Lo sviluppo tecnologico della nostra epoca, sempre più rapido ed innovativo, richiede al legislatore di ripensare l’approccio alla scrittura delle leggi che, ora più che mai, è importante venga correttamente indirizzato verso regole generali che non si spingano a definire i dettagli tecnici, pena il rischio di scrivere norme che siano già superate nel momento in cui entrano in vigore.
Questo è importante per la legislazione generale, ed è particolarmente importante nel settore della legislazione fiscale in quanto il mercato a cui riferirsi è globale e non solo nazionale.
La concentrazione e l’attenzione allo sviluppo della tecnologia influenzano la creazione di politiche legislative esecutive che, nell’ambito delle politiche fiscali, sono strettamente connesse in un rapporto indissolubile tra loro (vedi il caso della recente web tax).
Al legame reciproco tra legislazione, come legge generale in un paese, e lo sviluppo della tecnologia, in particolare nel campo della tecnologia dell’informazione e dell’intelligenza artificiale, spesso non è stata prestata sufficiente attenzione in passato.
Lo sviluppo tecnologico è sempre più veloce e continuo e, mai come ora, richiede che il legislatore emani, in ambito fiscale, norme redatte con la necessaria concentrazione ed attenzione per favorire, e non frenare, lo sviluppo della tecnologia.
Quali leggi fiscali per l’innovazione
Esse quindi devono influenzare positivamente l’ecosistema del paese e dell’innovazione in particolare, come recentemente è capitato in Italia con il Piano Industria 4.0.
Super e iper ammortamento, prorogati anche per il 2018, hanno dato la possibilità di effettuare investimenti agevolabili con la maggiorazione del 150% mantenendo invariate le condizioni del beneficio, mentre il super ammortamento è stato leggermente diminuito.
Gli obiettivi strategici fondamentali dello stato, nella sua politica economica fiscale e monetaria, sono indirizzati verso una crescita del PIL con una crescita della produzione degli investimenti e, in particolare, verso investimenti “verdi” e digitali, che sono ad alto tasso di crescita economica ed occupazione.
Quindi le politiche fiscali è necessario che siano stabili e stimolanti, con una difesa della stabilità dei prezzi, al fine di ottenere anche una diminuzione del tasso di inflazione.
Quest’azione favorisce anche la creazione di una liquidità economica che porta ad avere un consolidamento monetario ed una stabilità dei bassi tassi di interesse favorendo una reale (e leale) competizione di mercato.
Ed in questo contesto la digitalizzazione, se finalmente realizzata diffusamente, permetterebbe di avere trasparenza, risparmi ed efficienza.
Ma una politica fiscale comprende non solo componenti specifiche tecniche fiscali, ma anche componenti più ampie quali:
– promozione dello sviluppo regionale equo,
– aiuti di Stato ammissibili, soprattutto nel settore dell’istruzione e progetti di ricerca e sviluppo e aiuti di Stato “de minimis”,
– aspetti sociali quali esenzioni dal pagamento delle tasse e sgravi fiscali per determinate categorie di contribuenti,
– riduzione degli oneri fiscali e dei costi (diretti ed indiretti) amministrativi degli imprenditori,
– un’amministrazione fiscale e doganale efficiente, digitalizzata ed organizzata.
In particolare, la tassazione dovrebbe essere:
– strutturata,
– semplice,
– trasparente,
– comprensibile,
– accessibile.
Tali obiettivi non sono sempre facili da raggiungere ma senza uno sforzo per realizzarli, per i contribuenti l’onere amministrativo sarà, nel futuro, inevitabilmente più elevato del necessario e arriverà a livelli non più sostenibili.
E tutto questo si rifletterà anche:
– nell’attività dei contribuenti,
– nella liquidità disponibile,
– sul capitale investito,
– sulla qualità della vita di tutti i cittadini fino ad arrivare ad interessare tutta la politica economica del paese.
Tutto questo deve essere tenuto in considerazione nei programmi elettorali dei partiti che il 4 marzo chiederanno di essere votati.
Passando alla tecnologia e al suo sviluppo siamo arrivati ad un vero milestone? Si!
Fino ad oggi il paradigma relativo alla legislazione si è sempre basato sul principio che la tecnologia segue la legislazione. Oggi un tale paradigma non è più accettabile!
Possiamo immaginare una politica fiscale con obiettivi molto buoni ed ambiziosi, ma se non segue, accompagna ed incentiva anche lo sviluppo tecnologico, il risultato positivo che potrebbe raggiungere è destinato ad essere completamente ribaltato (in negativo).
La legislazione fiscale dovrebbe essere comprensibile, attuabile semplicemente e ridurre gli oneri amministrativi per gli imprenditori e i cittadini, e qui chiaramente non mi riferisco a ridurre solo la pressione fiscale.
Quanto e come è cambiato il paradigma che conosciamo?
La tecnologia consente di avere una gamma di strumenti che hanno un impatto positivo, anche sulle politiche fiscali.
La legislazione fiscale dovrebbe perseguire gli obiettivi di semplicità, visibilità, completezza, trasparenza, disponibilità e dovrebbe tendenzialmente incidere sulla diminuzione degli oneri amministrativi dei contribuenti. Solo cosi gli obiettivi di politica fiscale potranno essere positivi.
