agrifood e DLT

Tracciabilità e blockchain: le sfide nella filiera agroalimentare

L’eccellenza del Made in Italy in campo agroalimentare ha molto da guadagnare dalla blockchain. Ben vengano quindi le iniziative del Governo per la creazione di una Smart Nation, in cui, però, anche il settore agricolo deve evolvere verso un modello di economia circolare. Vediamo quali sono vantaggi e casi d’uso

Pubblicato il 11 Mar 2019

Gianpiero Ruggiero

Esperto in valutazione e processi di innovazione del CNR

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L’Italia può vantare un innegabile primato nel settore delle eccellenze agroalimentari ma è fuor di dubbio che il settore debba potenziare la propria performance di sostenibilità e procedere verso un modello di economia circolare. Rilevanti benefici potranno arrivare, in questo senso, dalle tecnologie di registri distribuiti (blockchain) dopo il DL Semplificazioni. Vantaggi legati non solo all’utilizzo della blockchain nel contrasto alle frodi alimentari, ma anche al monitoraggio della qualità e della sicurezza della filiera alimentare.

Esaminiamo di seguito i principali casi d’uso, ma partiamo con una panoramica delle iniziative del Governo in tema di innovazione digitale e blockchain.

Le mosse del Governo per la Smart Nation

A pochi mesi dall’approvazione della legge di Bilancio per il 2019, emerge con più chiarezza la politica di innovazione introdotta dal Governo per dare al Paese un decisiva impronta digitale. Diversi finora gli strumenti adottati. Si va dall’adesione dell’Italia alla Blockchain Partnership[1], all’istituzione presso il Mise del tavolo di esperti per definire una strategia nazionale sulla blockchain[2]; dalle nuove norme introdotte dal decreto-legge semplificazione[3], alla presentazione del Fondo Nazionale Innovazione[4]. Sono questi i principali tasselli di quel puzzle che il Ministro Luigi Di Maio, particolarmente attivo nel favorire l’ecosistema digitale, sta incastrando per dare sostanza a quell’idea di sviluppo economico che tanto ha fatto discutere per la sua tendenza a divenire inafferrabile.

L’Italia, invece, come gli altri Paese meridionali dell’Unione Europea, ha un enorme potenziale di crescita nel settore digitale. Ne sono un esempio le tecnologie basate su registri distribuiti che, come si evince dall’indice di digitalizzazione dell’economia e della società, possono non solo rappresentare uno degli strumenti in grado di contribuire alla trasformazione della nostra economia e della nostra società verso una reale digitalizzazione, ma possono anche produrre un’ulteriore democratizzazione del modello economico italiano e dell’intero continente europeo.

Trattandosi di tecnologie basate sulla fiducia, gli analisti considerano gli smart contracts e i registri distribuiti come potenziali elementi di svolta in tanti ambiti diversi, quali la certificazione dell’origine dei prodotti, l’istruzione, i trasporti, la mobilità, la navigazione marittima, i registri catastali, le dogane, gli albi delle imprese e la sanità, per trasformare il modo con cui tali servizi sono erogati. Un largo utilizzo di queste tecnologie può determinare non solo il potenziamento dei servizi di e-government, ma anche una maggiore trasparenza e minori oneri amministrativi, una migliore riscossione di diritti doganali, un migliore accesso alle informazioni pubbliche e una tutela maggiore per i consumatori. In altre parole, possono creare valore pubblico.

Paesi europei come Malta, molto attiva sul fronte delle cripto valute, ma ancor di più l’Estonia, in grado di diventare con il suo progetto e-Estonia[5] la società digitale più avanzata del mondo, sono riusciti a costruire un ecosistema digitale efficiente, sicuro e trasparente, che fa risparmiare tempo e denaro ai cittadini, alle imprese e alle amministrazioni statali. A questo tipo di vantaggi punta anche il nostro Governo, che sta bruciando le tappe a ritmi elevati. Per l’Italia, il tema dello sviluppo digitale non è nuovo, ma oggi riesce meglio a intercettare altri temi, tant’è che l’Agenda digitale sta incrociandosi con l’Agenda Globale 2030 delle Nazioni Unite che rappresenta la cornice ideale per implementare le tecnologie digitali in una visione integrata di sviluppo sostenibile, basata su quattro pilastri: Economia, Società, Ambiente, Istituzioni.

