Alla luce dell’arrivo del piano triennale per l’ICT nella PA 2019-2021, ora, la domanda da porsi è: quali sarebbero le corrette strategie da attuare per fare in modo che le attività svolte per digitalizzare la PA nel 2019 contribuiscano ulteriormente all’avanzamento generale di questo grande e complesso processo?
Qui incluse anche le novità importanti in tema governance dell’ICT pubblica introdotte dall’articolo 8 del decreto-legge semplificazione (Nuova SpA pubblica con budget di 5 milioni l’anno per gestire e sviluppare PagoPA, io.italia.it e “Google della PA” e dal 2020, poteri al PdC o Ministro delegato e gruppo di esperti con budget di 6 milioni l’anno).
Qui di seguito, un elenco di 5 sfide da vincere per progredire, tenendo i piedi ben piantati per terra ma senza per questo privarsi di potenziali idee innovative.
Concentrarsi sui progetti in sospeso
Per quanto la Blockchain e altre tecnologie di confine possano risultare particolarmente affascinanti (nonostante la prima sia in circolazione da un decennio e, speculazione con le criptovalute e smart contract a parte, non ha visto particolari “killer app” nascere), l’attenzione della governance dovrebbe rimanere salda sul portare a compimento le varie implementazioni in sospeso e facilitarne la distribuzione. Tre esempi (naturalmente non esaustivi) riguardano l’estensione dell’adozione da parte dei Comuni all’ANPR, così come l’implementazione del domicilio digitale, o il livello di utilizzo dello SPID su scala nazionale.
Incentivare l’adozione di SPID
Ad oggi sono solamente 3 milioni le identità digitali rilasciate a fronte di una popolazione di circa 60 milioni. L’adozione di SPID deve accelerare. Tre punti in questo senso potrebbero risultare utili:
- Vincolare progressivamente l’attivazione di qualunque servizio della PA e dei programmi promossi da qualunque programma di governo, senza passi indietro (ben venga, quindi, il nuovo passo indietro del Governo e la decisione di legare la richiesta online del reddito di cittadinanza al possesso di Spid – anche se forse sarebbe stato ancora meglio legare le due cose a prescindere se la richiesta avviene in forma digitale o meno, ndr). Ciò consentirebbe di alfabetizzare progressivamente la popolazione all’utilizzo del canale digitale come principe nella comunicazione con la PA (digital first). In un periodo storico in cui i meccanismi di login vengono sempre più delegati a piattaforme social dalla difficile accountability, anche visti i recenti scandali, ma che risultano particolarmente appetibili per sviluppatori (grazie a API di facile implementazione, come OAuth) e comode per gli utenti finali, non sarebbe forse il caso di spingere per estendere l’utilizzo di SPID anche per l’accesso ad applicazioni business, e non più solo legate alla PA?
- Incentivare finalmente l’adozione di SPID attraverso la possibilità di bypassare i meccanismi di autenticazione e certificazione — si pensi a realtà come banche o assicurazioni, che sono tenute a farlo con partner terzi al fine di digitalizzare completamente il percorso di acquisizione di nuovi clienti — permettendo il login autenticato con SPID anche per il privato, potrebbe risolvere sia un problema del business (riduzione dei passi necessari all’attivazione di un nuovo contratto), sia per l’utente finale, che vedrebbe nell’Identità Digitale certificata dallo stato un ulteriore strumento di semplificazione anche in ottica al suo rapporto con il privato.
Il meccanismo browser choice imposto dalla UE a Microsoft per tutelare la concorrenza nel mercato dei web browser nel 2010. Il funnel web dovrebbe portare alla scelta dell’identity provider SPID in maniera graficamente simile.
- Investire ulteriormente in campagne di sensibilizzazione sia tramite canali tradizionali che digitali, non limitandosi a presentare il servizio o sottolineandone le tecnicità, ma indicandone i vantaggi con un chiaro processo di onboarding passo passo che parta, ad esempio, da una pubblicità in prime time su RAI1 per poi atterrare su una landing page ottimizzata che spinga l’utente alla conversione (cioè all’adozione di SPID con qualunque identity provider l’utente ritenga di accompagnarsi). Insomma, un classico percorso di funnel marketing, né più né meno come si fa nel privato. Tentare non nuoce.
