Atti telematici

Processo penale con atti digitali, tre cose da fare per accelerare

Aspetto fondamentale del processo penale telematico, accanto allo sviluppo di un ecosistema di app, è quello di ottimizzare la digitalizzazione degli atti

Pubblicato il 24 Ott 2017

Luigi Petrucci

giudice presso il Tribunale di Palermo e responsabile per l’Innovazione del Distretto di Palermo nel settore penale

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La dematerializzazione dei fascicoli cartacei è un aspetto imprescindibile e cruciale del processo penale telematico. Molti tribunali hanno optato per l’app TIAP (Trattamento Informatizzato Atti Penali) e in tutta Italia si sono già organizzati corsi di formazione.

L’iter di digitalizzazione degli atti andrebbe ottimizzato mediante:

1) un chiarimento della funzione che si intende assegnare alla dematerializzazione del fascicolo (fascicolo digitale di cortesia, con copie di alcuni degli atti più rilevanti del processo, o fascicolo informatico, integralmente sostitutivo di quello cartaceo);

2) l’ottimizzazione delle prassi di dematerializzazione;

3) un forte coordinamento fra tutti gli uffici per uniformare i comportamenti (considerato il fisiologico passaggio dei fascicoli da un ufficio all’altro).

In questa prospettiva mi sembrano importanti l’utilizzo di PEC-TIAP (Trattamento Informatizzato Atti Penali) in luogo di SNT (Sistema Notifiche Telematiche) ed il trasferimento automatico dei verbali stenotipici, attualmente consultabili sul Portale nazionale per la Documentazione degli Atti Processuali, in TIAP (allo stato possibile solo a prezzo di numerosi errori di indirizzamento dei verbali).

Diventa sempre più insostenibile la chiusura delle App all’interno della R.U.G. per i soggetti abilitati interni ed esterni. L’integrazione delle funzioni del TIAP e del Portale per la Documentazione comporterebbe uno sgravio notevolissimo per gli uffici deputati al rilascio delle copie degli atti, enormi facilitazioni nello studio del fascicolo e nella disponibilità dello stesso in carcere, dove pure si svolgono numerose udienze penali (spesso relative a processi molto complessi). L’integrazione potrebbe rappresentare anche una possibilità di acquisire le notizie di reato native digitali nel rispetto della normativa vigente.

Gli Uffici distrettuali della Sorveglianza, per i Minorenni e le Sezioni per le Misure di Prevenzione hanno app dedicate che non dialogano fra loro, né con i sistemi della cognizione penale, nonostante l’evidente necessità di interconnessione dei dati. Tutte queste app non sono sviluppate, in attesa dell’integrazione nel sistema unico ed unitario.

Un cenno va fatto alle due app che (in modo alternativo) servono gli Uffici di prevenzione: anche il più nuovo SIT-MP (Sistema Informativo Telematico delle Misure di Prevenzione) andrà completamente rifatto per adeguarsi alla recente riforma del Codice Antimafia. Un’altra tegola su un settore nel quale in alcune sedi si è avuto a dicembre 2015 un crollo della precedente App SIPPI (Sistema Informativo Prefetture e Procure dell’Italia meridionale). Nel Distretto di Palermo (che da solo quota circa un 1/3 dei beni sequestrati a livello nazionale) è seguito anche il blocco della app, che ha ripreso a funzionare solo di recente.

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