Anche su questo fronte la dinamica istituzionale sembra volgere in maniera più coordinata e compiuta, con la percezione di un approccio organico e pervasivo.

È stato il premier Conte a decidere di istituire presso la Presidenza del Consiglio dei Ministri la cabina di regia con il compito di coordinare le azioni dei vari ministeri nel segno del benessere e della qualità della vita. Intervenendo a un incontro pubblico dal titolo “La politica italiana e l’Agenda 2030 per lo sviluppo sostenibile. A che punto siamo?“, promosso dall’Alleanza italiana per lo sviluppo sostenibile[6] (ASviS), il premier Conte ha dichiarato che “è in partenza presso la Presidenza del Consiglio la struttura di coordinamento delle politiche ministeriali in materia di sviluppo sostenibile e assicuro anche la mia massima disponibilità a coordinare una strategia nazionale in materia.”.

L’auspicio di molti è che il Governo, così facendo, possa intervenire in modo organico, non estemporaneo, nelle politiche industriali e nella strategia di crescita del Paese, con la convinzione che la costante ricerca di innovazione da parte delle amministrazioni centrali e locali, ma anche da parte di associazioni e start up, sia una strada irrinunciabile per assicurare benessere e sviluppo alle comunità. A tal proposito va citato il bando lanciato da FPA[7], in collaborazione con ASviS, per raccogliere i migliori progetti e prodotti che possano aiutare i singoli territori ad affrontare le tante debolezze dell’attuale modello di sviluppo.

Le innovazioni tecnologiche per la filiera agroalimentare

All’interno della cornice istituzionale, devono trovare attuazione le singole politiche di settore che vedono coinvolti diverse amministrazioni centrali e autorità di controllo. Le politiche di sviluppo della filiera agroalimentare, per esempio, trovano riscontro nel Goal 2 dell’Agenda 2030, che pone l’obiettivo di “porre fine alla fame, raggiungere la sicurezza alimentare, migliorare la nutrizione e promuovere un’agricoltura sostenibile”. Uno dei target connessi invita i Paesi ad “aumentare gli investimenti, anche attraverso una cooperazione internazionale rafforzata, in infrastrutture rurali, servizi di ricerca e di divulgazione agricola, nello sviluppo tecnologico e nelle banche genetiche di piante e bestiame, al fine di migliorare la capacità produttiva agricola nei paesi in via di sviluppo, in particolare nei paesi meno sviluppati”.

È fuori di dubbio che il potenziamento della competitività del nostro sistema agroalimentare, nel rispetto dei vincoli sociali, ambientali e istituzionali (la cosiddetta “performance sostenibile”), esige di far progressivamente transitare il sistema food al modello di economia circolare, migliorando le conoscenze dei suoi principi presso gli imprenditori, definendo un piano di incentivi a sostegno del cambio di paradigma, favorendo la diffusione delle best practice per un’agricoltura 4.0. A tal fine andrebbe favorita la collaborazione del mondo universitario e della ricerca con gli operatori locali per definire le priorità e sviluppare innovazioni e soluzioni tecnologiche, organizzative e sociali, in grado di affrontare le sfide ambientali e nutrizionali, così da promuovere la sostenibilità della filiera agroindustriale e contribuire alla creazione di nuovi posti di lavoro.

Qualche utile suggerimento, in tal senso, viene proposto dalla FAO. Secondo il Rapporto FAO2018[8], le tecnologie di registri distribuiti forniscono un’opportunità unica per il settore agricolo. La piattaforma tecnologica introduce un nuovo concetto di fiducia digitale per ridurre l’incertezza tra compratori e venditori, tale da portare maggiore efficienza, trasparenza e tracciabilità allo scambio di informazioni, che è fondamentale per il settore agricolo e l’intera economia globale. Nel Rapporto, infatti, si legge che ‹‹Distributed ledger technologies (DLTs) can help governments achieve their public policy goals for inclusive economic growth in the agriculture sector, rural development and food security, as well as be a catalyst for sustainable development and for fulfilling the Sustainable Development Goals.››

Il Rapporto si conclude con l’auspicio che ‹‹Agriculture-focused organisations should continue to improve their knowledge base and conceptualise the types of technical assistance needed to prepare and support agricultural actors and governments in playing an active role in blockchain-enabled agricultural value chains.››

