In Italia non è ancora possibile pagare in via telematica (online) il contributo per il rilascio del passaporto. Bisogna ancora recarsi fisicamente all’ufficio postale. Il ministero dell’Interno non ha colto nemmeno il covid-19 come occasione di adeguarsi all’obbligo di pagamenti elettronici via PagoPa, che va rispettato entro il 30 giugno. Termine più volte rimandato dalle norme. Forse lo sarà anche stavolta. Forse no e il ministero sarà a tutti gli effetti inadempiente.
In ogni caso, converrete con me che una simile prassi non è esattamente il massimo della modernità: in tempi di Covid, poi, la classica beffa che si somma al danno.
Ne parlavo già in un tweet ha ricevuto centinaia di “mi piace”, numerose condivisioni e interessanti commenti, stimolando in me qualche ulteriore riflessione che vorrei condividere con i lettori di Agenda Digitale.
Desi 2020, disastro della cultura italiana
L’indice DESI 2020, da poco pubblicato, restituisce la foto del disastro italiano in termini di digitalizzazione: relegati in fondo alla classifica (con le sole, lodevoli, eccezioni del 5G e, in parte, della connettività), siamo sprovvisti di competenze digitali e con una bassissima propensione all’uso dei servizi online della pubblica amministrazione.
Qui il primo paradosso italiano: al contrario di quanto si pensi, la P.A. italiana espone un numero di servizi online al di sopra della media UE, ma i cittadini non li usano. Un problema di analfabetismo digitale, senz’altro, ma anche del modo burocratico in cui questi servizi sono stati concepiti.
Per anni, la digitalizzazione della pubblica amministrazione è stata interpretata come il trasferimento online della stessa identica burocrazia analogica: in sostanza, si è replicato in Rete, quello che accadeva negli uffici, tra timbri, visti e marche da bollo.
Se il passaporto non lo si può pagare online: solo via bollettino
La storia del bollettino per il passaporto che puoi pagare solo all’ufficio postale e solo di persona è la sintesi di quell’approccio: non c’è una sola ragione tecnica per cui ciò debba avvenire, ma avviene e ne siamo sopraffatti, come cittadini e come consumatori.
Qualcosa deve cambiare. E cambierà. Forse pochi ricordano che siamo a 13 giorni da una rivoluzione attesa da tempo: dal 30 giugno, infatti, ai sensi dell’art. 65, comma 2, del D.Lgs n. 217/2017 come da ultimo modificato dal D.L. n. 162/2019 (Decreto Milleproroghe), le pubbliche amministrazioni dovranno adottare e utilizzare in via esclusiva la piattaforma pagoPA per consentire i pagamenti in via telematica da parte dei cittadini.
Ed allora il bollettino postale del mio tweet andrà in soffitta o quanto meno dovrà essere affiancato da modalità più consone al ventunesimo secolo. Naturalmente, occorrerà vigilare ed è bene che le organizzazioni dei consumatori e degli utenti attuino dal 1 luglio un monitoraggio costante per verificare che la norma sia stata adempiuta e, in caso contrario, avviino tutte le azioni necessarie per stimolare la PA ad essere rispettosa della legge. Cosa che, ça va sans dire, farò senza dubbio personalmente, se non altro per una questione di puntiglio, per quanto concerne il fatidico bollettino, ove poi il governo cogliesse anche l’occasione per eliminare del tutto la gabella saremmo certamente tutti più felici.
Ripartiamo dall’APP IO
Possiamo, però, fare di più: come ricordavo prima, c’è un problema di usabilità dei servizi online della pubblica amministrazione che può essere ovviato diffondendo uno strumento dalle potenzialità straordinarie come l’app IO.
Facile da usare, intuitiva, è una delle migliori intuizioni dell’era Piacentini: un’amministrazione digitale efficiente non ti obbliga ad andare, sia pur virtualmente, nei diversi uffici ma porta gli uffici da te, tutti in un unico posto.
Un’amministrazione digitale efficiente non impone di ricordare le scadenze, ma automatizza i processi e bussa alla porta dello smartphone del cittadino quando deve fare un adempimento o quando ha l’opportunità di chiedere una prestazione (come sta avvenendo in queste ore con il voucher vacanze). Potremmo dire che una buona PA rispetta anche le scadenze a lei imposte dalle norme. Ma forse è chiedere troppo.
Se vogliamo, davvero, recuperare posizioni nell’indice DESI, è bene che lo stato metta il cittadino al centro: le amministrazioni si sbrighino ad abbandonare i loro feudi e traghettino i loro servizi su IO. Ne beneficeranno i cittadini e ne beneficeranno anche i vertici politici di quelle amministrazioni, in termini di dividendo elettorale quando sarà il momento.
Passaporto elettronico e burocrazia molto analogica: il paradosso italiano