.

I problemi non mancano insomma, ma non si tratta di ostacoli insormontabili, come ha sottolineato il sottosegretario alla giustizia Cosimo Ferri, presente alla conferenza dell’Aiga di Parma: “Noi ci crediamo e andiamo avanti”. In linea con la richiesta dell’Associazione Italiana Giovani Avvocati: “Un rinvio non sarebbe pensabile, rischierebbe di dilazionare ulteriormente i tempi per la messa in pari dei tribunali ritardatari; vogliamo evitare che si giochi al ribasso – ribadisce la Giorgi –. Auspichiamo che almeno i tribunali pronti possano partire il 30 e si intervenga poi per ridurre il gap, a costo di dover affrontare una serie di difficoltà e disagi inevitabili”.

Il confronto è proseguito il 19 maggio presso il Ministero della Giustizia, dove si è riunito il Tavolo permanente sul Processo civile telematico, che si propone di raccogliere le istanze professionali collegate all’entrata in vigore del PCT. Tutti i partecipanti al tavolo (Consiglio Superiore della Magistratura, Consiglio Nazionale Forense, Avvocatura dello Stato, le associazioni dei magistrati e dell’avvocatura) hanno concordato che non è opportuno alcun rinvio rispetto alla data del 30 giugno. Si tratta di un cambiamento necessario e inderogabile, anche per la sostenibilità stessa del sistema. “Da tutti i tribunali e dalle corti d’appello partono ogni mese 1 milione e 200 mila comunicazioni elettroniche verso gli avvocati e gli altri soggetti del processo civile (consulenti tecnici, notai, etc.): come potremmo gestirle senza il supporto telematico, con il personale quasi dimezzato rispetto a una ventina di anni fa? – si interroga Intravaia –. Molti avvocati utilizzano già gli accessi telematici, registrandosi attraverso una smart card per poter consultare i dati in chiaro o attraverso l’app mobile per accedere ai dati anonimizzati. Registriamo circa 3 milioni di accessi al giorno, siamo in 34 mila, non sarebbe possibile gestire i fascicoli cartacei”.

Oltre a quella che è una vera e propria necessità gestionale e agli attesi vantaggi economici, dal PCT trarranno vantaggi anche i tempi della giustizia, come ribadisce Giorgi: “Non solo il tempo per l’emissione di una sentenza, ma anche le tempistiche legate a quelle attività collaterali di competenza delle cancellerie, che vengono così sollevate da una serie di compiti che le impegnavano moltissimo, dalla gestione dei fascicoli cartacei al ricevimento delle memorie, alla consegna degli stessi fascicoli. In questo senso il PCT porta con sé una riorganizzazione del sistema giustizia, lo rende più razionale, ne implementa la qualità, faciliterà un rinnovamento del personale. Inoltre introduce anche una maggiore trasparenza per il cittadino coinvolto in procedimenti di giustizia civile, che potrà verificare con un clic gran parte delle attività relative al proprio fascicolo”.

Resta infine un ultimo punto critico: la gestione dello storage di un’ingente mole di dati. “Il sistema reggerà una volta a regime? – si chiede Nicoletta Giorgi –. Attualmente si sta utilizzando il sistema su numeri bassi, la verifica effettiva potrà essere fatta solo quando sarà completamente a regime”. Anche su questo aspetto il Ministero è fiducioso: “Per quanto riguarda le architetture ci rifacciamo a quanto previsto dall’Agenzia per l’Italia Digitale (Agid) – spiega Intravaia –. Prima ogni tribunale aveva il suo proprio server, il risultato era che avevamo quasi 200 sale server, non tutte adeguatamente attrezzate. In materia di processo civile, abbiamo già ridotto a 7 sale server su 140 tribunali e stiamo lavorando, col sostegno di Agostino Ragosa, al consolidamento in 3 soli centri: quelli di Napoli e Roma sono già attivi, e a breve sarà operativo anche quello al Nord”.

Per quanto riguarda la sicurezza del sistema, sono stati introdotti apparati di ridondanza, sistemi di backup e la possibilità di riavvio del sistema in tempi ragionevoli. “In vista dell’aumento di flussi telematici, stiamo allestendo un più efficiente sistema di “disaster recovery”, mentre non è ancora attivata la “business continuity”, che garantirebbe la continuità operativa del sistema, in caso di malfunzionamenti, quasi senza alcun impatto (interruzioni del servizio o rallentamenti) per gli utenti – conclude Intravaia –; ma sarà il prossimo step, non appena reperiremo i fondi necessari”.

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