Gli NFT hanno un importante ruolo nella digitalizzazione del mondo della moda, forniscono, per esempio, nuove soluzioni digitali in materia di diritto d’autore anche con riferimento alla registrazione di bozzetti e modelli. Risultano, in generale, un asset strategico sebbene gli NFT non possano ancora essere considerati uno strumento a impatto zero.
L’arte all’epoca del web 3.0: le potenzialità NFT e il nodo contraffazione
NFT, come si applicano al mondo della moda
Una prima applicazione degli NFT nella filiera della moda è legata al phygital. Si tratta del caso in cui un consumatore che acquista un prodotto fisico come un capo d’abbigliamento, riceverà contemporaneamente un NFT che rappresenta lo stesso prodotto ma in formato digitale sulla blockchain che potrà poi utilizzato in contesti di realtà aumentata o nelle arene di gioco virtuali.
Un’ulteriore applicazione degli NFT riguarda la fusione tra l’industria dei videogiochi e quella della moda. Questa combinazione offre opportunità illimitate per la creatività, che andrà oltre i limiti fisici dell’industria della moda, coinvolgendo avatar di qualsiasi forma e desiderio. Le collaborazioni più importanti in questo campo sono state realizzate da The North Face, Gucci, Balenciaga, Prada e tanti altri brand di lusso con attori del mondo videoludico, come Pokemon Go, Honor of Kings, Fortnite e GTA. Tra le collaborazioni più di successo dovrà sicuramente essere menzionata altresì quella trae Ralph Lauren e Snapchat nonché la collaborazione tra Balenciaga e Fortnite che ha permesso di acquistare abiti ispirati a vari design Balenciaga per il mondo ludico.
Dolce e Gabbana hanno anche rilasciato una collezione digitale composta da nove capi di abbigliamento NFT, chiamandola “Genesis Collection” che è stata venduta per circa 5,7 milioni di dollari, diventando così la collezione digitale più costosa di sempre. Moda, digital, gaming e NFT sono le parole chiave delle case di moda per avvicinarsi alla Gen – Z, migliorare il customer journey e ridurre gli impatti derivanti dalla pandemia di Covid -19 e, naturalmente, per guidare la trasformazione digitale nel sistema moda.
Collaborazioni tra moda e crypto artist
Molte sono le collaborazioni tra brand di moda e artisti digitali anche per offrire servizi ed esperienze unici per eventi e occasioni esclusivi, coinvolgendo anche gli influencer e la loro community. Tra le principali collaborazioni:
- RTFKT e l’artista digitale Fewocious per la realizzazione di sneakers e relativi NFT, sold out con un utile di 3,1 milioni di dollari;
- gli accrediti per la Paris Fashion Week accompagnati dagli NFT di Richard Haines, il famoso illustratore di moda;
- nel 2019, The Fabricant e Cartlings hanno collaborato per creare la prima tuta blockchain solo digitale, venduta per 9.500 dollari.
Da citare anche le sneakers digitali di Gucci. Gucci ha lanciato sul mercato un paio di sneakers al prezzo di 12,99 euro. Erano solo scarpe da ginnastica virtuali e, tecnicamente, un token non fungibile. Progettate dal direttore creativo di Gucci, Alessandro Michele, le scarpe da ginnastica NFT possono essere acquistate tramite Wanna Kicks, un’innovativa App che utilizza la realtà aumentata (“AR”), attraverso la quale, grazie a un filtro 3D, l’utente può, non solo , indossare scarpe virtualmente virtuali, ma anche fotografarsi con il nuovo acquisto.
Profili giuridici
Gli usi delle NFT sono davvero molteplici. Nel nostro ordinamento, le opere creative legate alla moda possono trovare, in generale, due principali forme di tutela ed in particolare:
- la tutela derivante dal diritto d’autore;
- la tutela derivante dall’art. 31 del Codice della Proprietà Intellettuale, secondo il quale la registrazione di un disegno o modello conferisce al titolare il diritto esclusivo di utilizzarlo e di vietarne a terzi l’uso senza il suo consenso.
