Siamo abituati a trattare di NFT da un punto di vista artistico e creativo, ma non vanno trascurati gli aspetti commerciali del fenomeno. Diverse realtà grazie proprio agli NFT sono riuscite a creare delle piattaforme che sono di supporto ad artisti e collezionisti ma anche e soprattutto a tutti coloro che per la prima volta si stanno affacciando all’universo crypto. Ma non di solo arte si tratta, in quanto si spazia dal settore della ristorazione a quello delle aziende vitivinicole.
NFT e mercato dell’arte, come norme e modelli evolvono con le opere digitali
Il caso INarte
Era fine 2017 quando per la prima volta Roberto Cataldo viene a conoscenza dei not fungible token. Essendo nel mondo creativo/informatico da più di 30 anni la tecnologia su cui si basavano questi NFT – la blockchain – l’unicità – lo incuriosiva tantissimo. Dopo qualche mese, era già all’opera con una sua amica esperta in linguaggi di programmazione – Luisa Brovetto – nella realizzazione di algoritmi che permettessero a chiunque e in modo semplice di registrare sul registro pubblico, dati immessi dall’utente.
Dopo circa 3 mesi, Roberto e Laura riescono a tokenizzare il primo file (registrazione hash + metadati) su blockchain Waves, una delle prime blockchain – insieme ad Ethereum – abilitate alla registrazione di NFT Scelgono Waves perché da subito capiscono che ha grandi potenzialità, il metodo di consenso basato su PoS che, oltre ad essere N volte più veloce delle blockchain PoW, è anche più green (il PoS non si basa sulla risoluzione di problemi informatici quindi energivori di potenza ed energia).
INarte non è un marketplace, non offre – al momento – la possibilità di generare un NFT e vendere alla controparte – il bene di valore tokenizzato – sulla piattaforma. INarte offre la possibilità a chiunque di generare un NFT “Puro” in modo semplice ma soprattutto senza utilizzare criptovaluta (questa è una caratteristica voluta fin dal principio!) Proprio perché nonostante quello degli NFT possa sembrare un universo totalmente lontano dalle comuni logiche a cui siamo abituati, in realtà ci sono numerosissime persone “comuni” affascinate da questo mondo che però non alcuna o poca dimestichezza con pagamenti in cryptovalute, ed è proprio per facilitare questo primo passaggio all’universo crypto che INarte offre come metodologia di pagamento moneta fiat attraverso carte di credito autorizzate o semplicemente con PayPal.
Il Cliente utilizzando la piattaforma dovrà necessariamente possedere un wallet della blockchain WAWES e al termine del processo di tokenizzazione che, come abbiamo detto, può avvenire utilizzando valuta fiat come in un qualsiasi negozio online, si troverà l’NFT sul proprio wallet. Questo significa che per la vendita, il cliente potrà offrire il bene tolkenizzato ovunque (galleria d’arte, sito personale, ecc..) e alla vendita trasferire l’NFT da wallet a wallet utilizzando un’estensione browser chiamata keeper (il “metamask” della blockchain waves). Con Waves Keeper puoi firmare transazioni con solo un paio di clic. In questo caso, essendo il keeper un portafoglio digitale che permette all’utente di interagire con applicazioni decentralizzate, per il trasferimento è necessario possedere cryptovaluta o token di utilità compatibile con la blockchain waves, ma questo solo nel caso in cui si voglia trasferire un NFT da un proprietario all’altro.
Come funzionano le certificazioni NFT: l‘esempio di “Il mio salotto”
“Il mio salotto” nasce un anno fa da Francesca Buccellato che vuole creare e offrire uno spazio nel quale vengono invitati artisti, appassionati d’arte, o semplicemente persone che vogliono acquistare arte. La piattaforma invita artisti affermati ed emergenti a raccontarsi, abbattendo tutte quelle formalità che invece si presentano in luoghi come gallerie d’arte che quasi incutono una sorta di timore a chi magari si affaccia per la prima volta al mondo dell’arte. Ne “Il mio salotto” infatti è possibile parlare, chiedere, domandare e anche se il tutto è concentrato su di una piattaforma online, l’intento è quello di stabilire un rapporto umano, con grande facilità di accesso alla comunicazione, senza che si venga a creare quell’imbarazzo che si può palesare se non si è frequentatori di gallerie d’arte fisiche.
