Il commento

PNRR, Potti (Confindustria): “Per l’innovazione tante risorse ma poca strategia”

Il PNRR destina circa 50 miliardi di euro all’innovazione, considerando le risorse per PA, infrastrutture, Transizione 4.0, Tecnologie satellitari ed economia spaziale: il modo in cui i temi sono trattati sembra però mancare di una visione strategica

Pubblicato il 13 Mag 2021

industria4.0

Qualcuno l’ha definita la rivoluzione che cambierà l’Italia: si tratta del piano del Governo Draghi sul digitale, circa 50 miliardi di euro dedicati all’innovazione. Eppure non basteranno nemmeno questi soldi, che pur rappresentano una cifra enorme, per fare davvero il cambiamento. Pensate quanto gap ci portiamo addosso rispetto al resto d’Europa (specie i Paesi del Nord) e del mondo. Probabile il piano regga, a patto che il PNRR sappia innescare risorse di investimento delle imprese. Ma proviamo a capire di più.

I fondi per la digitalizzazione nel PNRR

I segmenti sono: la PA digitale (9,75 miliardi di Euro); le infrastrutture (6,31 miliardi di Euro); Tecnologie satellitari ed economia spaziale (300 milioni di Euro). Ma il capitolo più pingue è quello di Transizione 4.0 (budget 24,30 miliardi di Euro)

PA digitale contiene, oltre agli investimenti, le vere riforme che si chiamano: migliori i servizi a cittadini e imprese aumentando la produttività, riduzione della burocrazia e competenze e conoscenza del digitale. Una Pa davvero digitale e sburocratizzata significa poi azzeramento dei ritardi nei pagamenti ai fornitori, problema gravissimo per chi lavora con il pubblico, specie per PMI (Piccole e Medie Imprese e partite Iva, ovvero coloro che non possono certo fare da cassa per lo Stato.

Il capitolo infrastrutture significa ovviamente banda larga e 5G, la precondizione per l’utilizzo di internet e delle tecnologie abilitanti. Draghi nel suo piano dichiara nel Pnrr che l’obiettivo è “portare la connettività a 1 Gbps a circa 8,5 milioni di famiglie” nelle aree attualmente scarsamente servite o non servite. Va anche rilevato che rispetto al 5G, il governo ha aumentato le risorse a disposizione se si guarda alla prima versione del Piano. Ma nella guerra per il controllo della rete o delle reti (come preferisce la UE) ìl vero problema saranno le scaramucce degli operatori e l’avvio degli investimenti e l’installazione di migliaia di antenne 5G nei vari comuni. Il nostro Paese si dimostrerà pronto ad evitare la facile demagogia sull’inquinamento elettromagnetico che accompagnerà il Piano Infrastrutture

Nel Pnrr trova poi il giusto spazio un progetto strategico per potenziare i sistemi di osservazione della terra per il monitoraggio dei territori e dello spazio extra-atmosferico. Oltre a progetti per rafforzare le competenze nella space economy. Soluzioni che consentono di raccogliere una mole incredibile di dati utili in diversi ambiti: pensiamo all’agricoltura smart o alla smart mobility.

I fondi per Transizione 4.0

Ma eccoci a Transizione 4.0. Nella Missione 1 del Pnrr si parla anche di “promuovere l’innovazione e la digitalizzazione del sistema produttivo” e per farlo il governo metterà sul piatto ben 24,30 miliardi. Così da aiutare le aziende, dalla manifattura ai servizi, ad implementare le nuove tecnologie. Il programma Transizione 4.0 va proprio in questa direzione. Dobbiamo però anche dirci che sarà determinante per la buona riuscita del Piano che le imprese reagiscano rapidamente e che siano capaci di sfruttare al meglio le possibilità che offrono le agevolazioni fiscali.

Sappiamo bene che la disgrazia del Covid ha prodotto anche una buona notizia, ovvero ha avvicinato tantissime persone al digitale, circa 10 milioni di italiani hanno scoperto l’e-commerce, il delivery, le videoconferenze. In teoria le nostre PMi dovrebbero essere adatte ai tempi perché flessibili e quindi in grado di adeguarsi al mercato, ma gli imprenditori italiani devono essere rapidi e avere un piano una strategia per la propria azienda sul digitale e sui processi produttivi, non vivere le cose all’ultimo momento. Questa sfida non ammette errori.

La riflessione: mancanza di strategia

Infine segnalo che, anche nell’ultima versione del PNRR, le varie tematiche sono trattate in modo a dir poco sommario, certamente non strategico. Mi rendo conto che per il Governo Draghi era piuttosto difficile modificarlo in così poco tempo, anche visto che le strutture organizzative dei ministeri non sono cambiate. Sembra che anche la Commissione Europea abbia sollevato obiezioni in tal senso e il Presidente Draghi ha dovuto garantire che provvederà a fare una gestione adeguata. Speriamo perciò che i singoli investimenti vengano attuati con una adeguata organizzazione e visione strategica.

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