IO.Italia, punto di svolta nel rapporto PA-cittadini
Forse la più grande eredità con “finalità di frontend” del mandato del Commissario Diego Piacentini — nonché la meno conosciuta ai non addetti ai lavori — è stata l’avviamento dello sviluppo di Io.Italia, un applicativo per smartphone capace di integrare in un unico portale tutti i servizi della PA e potenzialmente capace di mediare l’intero rapporto tra pubblico e cittadini.
È facile intuire che l’approdo finale di una sperimentazione di questo genere non possa che essere la progressiva riduzione della domanda di interazione allo sportello, con i susseguenti benefici in termini di razionalizzazione della nostra spesa pubblica verso finalità maggiormente produttive.
Materiale comunicativo di Io.app, da io.italia.it
L’app IO dovrebbe essere disponibile al grande pubblico già dalla seconda metà di quest’anno. A seconda del livello di implementazione di servizi digitali da parte dei comuni, delle regioni e degli altri enti, Io App avrà un diverso livello di utilità per i cittadini.
È fondamentale non partire con il piede sbagliato in questo senso, rischiando di avere troppe disomogeneità nell’esperienza utente. Allo stesso modo, rallentare l’uscita della prima versione in produzione rischia di raffreddare le aspettative di chi ritiene che soluzioni come questa possano fare la differenza nel processo di modernizzazione e creazione di una PA efficiente, raffreddando proprio i più forti advocate.
A questo si lega la sfida successiva.
Micro-sfide locali da vincere con il sostegno del Team Digitale
Nel 2009 Canonical, l’ente alle spalle di Ubuntu, nota distribuzione Linux, decise di modificare l’approccio ai rilasci semestrali. Invece di focalizzarsi solamente su “major milestone” che potevano non essere pronte in cicli di sviluppo così brevi, la società capitanata da Mark Shuttleworth chiese alla comunità attorno a Ubuntu di aiutarli ad individuare 100 “papercut”, un numero limitato ma definito di elementi con scadenza semestrale per migliorare, nel piccolo, l’esperienza utente, grazie ad un nuovo gruppo di lavoro dedicato.
Lasciandosi ispirare da quella impostazione, perché non immaginare di ampliare l’organico e i fondi del Team per la Trasformazione Digitale, rendendolo una struttura permanente, e creando una vera e propria task force distribuita che si occupi di individuare, assistere e accompagnare l’adozione nella PA locale (anche a livello di singoli comuni) dei vari servizi digitali sviluppati in quest’ottica?
Un numero limitato, certo, non necessariamente 100 in 6 mesi. Questa attività non sarebbe soltanto un concreto aiuto per le amministrazioni locali più indietro, ma fornirebbe quegli elementi base che garantirebbero alla sopraccitata Io.App di avere una esperienza quanto più omogenea per il cittadino tanto che si risieda a Gallarate o a Vibo Valentia.
Co-creazione di interfacce e prototipi per la PA
Il design ecosystem messo a disposizione da parte della divisione Design del Team digitale con AgID permette già da oggi di iterare nella creazione di UI e UX dettagliate e complete per servizi legati alla pubblica amministrazione.
Perché non estendere su scala quanto già fatto con progetti come B4DPA a livello nazionale, coinvolgendo i più giovani in attività di prototipazione da agganciare a logiche di backend integrate con i principali servizi della PA, o integrando su di nuovi?
Il prototipo grafico interattivo CERS, sviluppato in Sketch durante il concorso Digital 4 Public Administration in Bocconi, è nato per immaginare l’introduzione nell’ordinamento italiano della Regulatory Sandbox presente in UK. I componenti utilizzati sono quelli ufficiali del Design System governativo. Autori: Andrea Latino, Ornella Darova, Valentina Gius.
Il tutto verrebbe raccolto in diversi repository pubblici, né più né meno come già si fa con, ad esempio, le linee guida per i siti web della pubblica amministrazione.
Non tutti i prototipi creati, naturalmente, diventerebbero un servizio effettivo della PA, ma permetterebbero la creazione di un processo virtuoso e potenzialmente aumenterebbero le possibilità di uno spillover innovativo di soluzioni per specifici problemi legati al rapporto tra pubblico e cittadini: dal punto di vista dei più giovani, per altro, che in un paese come il nostro non guasta mai coinvolgere.