Il settore agricolo, quindi, è oggi in evoluzione e la tecnologia blockchain lo rivoluzionerà ancora di più in molti modi. Il trading di materie prime sulla blockchain, per esempio, sta contribuendo a ridurre le interferenze degli intermediari promuovendo un modello peer-to-peer che collega gli agricoltori con gli utenti finali. Inoltre sta contribuendo a promuovere scambi più equi, eliminando le barriere commerciali, promuovendo il commercio transfrontaliero in valuta locale. Altri utilizzi della tecnologia blockchain sono la risoluzione delle controversie sulla terra, attraverso il registro catastale informatico, e l’uso di codici QR per promuovere la tracciabilità. Il tema della fiducia e della tracciabilità sono fondamentali nella difesa del made in Italy e nella lotta alle contraffazioni a danno del made in Italy di qualità e dei consumatori, nonché nel contrasto alla criminalità agroalimentare.

L’utilizzo della blockchain per il contrasto delle frodi alimentari

Come si legge nel Report Attività 2018, curato dal Dipartimento dell’Ispettorato Centrale della tutela della Qualità e della Repressione Frodi dei prodotti agroalimentari (ICQRF) del Ministero delle politiche agricole alimentari, forestali e del turismo (Mipaaft)[9] ‹‹Nel 2018 il settore agroalimentare si è confermato strategico per l’economa italiana con oltre 42 miliardi di euro di export e i controlli nell’agroalimentare sono sempre più un fattore di marketing attivo, capace appunto di posizionare verso l’alto la reputazione dei nostri prodotti. Il contrasto alle frodi e all’Italian sounding – ovvero al falso prodotto italiano – è una priorità del Governo.››

Con 863 prodotti agroalimentari a denominazione di origine, a indicazione geografica e STG riconosciuti dall’Unione europea[10], l’Italia è leader assoluto nel campo delle eccellenze agroalimentari. Anche il modello di tutela italiano delle indicazioni geografiche (DOP e IGP) è divenuto un riferimento a livello europeo.

Le tecnologie digitali hanno un grande impatto sull’efficienza e l’efficacia dei processi di tracciabilità alimentare. Il 30% delle imprese che adottano soluzioni digitali di tracciabilità rileva una riduzione degli errori di inserimento dei dati e del rischio di manomissione, il 27% nota una diminuzione dei costi richiesti all’attivazione delle procedure di rintracciabilità e il 21% un risparmio di tempo per la raccolta dei dati. Anche i processi e le relazioni nella supply chain beneficiano di queste soluzioni, soprattutto per quanto riguarda i costi di gestione delle scorte (15%), la riduzione degli sprechi alimentari (14%) e il consolidamento dei rapporti di filiera (13%). Il 13% delle aziende ha anche riscontrato un aumento delle vendite, mentre il 14% evidenzia la necessità di puntare su soluzioni per migliorare i processi di certificazione.

Tracciabilità è ormai sinonimo di blockchain. Attraverso la tracciabilità il consumatore diventa un attore partecipante delle filiere, con la possibilità di controllare i processi in modo totalmente trasparente. Con la blockchain, il cliente può avere in tempo reale tutte le informazioni legate al prodotto che sta acquistando. Secondo i dati della Ricerca 2018 dell’Osservatorio Smart AgriFood[11], infatti, cresce l’interesse per le sue applicazioni in ambito agroalimentare: sono 42 i progetti internazionali e italiani mappati dal 2016 al 2018, più che raddoppiati nell’ultimo anno. Si tratta di iniziative che, nel 24% dei casi, trovano applicazione in diversi ambiti, nel 21% sono dedicate alla filiera della carne, nel 17% all’ortofrutta e nel 10% al cerealicolo. Nel 50% dei casi è stato riscontrato un forte ruolo guida da parte degli attori della distribuzione e della trasformazione.

Da segnalare che all’interno di Tuttofood 2019[12], la fiera internazionale del B2B dedicata al food & beverage organizzata da Fiera Milano, che si terrà dal 6 al 9 maggio 2019, verrà posta attenzione ai temi del digitale per la filiera agroalimentare. La manifestazione, infatti, organizzerà l’area Blockchain Plaza, un’arena organizzata in collaborazione con aziende come Amazon Web Services (AWS), CSQA Certificazioni, GS1 Italy, Istituto Poligrafico e Zecca dello Stato, ChoralChain, Tech Data Italia, Becker LLC, Infocert, che si focalizzerà sulle potenzialità di questa nuova tecnologia nell’ambito dell’autenticazione, ovvero l’utilizzo della blockchain per implementare tracciabilità e rintracciabilità, anti-contraffazione e controllo delle frodi.

