Con un mio post su LinkedIn, ho provato a lanciare una provocazione, un messaggio: se dobbiamo implementare delle procedure digitali – nel caso specifico il green pass a scuola – queste vanno fatte bene, altrimenti meglio farle analogiche e con carta e penna (!). Il mio caro amico Attilio Romita, un informatico di lungo corso, interviene giustamente evidenziando le problematiche della mia proposta.
Green pass a scuola: regole, controlli e conseguenze per i docenti
Cosa si intende con “procedure digitali fatte bene”
Cosa intendo dire quando affermo che le procedure digitali devono essere fatte bene? In primis che se nel workflow della procedura si può fare qualcosa in maniera automatica perché farla manualmente? Allora meglio fare tutto in analogico, perché i benefici del digitale unito ad azioni manuali possono essere ben poca cosa o addirittura dannosi.
Prendiamo, appunto, il caso del green pass a scuola. Si partirà a breve con l’app Covid-19 e si sta pensando a un portale per avere un sistema più efficace e che faccia perdere meno tempo possibile: intento nobilissimo.
Perché l’app di controllo ha almeno due problemi
Alla base di questo pensiero per fare evolvere la situazione si è capito che l’uso di un’app ha almeno due problemi.
Il primo problema è che ci si è accorti che l’uso dell’app implica una attività manuale di controllo quotidiana sugli stessi soggetti o con limitate variazioni (supplenze, ingressi imprevisti, ecc.), con una inevitabile perdita di tempo ma anche con una probabile imprecisione o errori in caso di situazioni di forte affluenza contemporanea come appunto è un ingresso a scuola.
Il secondo problema è legato al fatto che ogni istituto scolastico ha spesso più sedi: è il caso, ad esempio, di istituti comprensivi che hanno scuole dell’infanzia, elementari e medie distribuiti su più plessi; per non parlare poi degli istituti comunali, in una città come Pesaro abbiamo circa 25 sedi fra nidi e materne. Quindi serve uno smartphone oppure un tablet in ogni plesso, essendo impensabile un controllo centralizzato che tra l’altro costituirebbe un trattamento illecito sanzionabile dal garante e che esporrebbe i dirigenti scolastici a problematiche legate alla privacy non da poco. Anche la dotazione strumentale può essere un problema rilevante per molti istituti e non si può certo pensare di sopperire utilizzando dei device personali di professori, maestri/e ecc.!
I dubbi sulla piattaforma
Anche riguardo la nuova piattaforma non sembrerebbe esserci quanto auspicavo in premesse, ovvero una procedura digitale il più possibile automatizzata.
Piattaforma green pass a scuola: ecco come funziona e i rischi
L’uovo di colombo
Si parla di mettere in connessione SIGI, il sistema informativo scolastico con DGC, il sistema che contiene i dati delle vaccinazioni da Covid.
Questo sarebbe l’uovo di Colombo se usato bene. Cosa intendo? Esattamente questo:
Immagino che in SIGI ci siano i dati dei vari istituti scolastici italiani comprensivi dei codici fiscali dei docenti che lavorano in tali istituti (se ciò non fosse non sarebbe un problema inserirli); il codice fiscale è sicuramente contenuto in DGC, quindi l’automatismo è presto fatto: una piattaforma che faccia esattamente queste cose:
- Collegare i codici fiscali di SIGI con DGC;
- Individuare così le scadenze delle varie certificazioni del personale;
- Inviare una pec all’istituto scolastico interessato, indicando quali certificazioni saranno in scadenza il giorno dopo;
- Conteggiare il mancato rispetto della normativa dei vari soggetti al fine sanzionatorio previsto dalla normativa medesima;
- Una console di gestione per il singolo istituto al fine di validare/modificare i codici fiscali del proprio personale;
Questa metodologia operativa consentirebbe di gestire in maniera il più automatica possibile le verifiche Green Pass in tantissime situazioni, qualora l’obbligo fosse esteso ad altre realtà del mondo del lavoro. In primis potrebbe consentire la gestione anche di istituti scolastici privati, nonché quelli comunali.
Spero di avere fornito un buon esempio di come si deve fare per digitalizzare una procedura.
Come insegnano i vari analisti ed esperti di digitalizzazione, bisogna sempre pensare che se traduciamo in digitale una procedura analogica in maniera asettica, senza pensare che il digitale deve dare un valore aggiunto non facciamo un buon lavoro.