Però tutta questa “semplicità” non vuole essere affatto sinonimo di “facilità”, di fatti anche se sulla piattaforma le opere sono esposte con i loro prezzi, per finalizzare l’acquisto non basta mettere l’opera nel carrello e passare al check-out, ma bensì bisognerà “passare” sempre da chi gestisce la piattaforma, anche solo per scambiare due chiacchiere sull’opera o il suo creatore. Francesca, da poco è rimasta affascinata dal mondo degli NFT, tanto da decidere di implementare un sistema che ne permetta la certificazione ma soprattutto la custodia. Le opere digitali vengono caricate sulla loro piattaforma che si appoggia ad Amazon Web Services. L’opera stessa non viene caricata direttamente sulla blockchain, ma solo l’impronta digitale dell’oepra (le informazioni immodificabili relative a quell’opera), e in seguito alla registrazione ci verranno restituiti un hash code e un transaction ID. Il compratore dell’opera paga questo servizio in euro o nella valuta che preferisce. Una volta acquistata l’opera così come scritto nel contratto è compito del compratore scaricala e salvarla in sicurezza dove meglio crede.
Attraverso il transaction ID andando in qualunque sito di verifica transaction ID si può vedere la storia e la proprietà di quell’opera. Gli NFT certificano l’autenticità di un’opera d’arte, contrassegnandola in modo permanente e inalterabile, senza dipendere da un esperto che ne valuta l’originalità. L’originalità certificata permette di conseguenza la compra-vendita in sicurezza.
Esposizioni tra realtà fisica e virtuale: Artaporter
Gallerie, musei, case d’asta sembrano ormai non bastare più a contenere l’enorme mole di creatività che artisti affermati ma soprattutto emergenti mettono a disposizione quotidianamente. Ed allora ecco che ristoranti, bar e negozi si trasformano in contenitori d’arte, creatività, design, luoghi in cui le opere d’arte si mescolano con l’anima del luogo in cui vengono ospitate.
Se ti colpisce un quadro al ristorante, oggi puoi pagarlo e portarlo via con te. Questo è possibile grazie ad Artàporter: la prima piattaforma che supporta lo sviluppo dell’arte emergente per renderla accessibile a tutti. Sul sito della startup https://artaporter.it/ permette il matching tra rete di artisti ed attività commerciali. Un’opera con cornice rossa sottobraccio è il simbolo di Artaporter, l’idea nasce da Massimo Gioscia e Dario Ujetto, insieme a due giovani co-founders Savio Musicco e Alyona Kosareva, sostenuto da Pierangelo Decisi, Emanuele Buscaglione e Gaetano Coppola. Questi i protagonisti che hanno reso possibile la creazione di una realtà nuova in grado di portare l’arte al di fuori dei “luoghi comuni”
Artàporter, il progetto di sharing dell’arte lanciato a Torino, sta rapidamente diffondendosi in tutta Italia e conta ora circa 150 artisti a catalogo e un centinaio di Host. Artàporter è molto attivo anche nel proporre call for artist, a giugno 2022 infatti avrà luogo la prima mostra a Londra, a Notting Hill, a luglio la call 20xL22 per interpretare la mitica Lettera 22 di Olivetti con mostra a Ivrea e sempre a luglio la mostra di Alvin, famoso conduttore televisivo nonché pop artist, che esporrà le sue opere presso il Museo della Scrittura di Aurora penne.
E poi una collettiva a Lecce e un’altra ad Amsterdam a settembre, che vedranno lo sviluppo di Artàporter su nuovi territori italiani ed esteri. Nascono così anche le prime storie di Artàporter e sono già saliti a bordo del progetto pittori astrattisti come Antonio Palmisani, Nico Biso e Norman Sgrò, ma anche artisti digitali come Milena Petrelli, in arte Muso, e Renato Muzzin. Spazio anche alla fotografia con Sauar e ai neosurrealisti con Riccardo Fissore e Angelo Franco, senza dimenticare street artist come Morb, Plagio e il collettivo Rockmantic.