Blockchain e filiera agroalimentare: alcuni casi d’uso

Vediamo allora quali sono alcuni casi d’uso in cui, grazie all’utilizzo della tecnologia blockchain, si è in grado di individuare i prodotti contraffatti e si possono realizzare sistemi per rendere impossibili le contraffazioni, rintracciando l’intera storia di un prodotto tradotta in codici crittografati. Le 133 soluzioni tecnologiche per la tracciabilità alimentare disponibili sul mercato italiano intervengono nei processi di identificazione univoca, acquisizione del dato, registrazione, analisi, integrazione e trasmissione. Il 59% di queste soluzioni sono ancora “tradizionali” (trasformano il dato in digitale richiedendo un importante contributo umano) e le più diffuse sono piattaforme software per registrazione, integrazione ed elaborazione del dato (62%), seguite da soluzioni che combinano strumenti hardware e software (30%) e da strumenti hardware come sensori IoT e lettori codici a barre (8%). Fra quelle più avanzate (42%), invece, le più utilizzate sono RFID (Radio-Frequency Identification, 20%), Cloud (19%), i Big Data Analytics (14%) e i sensori IoT (10%).

  • Carrefour

La prima blockchain messa in opera da Carrefour è operativa da settembre 2018 sulla filiera del pollo allevato all’aperto senza antibiotici. All’esperienza del pollo è seguita la filiera degli agrumi. Altre filiere qualità Carrefour sono previste entro il 2022. Lo sviluppo della piattaforma viene preceduto dallo viluppo di “smart-contracts”, per cui si iniziano a codificare i dati controllati dai soggetti della filiera e resi non falsificabili.

  • Walmart

Walmart ha lavorato con IBM su una soluzione di blockchain per la sicurezza alimentare, annunciando che sta richiedendo che tutti i fornitori di verdure a foglia verde carichino i loro dati sulla blockchain entro settembre 2019. Prima di spostare il processo sulla blockchain, in genere ci volevano circa 7 giorni per rintracciare la fonte di cibo infetto. Con la blockchain, è stato ridotto a 2,2 secondi. Ciò riduce sostanzialmente la probabilità che il cibo infetto raggiunga il consumatore.

  • Foodchain Spa

Utilizzando la tecnologia blockchain segue i prodotti alimentari sin dalla loro creazione, monitorandoli passo dopo passo lungo tutta la catena di approvvigionamento. Così tutti possono vedere in ogni momento tutti i dati relativi ai prodotti alimentari: ciò è possibile attraverso codici univoci, che contengono tutte le informazioni relative al processo di produzione e fornitura. Usa Qr Code e Tag NFC / Rfid, senza limiti in termini di memorizzazione dei dati.

  • eNology

La piattaforma di tracciabilità della filiera vitivinicola “eNology” si mette al servizio delle produzioni vitivinicole per garantire e certificare qualità. La piattaforma è frutto della collaborazione tra il Ministero delle politiche agricole alimentari, forestali e del turismo (Mipaaft), l’Agenzia per le Erogazioni in Agricoltura (Agea), il Sistema Informativo Nazionale per lo sviluppo dell’agricoltura (SIN) con la partnership tecnologica di AlmavivA. L’infrastruttura Blockchain del progetto è rappresentata da Ethereum, con i dati del SIAN (Sistema Informativo Agricolo Nazionale) a tutela dell’origine italiana del prodotto e per permettere un accesso alle informazioni in modo libero e distribuito. L’autenticità della bottiglia viene garantita grazie all’utilizzo di un TAG NFC applicato sul prodotto, che può essere letto utilizzando l’APP eNology sviluppata da AlmavivA.

  • EZ Lab S.r.l.

Grazie alla partnership con Ernst&Young, EZ Lab ha presentato il primo caso di azienda vitivinicola al mondo certificata blockchain. Dopo lo scan dell’etichetta intelligente (QR Code), il consumatore può ottenere diverse tipologie di informazione: tutte le informazioni relative all’area geografica di produzione del vino, in particolare della vigna; informazioni dettagliate su agrofarmaci, fertilizzanti e sulle fasi di crescita della pianta, seguendo una specifica time-line; tutti gli step della produzione del vino con un tag temporale e la descrizione del processo.