Nuovi diritti del contribuente
Nella maggior parte dei paesi si stanno compiendo significativi sforzi, accompagnati dalla messa a disposizione di strumenti per la massima apertura delle amministrazioni fiscali e doganali ai contribuenti che, insieme agli intermediari fiscali, contribuiscono al monitoraggio della loro tax compliance.
Non a caso stanno cambiando rapidamente, anche in Italia, i servizi digitali forniti dalle amministrazioni. L’archiviazione e la trasmissione online di moduli e documenti sono due degli strumenti disponibili, ma devono esistere anche guide ed informazioni esaustive sulle imposte e sulle tariffe doganali.
Dovrebbero essere resi disponibili online anche i diritti dei contribuenti sulle pagine web delle amministrazioni fiscali e doganali e, quest’ultime, dovrebbero inviare elettronicamente ai contribuenti le informazioni (in modo corretto e tempestivo) relative alla loro posizione di contribuenti, come sta iniziando ad avvenire per la tax compliance in materia di Iva da parte dall’Agenzia delle entrate.
Tale approccio di comunicazione digitale bidirezionale tra i contribuenti e le amministrazioni fiscali e doganali dovrebbe essere necessariamente incoraggiato ed esteso a tutte le altre amministrazioni pubbliche centrali e locali per ogni aspetto di natura giuridica o amministrativa, fatte salve specifiche e particolari esigenze.
La recente emanazione del Codice dell’Amministrazione Digitale (sesta versione!) ha gettato le basi per realizzare un profondo e radicale cambiamento della comunicazione tra cittadini, contribuenti e pubblica amministrazione con l’introduzione del domicilio digitale e degli altri servizi fiduciari digitali previsti dal Regolamento (UE) 910/2014 cosiddetto “eIDAS”.
Ma perchè questo si realizzi serve che AgID pubblichi rapidamente le Linee Guida che permetteranno l’attuazione concreta del nuovo CAD, superando i lacci e lacciuoli che regolamenti e decreti ministeriali vari hanno creato, vanificando l’innovazione delle leggi, arrivando finalmente a raggiungere gli obiettivi che la politica si è data e che la società civile attende da tempo.
Oggi un’amministrazione statale costosa non è un’opzione, ma un danno per tutti.
Con lo sviluppo di quanto previsto nel nuovo Codice dell’Amministrazione Digitale, firme certificate, comunicazioni amministrative in forma elettronica, archivi digitali… tutto deve diventare ottenibile semplicemente e in modo trasparente.
Ma tutto questo vuol dire che l’utilizzo di procedure tecnologiche provochi una riduzione del numero di dipendenti? Non necessariamente, anche se l’amministrazione dello Stato dovrebbe essere più piccola ed efficiente. Una gestione capillare e solida dovrebbe fornire una buona organizzazione interna, che includa formazione e nuove competenze, anche per accompagnare i funzionari in azioni di semplificazione per favorire il rispetto degli obblighi tributari.
C’è uno spazio molto grande nelle pubbliche amministrazioni per arrivare ad avere del personale formato su nuove competenze, utili ed imprescindibili per arrivare ad essere efficienti, anche se nella realtà attuale esso è spesso insufficientemente motivato, formato e preparato (e non per volontà dei dipendenti).
Le opportunità della tecnologia
L’innovazione tecnologica oggi ha reso disponibili una grande varietà di strumenti come la Distributed Ledger Technology (DLT), la tecnologia Blockchain o altre soluzioni che portano a necessari cambiamenti dei paradigmi esistenti.
Lo sviluppo della tecnologia non può essere fermato, e sta andando velocemente, come mai era avvenuto storia dell’uomo. Ma questo sviluppo dovrebbe essere fermato? Ovviamente no.
Lo sviluppo di nuove tecnologie consente, e consentirà ulteriormente, il raggiungimento di obiettivi che sono stati a lungo gli obiettivi di qualsiasi amministrazione statale: servire i propri cittadini nell’adempimento dei loro obblighi e nell’esercizio dei loro diritti.
Cosa potrebbe fare il nuovo Governo per creare e definire nuove politiche fiscali, al fine di raggiungere un risultato positivo? La legge può stabilire che i contribuenti debbano presentare dichiarazioni all’amministrazione fiscale ed allo stesso tempo deve tenere conto del fatto che questo rapporto può essere facilmente realizzato usando le nuove tecnologie disponibili. Questo a condizione che il tutto si basi sull’interoperabilità dei dati strutturati con standard, possibilmente internazionali, per permettere di avere da entrambe costi ridotti e maggiore efficienza.
Il rispetto dello statuto dei diritti del contribuente è importante per ridare fiducia ai contribuenti verso l’amministrazione fiscale.
