L'approfondimento

NFT, alla conquista del mercato massa: come social e metaverso spingono l’apertura

L’interesse delle grandi piattaforme per i NFT potrebbe aprire questi ultimi al mercato di massa: attraverso i casi di Meta, di Twitter e dell’impiego già attuale dei non fungible token nel metaverso permettono di delineare lo scenario futuro che si prospetta con questo connubio di innovazioni

Pubblicato il 10 Mag 2022

Niccolò Lasorsa Borgomaneri

Avvocato presso studio legale Marsaglia

Marco Signorelli

Director of Strategy & Operations di DCP

tassazione NFT

L’interesse delle grandi piattaforme social per i non fungible token potrebbe aprire questi ultimi al mercato di massa. Complici la voglia di distinguersi e di rendersi riconoscibili nel mondo virtuale, ritroviamo anche nel metaverso l’utilizzo dei NFT. In che modo? Proviamo a immaginare asset digitali dati da accessori e, perché no, a indumenti da far indossare al nostro avatar.

Del resto stiamo vivendo un periodo di massima esasperazione della tecnologia, minato tuttavia dai malfattori che potrebbero danneggiarne la credibilità e l’interesse, ma questa curva discendente è tipica di una tecnologia promettente e preannuncia quello che potrebbe diventarne un utilizzo di massa che dovrà essere preceduto da eventi incoraggianti che aiuteranno a riconquistarne la fiducia.

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NFT, i casi di Meta e Twitter

Non a caso Mark Zuckerberg ha ribattezzato la propria compagnia in Meta, per meglio posizionarsi in quello che sarà la nuova realtà della rete attraverso le relazioni sociali nel metaverso e come aveva riferito il Financial Times, Meta stava lavorando all’integrazione degli NFT nei profili di Facebook e Instagram.

Twitter, dall’altro lato, ha già introdotto la possibilità per gli utenti del suo servizio premium a pagamento, Twitter Blue, l’utilizzo della propria immagine del profilo anche attraverso il caricamento di NFT. Stiamo parlando quindi dei principali colossi del mondo Web2 che muovono mosse verso il Web3 – anche se, a detta nostra, è al momento una mossa assai curiosa se consideriamo che una delle caratteristiche principali del nuovo concetto di rete è proprio la disintermediazione. Si prospetta quindi uno scenario piuttosto confuso, perché mai questi colossi dovrebbero assumersi delle responsabilità assumendosene quindi i rischi, pensando ad esempio ai soli contenziosi sul copyright avuti fino ad oggi, in un mondo che attualmente è considerato il far-west dove non può esserci nessuno a poterne regolare le cose?

Appare chiaro che, dal momento in cui si posizionano come piattaforme attraverso le quali sarà possibile creare ed esporne quindi i propri NFT, diventano anche responsabili su eventuali contenuti lesivi che questi rappresentano. Occorrerà vedere se effettivamente proporranno un proprio strumento per la scrittura su blockchain e la conservazione di parte dei metadati oppure se semplicemente si limiteranno a richiamare il lavoro svolto da altri player del settore potendone richiamare i contenuti attraverso delle API.

Lo scenario futuro

Il più grande attore nel settore, il marketplace di Nft OpenSea, intanto ha raccolto trecento milioni di dollari di finanziamenti, portando la sua valutazione a 13,3 miliardi di dollari a inizio 2021. Parliamo di un marketplace che di sé a fatto parlare già abbastanza sia in termine di mercati e di opportunità, sia in termini di affidabilità Solo il tempo chiarirà quale sarà effettivamente il ruolo di queste big tech all’interno di un mondo che nasce con l’intento di essere de-regolarizzato ma che, come si è anche assistito recentemente, ha di certo delle ripercussioni nella vita reale che se da un lato lasciano sorridere, dall’altro preoccupano se pensiamo a una recente denuncia per molestie che ha fatto discutere il web.

Il nodo della proprietà intellettuale

Di certo, l’ingresso in campo di queste piattaforme, segna l’inizio di un potenziale utilizzo di massa degli NFT. Le possiamo forse considerare come una vetrina che permetterà di legare la nostra presenza tridimensionalizzata nei metaversi del web3, al nostro profilo sui social network del web2?

Ora, è importante notare che, dal punto di vista della Proprietà Intellettuale, la proprietà di un NFT non costituisce necessariamente un diritto di Proprietà Intellettuale. Le domande sorgono: se creo un NFT, non devo più registrare il mio marchio, OpenSea[1] mi dà diritti di Proprietà Intellettuale , posso smettere di brevettare invenzioni e caricarle nel metaverso?

La risposta è forse nel prossimo futuro. A causa della sua natura innovativa e all’avanguardia, il “metaverso” non ha ancora un quadro giuridico o una giurisdizione che possa proteggere i diritti derivati dal suo utilizzo in tutti i suoi aspetti; anche se si stima che un regolamento sotto il nome di Metalaw sia vicino ad essere creato.

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Note

  1. Come esempio, nel 2021 è stata lanciata una collezione di NFT attraverso la piattaforma OpenSea chiamata “Bored Ape Yacht Club”, che consiste in 10.000 immagini di scimmie con caratteristiche uniche, del valore di 500.000 dollari per pezzo. La collezione ha generato oltre 750 milioni di dollari dal suo lancio ed è stata un punto fermo della cultura pop, anche se è una collezione che non esiste fisicamente.

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