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Tax control framework, perché gestire in via preventiva il rischio fiscale



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Gestire in modo efficace e preventivo il rischio fiscale è una priorità per evitare alle aziende gravi conseguenze patrimoniali e reputazionali: il Tax control framework ha un ruolo importante nel garantire la compliance

Pubblicato il 20 dic 2024

Leonardo Bertani

avvocato Complegal



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La gestione del rischio fiscale è un tema di primario interesse per le imprese, tenuto conto delle gravi conseguenze patrimoniali e reputazionali che possono incombere sulle società e sui propri amministratori in caso di accertamento di violazioni tributarie.

In questo senso sta assumendo una crescente importanza lo strumento del Tax Control Framework (TCF), ossia il sistema di controllo interno del rischio fiscale che ne consente la rilevazione, misurazione, gestione e controllo.

Gli obiettivi del Tax control framework

Fortemente caldeggiato dalle fonti europee ed internazionali, ed in particolare dall’Organizzazione per la Cooperazione e per lo Sviluppo Economico (OCSE), il TCF consente un’accurata e trasparente gestione dei rischi fiscali da parte dell’impresa e la sua conformità alle norme fiscali.

La finalità dello strumento è infatti quella di identificare e gestire i rischi fiscali in modo proattivo, con un focus sulla prevenzione piuttosto che sulla correzione degli errori, di modo tale da intercettare e rilevare potenziali rischi fiscali (come, ad esempio, la gestione dei transfer pricing, delle detrazioni fiscali, dei crediti d’imposta o delle transazioni internazionali), prima che diventino problematici.

In questo modo si riduce la probabilità di incorrere in errori o omissioni nelle dichiarazioni fiscali e, quindi, di dover affrontare contenzioni fiscali o addirittura procedimenti penali, che possono rivelarsi assai lunghi e complessi e comportare ingenti costi per l’impresa.

Tax control framework: gli impatti

Ed è proprio in quest’ultima prospettiva che il TCF spiega i suoi effetti più rilevanti, quale efficace strumento di compliance da esibire agli organi ispettivi dell’Amministrazione Finanziaria, nell’eventualità di una verifica fiscale, in un’ottica di cooperazione e trasparenza.

La sua adozione e la sua efficace attuazione, infatti, sono in grado di minimizzare il rischio di un esito infausto delle eventuali attività di controllo condotte dagli enti preposti (principalmente, Agenzia delle Entrate e Guardia di Finanza).

In più, il TCF può aiutare a standardizzare e ottimizzare i processi fiscali all’interno dell’organizzazione, con una chiara definizione delle responsabilità, delle procedure e degli strumenti da utilizzare per la gestione delle attività fiscali. Ne consegue una maggiore efficienza operativa, con una gestione più razionale delle risorse e una riduzione dei costi interni.

Infine, l’implementazione del TCF è anche requisito imprescindibile per poter aderire al regime di adempimento collaborativo (c.d. cooperative compliance), come sarà meglio illustrato più avanti. Come si può notare, quindi, i vantaggi connessi alla sua adozione si esplicano indifferentemente con riferimento ai grandi player così come alle PMI, seppure si rileva che, sino ad oggi, lo strumento ha attirato principalmente l’interesse delle imprese di rilevanti dimensioni.

I contenuti di un Tax Control Framework efficace

In merito alla strutturazione del TCF ed ai suoi requisiti minimi è in corso una collaborazione tra l’Organismo Italiano di Contabilità (Oic) e l’Agenzia delle Entrate, nell’ambito della quale è stato istituito un tavolo tecnico per definire le linee guida con le indicazioni per la costruzione e l’aggiornamento di un efficace Tax Control Framework e per la sua certificazione.

Come costruire un modello adatto

Nell’attesa di indicazioni chiare e dettagliate provenienti dalle istituzioni, le best practices del settore suggeriscono di costruire un Modello che si sviluppi a partire dalla mappatura e valutazione dei rischi fiscali della Società (con particolare riferimento ai rischi fiscali – adempimento e ai rischi fiscali interpretativi) e dalla definizione dei ruoli e delle responsabilità in materia fiscale. Il TCF dovrebbe poi prevedere un documento di strategia fiscale, ove siano descritte le linee guida ed i principi ispiratori della Società nella gestione delle tematiche fiscali ed in particolare del rischio a queste associato.

Quindi, dovranno essere predisposte apposite procedure di controllo fiscale, da elaborare all’esito di un processo di valutazione critica del sistema di controllo interno e dopo aver individuato ruoli e responsabilità. Per le imprese che operano in contesti internazionali o che effettuano transazioni intercompany con interlocutori internazionali, il TCF potrebbe ad esempio includere procedure per gestire i prezzi di trasferimento e rispettare le normative fiscali dei diversi paesi. Al fine di garantire l’effettività del Modello, dovrà essere assicurata e documentata la periodica attività di reporting dal tax risk management (interno o esterno) ai vertici aziendali.

In considerazione della notevole frequenza e dell’impatto delle continue modifiche legislative in materia tributaria, l’efficace attuazione del TCF non potrà evidentemente prescindere dal suo costante monitoraggio e dallasua adattabilità al contesto normativo esterno, oltre che al contesto organizzativo interno.

L’integrazione con altri strumenti di compliance

Ove l’impresa sia dotata di ulteriori strumenti di compliance – ad esempio, il “Modello 231” – è essenziale prevedere la necessaria integrazione tra il Tax Control Framework ed il Modello, anche in considerazione del fatto che a partire dal 2021 molti reati tributari sono stati inclusi nel catalogo dei reati presupposto che possono determinare la responsabilità amministrativa della Società ex d.lgs. 231/2001.

Consigliabile, quindi, l’elaborazione di un sistema integrato che tenga conto delle specifiche peculiarità dei due diversi contesti: se da un lato infatti il Modello 231 presidia tutti i rischi-reato e non soltanto i rischi relativi ai reati fiscali, dall’altro lato il perimetro del TCF si estende sino a ricomprendere ogni procedura e controllo rilevante in materia fiscale, presidiando quindi, oltre ai rischi connessi ai reati tributari 231, anche quelli relativi ai reati tributari non contemplati dalla normativa 231, nonché agli illeciti tributari puniti con la sola sanzione amministrativa.

Infine, data la natura trasversale dei rischi fiscali, appare fondamentale che il TCF sia correttamente integrato anche con i presidi di compliance in ambito ESG e bilancio di sostenibilità.


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