Se è vero che il diritto d’autore nasce con la creazione dell’opera, è altrettanto vero che il diritto d’autore è spesso il fulcro del contenzioso. L’utilizzo della tecnologia blockchain – che è stata regolamentata nel nostro ordinamento attraverso l’art.8 ter del Decreto Semplificazioni 2019, potrebbe essere uno strumento adeguato per certificare la paternità dell’opera e la sua datazione. L’autore (e quindi lo stilista o il disegnatore o anche la maison) potrebbe depositare nella blockchain NFT di un suo bozzetto, in modo da prestabilire una prova circa la data di creazione e il suo contenuto.
In altre parole, il deposito di tale NFT nella blockchain consentirebbe almeno di stabilire una presunzione circa la paternità di quell’opera (di quel bozzetto, di quel capo di abbigliamento) al fine di avere una maggiore tutela in un ipotetico giudizio dove l’autore deve provare la paternità o la data di creazione dell’opera.
Utilizzo sostenibile degli NFT
Il caso Givenchy è un uso notevole degli NFT in modo etico e sostenibile. Givenchy ha creato un set di 15 NFT, tutti coniati su Polygon, un network eco-sostenibile compatibile con Ethereum in collaborazione con l’artista grafico Chito, messo all’asta su Open Sea. Il ricavato dell’asta NFT andrà al partner di beneficenza di Givenchy, The Ocean Cleanup, una tecnologia senza scopo di lucro in via di sviluppo per eliminare l’inquinamento da plastica da mare e oceani. Il viaggio di Givenchy nel mondo delle NFT e del social engagement continua, come aveva già dimostrato attraverso il supporto alla comunità LGBTQIA+ durante il mese del pride, lanciando un progetto senza precedenti: il brand ha deciso di collaborare con il gallerista londinese Amar Singh e il collettivo di artisti Rewind per creare un’opera d’arte digitale che sarà venduta a beneficio dell’associazione “Le MAG Jeunes”.
Intitolata “Pride”, l’opera d’arte realizzata da Rewind Collective per Givenchy Parfums è una serie di ritratti animati reinterpretati digitalmente nei colori dell’arcobaleno, che simboleggiano la diversità, l’affermazione dell’identità e la lotta per la parità di diritti. Esprimendo così l’impegno di Givenchy per un tipo di bellezza più diversificato, più inclusivo e universale. L’uso della tecnologia blockchain, tuttavia, ha delle implicazioni in termini di impatto ambientale. Soprattutto il processo di coniazione comporta notevoli emissioni inquinanti. Finora si è ritenuto che il consumo generato dalla tecnologia blockchain sia necessario per il garantire il corretto funzionamento del meccanismo di validazione e consenso dei nodi sviluppati su una tecnologia basata su Proof of Work. Solo il processo di creazione di Bitcoin, secondo una ricerca dell’Università di Cambridge, utilizza più elettricità rispetto a paesi come Argentina, Svezia o Pakistan[1]
Gli NFT, che derivano dallo stesso principio applicativo e meccanico, non sono da meno e da tempo sono oggetto di critiche in quanto non ecosostenibili. Si stima che la creazione di un singolo NFT produca in media lo stesso inquinamento di un viaggio di 800 chilometri in un’auto a benzina. È probabile che gli NFT aggraveranno ulteriormente questa situazione a meno che non vengano trovate alternative all’attuale processo di creazione. Attualmente gli NFT utilizzano Ethereum (seconda in capitalizzazione dietro ai Bitcoin) per creare i token unici che li caratterizzano, sfruttando un processo estremamente inquinante data la potenza di calcolo richiesta dai computer in rete.
Il caso della piattaforma ecosostenibile Musa
Pertanto, il loro vero successo e la loro futura applicazione dipendono anche dalle innovazioni in termini di sostenibilità tecnologica. È stata quindi presentata una nuova piattaforma NFT ecosostenibile: MUSA. Si tratta di un marketplace NFT italiano a impatto zero, realizzato con il supporto tecnologico di Blockchain Italia. La blockchain su cui MUSA crea (o meglio “mina”) gli NFT è Algorand, che può essere considerata una tecnologia altamente ecologica, perché il suo meccanismo di consenso permette alla rete decentralizzata di convalidare transazioni praticamente senza consumo di energia.
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Note
- University of Cambridge Bitcoin Electricity Consumption Index 2020 ↑