Anche nella filiera dell’olio d’oliva sono iniziate le sperimentazioni, soprattutto a livello locale e di piccoli produttori: IBM e OlivYou in Puglia; Oracle e Certified Origins Italia in Toscana; Devoleum; Oleificio Zucchi Spa; AgricolusSrl.

Sono tutti progetti interessanti, che aprono nuove prospettive (si ipotizzano future integrazioni di tecnologie antitampering, che proteggano il consumatore e il produttore da doppie vendite o da sostituzioni di prodotto), ma che soprattutto pongono le basi per una evoluzione dello stesso mercato dell’olio di qualità. Non si tratta solo di distinguere produzioni virtuose – anche se già l’identificazione sullo stesso sito degli oli a filiera tracciata è un plus non trascurabile a livello di branding – ma soprattutto di aiutare le nostre produzioni di qualità a distinguersi a maggior ragione in un momento come questo, in cui viene accettata la denominazione di “Olio Italico” per tutti quegli oli realizzati con il 50 per cento di olive italiane.

Le attività di controllo sull’olio di oliva Made in Italy

Secondo il Rapporto 2018 dell’Ispettorato Centrale della tutale della Qualità e della Repressione Frodi dei prodotti agroalimentari (ICQRF), l’ispettorato del Ministero delle politiche agricole che si occupa di contrastare le frodi alimentari, su 7.157 controlli effettuati sono stati tratti i seguenti dati:

Attività di controllo ICQRF

Principali illeciti accertati[13]:

  • Oli extravergine di oliva risultato di categoria inferiore all’analisi chimica e/o organolettica
  • Mancata o irregolare indicazione dell’origine geografica negli oli extravergine di oliva
  • Olio extravergine di oliva dichiarato da agricoltura biologica con presenza di residui di prodotti fitosanitari rilevata all’analisi
  • Violazioni delle norme di etichettatura e presentazione degli oli di oliva per omissioni di indicazioni obbligatorie, irregolare utilizzo di indicazioni facoltative, impiego ingannevole della designazione di origine
  • Mancata o irregolare tenuta dei registri telematici degli oli di oliva
  • Commercializzazione di oli extravergini di oliva ottenute dalla miscela con oli di semi
  • Commercializzazione di oli di semi di girasole, risultati all’analisi miscelati con oli di specie diversa da quella dichiarata

Sicuramente uno dei problemi più grandi da affrontare nell’implementazione di una blockchain nella filiera dell’agroalimentare sono le infrastrutture. Lavorare con big data e blockchain richiede connessioni veloci e dati pubblici. Ottenere dati, però, nel campo agroalimentare è molto difficile in Italia; scandali come quelli della quota del latte e la gestione della tematica xylella, dimostrano quanto sia difficile raccogliere dati per via della criminalità organizzata che tiene sotto dominio i terreni agricoli. Questo fenomeno è dimostrato anche dallo sfruttamento di essere umani per fornire prodotti di bassa qualità e basso costo, dove il vero costo si rivela essere in vite umane.

Per il buon successo di progetti simili c’è bisogno di una grande collaborazione delle autorità di controllo (Carabinieri, Guardia di finanza, ICQRF) che facciano sentire protetti gli agricoltori specialmente in quei territori dove la criminalità crea quelle condizioni avverse alla raccolta dei dati per tutelare i loro business illeciti. Sarebbe preferibile, al momento, raccogliere dati da piccoli agricoltori fidati, da seguire direttamente e proteggendo la loro identità, piuttosto che da grandi aziende, le quali non sempre si mostrano attente alla sostenibilità della filiera e non creano valore per il mercato.

Il problema più grande non è impiegare la blockchain e creare asset digitali (digital twin) di prodotti fisici, non è neanche creare il modello di intelligenza artificiale, ma dare la possibilità di scegliere a chi produce. Scelta che è negata da chi illegalmente prospera nell’assenza dello Stato.

Il contributo della R&I per la tracciabilità dell’olio di oliva

Un contributo, in termini di innovazioni tecnologiche, arriva anche dalle università e dagli enti di ricerca. A tal proposito, va citato il brevetto del Consiglio Nazionale delle Ricerche che riguarda il procedimento per l’estrazione di acidi nucleici da matrici oleose[14]. L’invenzione riguarda un nuovo procedimento per l’estrazione di acidi nucleici da matrice oleose, che consente vantaggiosamente di ottenere in maniera semplice, veloce ed economica, un DNA di alta qualità, idoneo alla successiva amplificazione nell’ambito di procedure di sequenziamento o altre tecniche per l’identificazione dei polimorfismi, aventi lo scopo di identificare la fonte vegetale dalla quale l’olio è stato ottenuto. L’elevata velocità di esecuzione (circa 2 h.), il basso volume di olio da utilizzare e il basso costo, rendono molto vantaggioso e appetibile il suo utilizzo.