E per la prima volta Artàporter ha aperto i suoi orizzonti anche all’universo crypto e lo ha fatto proprio con un’opera dell’autore dell’articolo, il primo della prima collezione: NFT INSERT COIN TO PLAY – mentre l’NFT su tela è intitolato – just a girl X just a red balloon.
Oishi, il ristorante NFT
Adesso però passiamo a qualcosa di più gustoso ed appetitoso, perché gli NFT non si limitano a certificare solo opere artistiche o musicali, ma anzi, sempre più spesso sono realtà enogastronomiche ad aprire le porte dei propri locali, ristoranti e cantine ai non fungible token. Proprio come ha fatto il Sushi Bar Oishi di Teramo e Pescara, il primo ristorante NFT d’Italia La ristorazione italiana sbarca nell’universo crypto nel settore degli NFT utility, opere digitali da collezione e investimento. In Abruzzo Oishi Japanese Kitchen è il primo ristorante ad aprire le porte agli NFT, considerate una vera e propria rivoluzione per il sistema dei certificati di proprietà,
Luca Di Marcantonio, CEO di Oishi Japanese Kitchen è davvero orgoglioso di essere il primo ristorante in italia ad adottare questa tecnologia – Gli NFT utility sono token digitali che nascono con l’obiettivo di avvicinare gli utenti ad un progetto artistico, musicale o come nel nostro caso enogastronomico, un‘opera artistica con dei servizi esclusivi connessi in maniera intrinseca. Tanti i vantaggi per chi utilizza i token non fungibili che daranno un accesso privilegiato e una serie di benefit importanti e sempre nuovi in grado di entrare a far parte di un vero e proprio club.
Non solo un progetto commerciale ma una vera e propria opera d’arte creata in collaborazione con il digital artist abruzzese Pierpaolo Barnabei. L’acquisto degli NFT nella piattaforma dedicata opensea offrirà l’opportunità di accedere a una serie di attività esclusive: menu degustazione dedicato ‘’OMAKASE’’ un percorso di saperi e sapori tra oriente e occidente con un pizzico del nostro ABRUZZO. saranno incluse nelle utility annesse al NFT: scontistiche riservate, possibilità di pagare in cripto valute, l’accesso ad una community esclusiva per essere sempre in contatto diretto con lo staff e la proprietà.
Aziende vitivinicole e NFT
Le aziende vinicole utilizzano sempre più gli NFT, per far fronte alle frodi e attrarre le nuove generazioni il settore enologico ha dovuto reinventarsi, ricorrendo ai not fungible token e trasformando questo business in un vero e proprio investimento. Innovazioni che dialogano con la blockchain. Che nel mondo del vino si concretizza nel raccontare la vita del prodotto, dalla vite alla bottiglia in un registro utilizzato per la certificazione e il trasferimento sicuro dei dati: un database contenente un libro mastro di tutte le transazioni eseguite, condiviso in piena trasparenza tra gli utenti, senza intermediari, per cui ogni partecipante può verificare la validità della catena delle transazioni. Con l’obiettivo di mostrare in totale trasparenza l’intera tracciabilità della filiera di produzione e trasformazione del vino.
Tra i pionieri nel settore vinicolo legato al mondo degli NFT, troviamo sicuramente le cantine italiane Rosarubra attraverso il Rosarubra Project e la nuova linea di bottiglie vigne Lomanegra. La linea, pensata per la conservazione e l’invecchiamento in cantina, immetterà sul mercato un esiguo numero di bottiglie che saranno destinate ad una nicchia di mercato esclusiva. Vigne Lomanegra NFT è una collezione di 888 bottiglie numerate, realizzate sia in formato digitale che fisico. Queste ultime vengono conservate nel caveau della cantina e sono contraddistinte da un sigillo che identifica la linea cui appartengono: Etichetta Bianca ed Etichetta Nera.
A partire dall’8 aprile 2022 è possibile acquistare su Blockchain Ethereum L2 Polygon una prima parte della collezione: i vini della linea Etichetta Bianca. Lo scopo di Vigne Lomanegra NFT Collection è quello di creare una ristretta community di amanti dei vini rari, collezionisti ed investitori che li degusteranno una volta invecchiati.