L'analisi

Riforme PNRR, tutte le priorità da affrontare: dalla Giustizia al Codice appalti

Per la corretta attuazione del PNRR e l’utilizzo proficuo delle ingenti risorse previste sono necessarie riforme strutturali che toccano diversi ambiti: tra questi la Giustizia, il Procurement e la modernizzazione della PA

Pubblicato il 21 Giu 2021

Giuseppe Arleo

coordinatore dell’Osservatorio Next Generation sul Recovery Fund del think tank Competere.Eu

digital markets act

L’opportunità rappresentata dal PNRR è sicuramente più unica che rara per il rilancio delle imprese nel nostro Paese ma, per una corretta attuazione del Piano, si rendono necessari sicuramente una serie di riforme che non sono più rimandabili e che riguardano molti asset del nostro Paese. Il meccanismo del Piano, basato su milestone e target, quindi su obiettivi qualitativi e quantitativi, necessita di un massimo rigore e precisione che finora, nell’attuazione dei fondi europei, molto spesso non si è registrato. Il Piano, composto da 135 investimenti e 51 riforme da effettuare entro scadenze prefissate e cadenzate nei prossimi 6 anni come delineato dalla 2.500 pagine contenenti le schede ovvero i 419 obiettivi da raggiungere.

Gli obiettivi da raggiungere in termini di investimenti e riforme, quindi, sono di due tipi. Quantitativi, denominati target, che sono relativi ad esempio al numero di persone da assumere nella gestione dei fondi pubblici, ridurre il numero di casi nei tribunali e poi vi sono gli obiettivi qualitativi, i cosiddetti milestone che invece riguardano l’approvazione di leggi, semplificazioni e riorganizzazioni. Per loro natura, quindi, sembrerebbe che i milestone, individuati in 205 operazioni siano da attuare in prima del raggiungimento dei target quantificati in 214 operazioni.

Il caso dei Fondi di coesione

La considerazione che ne deriva è quindi una assoluta necessità di attuare una serie di riforme, anche in brevissimo periodo, che siano elemento di rottura rispetto alla gestione dei fondi pubblici finora avuta nel nostro Paese. L’esperienza dei “Fondi di Coesione”, composti dal Fondo di Sviluppo Regionale, Fondo di Coesione e Fondo Sociale Europeo, ha posto in risalto come la macchina amministrativa nella gestione dei fondi pubblici non funziona alla perfezione, tranne sparuti casi, e il problema è da registrare sia nella fase strategica che operativa, e necessita di correttivi molto incisivi al fine di non vanificare l’importanza dei fondi in arrivo.

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Ineludibile il fatto che per avere elevata qualità e velocità nell’attuazione dei programmi occorrono una serie di riforme strutturali riguardanti diversi settori. Innanzitutto si rende necessaria una forte azione che elimini al massimo la burocrazia rivolto quindi a spingere verso la semplificazione in modo da attuare buone e veloci prassi che siano utili per far capire a Bruxelles come si è invertita la rotta rispetto al passato. Senza una profonda riforma fiscale, da un lato necessariamente più giusta e dall’altra più chiara e semplice, meno oppressiva per il tessuto economico e imprenditoriale, non si potrà avere uno slancio importante da parte del settore imprenditoriale e, di riflesso, anche di quello dei consumi da parte delle famiglie. In questo caso la riforma non può essere relativa alle singole imposte e tasse, altrimenti si corre il rischio di avere squilibri di bilancio, ma occorre una riforma quanto più armonica e organica possibile in modo da rispettare l’equilibrio di bilancio da un lato e aiutare il mondo delle partite Iva dall’altro.

La necessità di rivoluzionare la Giustizia

Chiaramente occorrerà effettuare altre riforme strutturali di primaria importanza a partire dalla Giustizia, più rapida e certa sia per il processo civile che una revisione attenta di quello fallimentare. Il poter avere una riforma del codice della crisi rappresenterebbe sicuramente una riforma strutturale che se in passato non era più rimandabile oggi diventa assolutamente necessaria per la presenza da oltre 12 mesi della pandemia che ha messo in ginocchio le nostre imprese.

Puntare al rilancio della PA

Ancora è sicuramente necessaria una nuova rivitalizzazione della Pubblica Amministrazione, un Piano di rafforzamento amministrativo nazionale, che oltre ad una profonda sburocratizzazione non può fare a meno di un importante ringiovanimento a fronte dell’età media dei dipendenti pubblici tra le più alte d’Europa con 51 anni. Una delle criticità maggiormente riscontrata nella gestione dei fondi pubblici da parte della Pubblica Amministrazione riguarda l’affidamento del processo di gestione completamente al personale amministrativo, mediamente il più anziano d’Europa, con solo 4 laureati su 10 ed a volte nemmeno nelle discipline tecniche o comunque poco formati nel settore quindi con competenze limitate nella gestione dei progetti complessi e addirittura molte volte concentrato su dinamiche a breve periodo presenti nelle amministrazioni locali.

A tal riguardo quindi il forte piano di reclutamento di personale, con regole semplificate, anche e soprattutto nel settore della progettazione europea, può essere di forte aiuto a condizione che però si lavori con professionalità formate e incisive sulla materia dei fondi europei e che il personale sia impegnato in maniera esclusiva e pluriennale sulla progettazione e rendicontazione dei fondi.

I cambiamenti al Codice appalti

Nello stesso modo sarà importante mettere mano finalmente al codice appalti agendo sulle tempistiche, da un lato sicuramente dovranno essere più celeri ma sicuramente dall’altro dovranno essere certe e sicure. È quindi non più rinviabile un rinnovamento profondo del codice appalti che renda più efficace e veloce il meccanismo delle autorizzazioni e le procedure di spesa per quanto riguarda le Regioni e gli Enti locali ad oggi poco snello con l’attuale normativa. Sarà quindi fondamentale tagliare passaggi inutili ed eliminare le sovrapposizioni di competenze, tempi certi ma anche collaborazione tra i vari Ministeri ed Enti territoriali affinché ci sia efficienza nel processo decisionale. Il sistema di programmazione e tempistiche di attuazione implicano un coordinamento tra “programmazione e attuazione” tenendo comunque presente come gli Enti territoriali, a partire dalle Regioni e Province autonome, hanno competenze esclusive assegnate dalla Costituzione in molti temi e settori interessati dai Fondi in arrivo pertanto le decisioni vanno coordinate anche a livello territoriale con le Istituzioni competenti avendo, quindi, anche la possibilità di un rafforzamento di visione investendo chi ha una visione più vicina alle problematiche.

Sicuramente anche la messa a terra a valle, da parte delle imprese o comunque degli Enti territoriali, ha bisogno di una profonda innovazione nelle procedure, non è più sostenibile per i beneficiari dei fondi avere dei meccanismi di rendicontazione, o anche di attesa di risposte sulle richieste degli incentivi, caratterizzati da tempistiche lunghe perché non si attuano meccanismi semplificati rivolti ad evitare duplicazioni di informazioni, come ad esempio le autocertificazioni in sede di accesso ai fondi pubblici o anche in sede di rendicontazione. Esse, sfruttando la legislazione nazionale sulle responsabilità nelle false dichiarazioni, possono essere un valido strumento per snellire le procedure ed al tempo stesso garantire il presidio di legalità sempre fondamentale ed ineludibile.

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