Un’altra innovazione da citare è rappresentata da un macchinario che utilizza la spettroscopia di risonanza magnetica nucleare (Nmr), in combinazione con l’analisi statistica multivariata, per scoprire la reale identità dell’olio di oliva e smascherare le frodi[15]. Il campione di olio viene diluito in cloroformio deuterato e trasferito in un tubo per la risonanza magnetica nucleare, dove viene analizzato nello spazio di una decine di minuti. In pratica, si tratta di una Tac in grado di “fotografare” tutto quello che c’è dentro l’olio, creando un’immagine che viene quindi visualizzata su un monitor. Qui il campione viene confrontato con quelli contenuti nel database di riferimento, dove sono presenti le differenti varietà di oli italiani, per capire se ha le stesse caratteristiche oppure no.

Sfruttando le potenzialità delle nuove tecnologie, adeguatamente assistito da partner scientifici di assoluto prestigio, andrebbe incoraggiato da parte del Ministero delle politiche agricole alimentari un progetto sulla tracciabilità dell’olio di oliva, basato su tecnologia blockchain, che sfrutta i dati già in possesso del Ministero stesso. Dati che le aziende agricole potranno rendere disponibili ai consumatori in un’ottica di tracciabilità e differenziazione sul mercato. Progetto che andrebbe incontro alle richieste degli operatori del settore. Il Fascicolo aziendale (ormai digitalizzato) e il Registro di carico e scarico per il settore oleicolo (digitale da quest’anno), rendono il Mipaaft in grado di seguire la vita delle olive dal campo (geolocalizzato), passando dal frantoio e fino all’imbottigliamento. Il registro telematico dell’olio (RTO) costituisce un sistema, unico al mondo, di tracciabilità puntuale della filiera olio d’oliva a livello nazionale.

Di tutto questo e di altri progetti potenzialmente utili al sistema Paese, se ne discuterà a Roma il 2 aprile, in occasione di un convegno al quale Agendadigitale.eu vi dà appuntamento.

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  1. https://ec.europa.eu/digital-single-market/en/news/european-countries-join-blockchain-partnership
  2. https://www.mise.gov.it/index.php/it/blockchain
  3. Le norme sulle tecnologie basate su registri distribuiti e smart contracts sono contenute nella Legge 11 febbraio 2019, n. 12 di conversione in legge del decreto-legge 14 dicembre 2018, n. 135, recante “Disposizioni urgenti in materia di sostegno e semplificazione per le imprese e per la pubblica amministrazione”.
  4. https://www.mise.gov.it/index.php/it/198-notizie-stampa/2039329-di-maio-presenta-il-fondo-nazionale-innovazione
  5. https://e-estonia.com/
  6. http://asvis.it/home/46-3851/ampio-consenso-delle-forze-politiche-sulle-proposte-dellalleanza-#.XHzivcBKi9I
  7. https://www.forumpa.it/riforma-pa/premio-pa-sostenibile-aperte-le-candidature/
  8. Tripoli, M. & Schmidhuber, J. 2018. Emerging Opportunities for the Application of Blockchain in the Agri-food Industry. FAO and ICTSD
  9. https://www.politicheagricole.it/flex/cm/pages/ServeBLOB.php/L/IT/IDPagina/394
  10. Dato al 31 dicembre 2018
  11. https://www.osservatori.net/it_it/osservatori/smart-agrifood
  12. https://www.agrifood.tech/news/tuttodigital-e-blockchain-plaza-lo-spazio-per-lagrifood/
  13. Fonte: Rapporto 2018 ICQRF
  14. Il brevetto è stato realizzato da alcuni ricercatori dell’Istituto di Bioscienze e Biorisorse del CNR.
  15. Il macchinario è stato realizzato dal gruppo di ricerca del laboratorio di Chimica Generale ed Inorganica del Dipartimento di Scienze e Tecnologie Biologiche ed Ambientali, Università del Salento, guidato dal Prof. Francesco Paolo Fanizzi, che si occupa di caratterizzazione di oli extravergine di oliva (blend e monovarietali).

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