Ad esempio se il legislatore stabilisce un termine più lungo per effettuare i rimborsi IVA, non tenendo conto del fatto che la tecnologia può permettere di avere un termine molto più breve, la conseguenza è che si realizza una prevaricazione dei diritti dei contribuenti. La conseguenza è una perdita di fiducia verso lo stato ed una riduzione della liquidità, fondamentale per permettere agli imprenditori di fare nuovi investimenti in attività commerciali o di sviluppo. Infatti, l’opzione alternativa che il contribuente avrebbe è prendere a prestito i soldi con tassi di interesse sfavorevoli. Ma questa non dovrebbe essere un’opzione se vogliamo una politica economica di qualità nel suo complesso.
Altro caso riguarda le dichiarazioni dei redditi, in particolare all’interno delle imposte dirette con i modelli 730. Con l’applicazione della tecnologia e la sua incorporazione nella legislazione fiscale, lo Stato ha raggiunto l’obiettivo della fornitura di servizi ai cittadini e agli imprenditori da parte dell’amministrazione fiscale, e ha ridotto i costi dispendiosi in termini di tempo e ridotto al minimo il fattore umano? Teoricamente si, ma nella realtà si è ancora lontani perché a fronte di un crescente numero di adempimenti in capo agli intermediari telematici, non si è ancora ottenuto un sistema fiscale efficace e si traduce in dichiarazioni fiscali rese disponibili in formato digitale ma che sono nella stragrande maggioranza dei casi da correggere o integrare prima della loro (ri)presentazione all’amministrazione fiscale.
La tecnologia può consentire il monitoraggio delle scadenze o della prescrizione per la riscossione delle imposte? O riconoscere e sollecitare tempestivamente i contribuenti ad alto rischio evasivo usando la tecnologia come parte integrante della qualità dell’analisi del rischio?
Un’amministrazione fiscale che non risponda a tali opportunità tecnologiche si colloca nella posizione di essere altamente pericolosa per i propri cittadini perchè non favorisce la tempestiva riscossione delle entrate fiscali e la prevenzione delle frodi fiscali da parte dei contribuenti (tax compliance).
E proprio per evitare questo l’Italia ha chiesto alla Commissione Europea di poter avviare l’obbligo di emettere fattura elettronica anche nei rapporti tra privati (B2B) a partire dal 1 gennaio 2019, in parziale deroga alla Direttiva 2006/112/CE in materia di Iva.
Contemporaneamente è stato annunciato con comunicato del 25 gennaio, che è partita la riorganizzazione dell’Agenzia delle Entrate.
Nuova vita dell’Agenzia delle Entrate
Il nuovo impianto organizzativo sarà basato su una visione innovativa dei servizi e dell’adempimento spontaneo, valorizzando il confronto preventivo tra fisco e contribuenti e realizzando una reale semplificazione degli adempimenti.
Per questo saranno create due nuove divisioni:
– la Divisione Servizi che a livello centrale dovrà realizzare l’integrazione di tutti i servizi fiscali,
– la Divisione Contribuenti che si prefigge un approccio per tipologia di soggetto, al fine di favorire una migliore conoscenza dello stesso ed un’azione più mirata di controllo.
Il paradigma (forse) sta davvero cambiando anche in Italia!
Come precedentemente scritto, la legislazione dovrebbe seguire lo sviluppo della tecnologia per raggiungere gli obiettivi di politica economica e, tra gli altri, anche la crescita degli investimenti. A volte la tecnologia potrà avere un impatto diretto sulla soluzione legale, e per questo la legislazione dovrà seguire, favorire ed incentivare la tecnologia!
È davvero necessario introdurre e far utilizzare diverse procedure fiscali quando, con la disponibilità di dati interoperabili basati su standard internazionali già presenti nei sistemi informativi dell’amministrazione fiscale, può essere semplificata con una sola soluzione l’esecuzione dell’adempimento?
È ancora necessario oggi che il contribuente possa ottenere un certificato fiscale solo andando di persona nell’ufficio dell’amministrazione fiscale e riceverlo in forma cartacea?
Nel preparare il quadro legislativo, il legislatore deve tenere conto di tutte le questioni e scegliere un’opzione che produca risultati efficaci per entrambe le parti.
La legislazione fiscale sta anche affrontato cambiamenti nel mondo degli affari legati all’economia digitale. Le piattaforme digitali e la loro tassazione, le stabili organizzazioni, la definizione di luogo fisso di affari, il pagamento di imposte e tasse con criptovalute… tutto questo è diventato una sfida!
E per tutte queste sfide, il legislatore fiscale deve essere pronto, e deve agire (ri)conoscendo le possibilità tecniche e lo sviluppo tecnologico di oggi, monitorando anche i risultati tecnologici che ora si trovano solo ad uno stadio d’implementazione.
Il possibile sviluppo dell’intelligenza artificiale, incorporando il potenziale umano cognitivo nei robot, influirà sicuramente in futuro la legislazione fiscale, indipendentemente dai vincoli morali che possono sorgere.
Cosa pensano di tutto questo i candidati alle elezioni politiche del 4 marzo?
Che programmi hanno preparato su questi specifici temi?
Noi come cittadini vogliamo che lo Stato sia pronto a semplificare la vita e gli adempimenti tributari grazie all’impiego diffuso della tecnologia ed il pieno rispetto dello Statuto dei diritti del contribuente.
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