DOMANDA
Premesso che è nostra intenzione inviare allo SDI anche le fatture elettroniche che emetteremo ai nostri clienti esteri, chiediamo se sarà possibile inviare in formato XML anche le fatture che riceveremo dai nostri fornitori esteri, dai minimi e dai forfettari.
Se la risposta è positiva, potete indicarci la procedura da seguire?
Ringraziamo anticipatamente per la risposta e porgiamo cordiali saluti.
Dott. Enrico Urbani
RISPOSTA
Il provvedimento n. 89757 del 30 aprile 2018 del Direttore dell’Agenzia delle Entrate, ai punti 9.1 e 9.2, prevede che
“Con riferimento alle operazioni di cessione di beni e di prestazione di servizi effettuate e ricevute verso e da soggetti non stabiliti nel territorio dello Stato, gli operatori IVA residenti trasmettono le seguenti informazioni secondo il tracciato e le regole di compilazione previste dalle specifiche tecniche allegate al presente provvedimento: i dati identificativi del cedente/prestatore, i dati identificativi del cessionario/committente, la data del documento comprovante l’operazione, la data di registrazione (per i soli documenti ricevuti e le relative note di variazione), il numero del documento, la base imponibile, l’aliquota IVA applicata e l’imposta ovvero, ove l’operazione non comporti l’annotazione dell’imposta nel documento, la tipologia dell’operazione. La comunicazione di cui al precedente punto è facoltativa per tutte le operazioni per le quali è stata emessa una bolletta doganale e quelle per le quali siano state emesse o ricevute fatture elettroniche secondo le regole stabilite nei punti precedenti.”
Quindi, la trasmissione al sistema di Interscambio dell’intera fattura emessa, in un file nel formato xml-SdI e compilando solo il campo “CodiceDestinatario” con il codice convenzionale “XXXXXXX”, sostituisce l’obbligo di trasmissione mensile delle operazioni cosiddette transfrontaliere. Ne consegue che la sua soluzione mi sembra formalmente corretta e opportuna.
Sotto il profilo del ciclo passivo, lei evidenzia una lacuna che le norme hanno generato per venire incontro alle esigenze di soggetti marginali o che, comunque, non potrebbero emettere fatture elettroniche. Ciò tuttavia – a mio modesto avviso – penalizza la razionale gestione del ciclo passivo, che, se non dovesse cambiare nulla, sarà in parte digitale (con la ricezione delle fatture elettroniche) ed in parte analogico (con la ricezione di fatture analogiche).
Io auspicherei un intervento normativo che, quanto meno facoltativamente, prevedesse che il soggetto che riceve fatture analogiche possa generare una “autofattura elettronica”, in modo da standardizzare il ciclo passivo e i relativi adempimenti.
Per porre domande a Salvatore De Benedictis sul tema “Fatturazione Elettronica e Conservazione Digitale” è possibile inviare le proprie domande a: esperto@agendadigitale.eu