Sta per nascere, nonostante giornate non facili per il coronavirus, il network italiano degli “European Digital Innovation Hub” (EDIH), che diventeranno – in una sintesi tra Digital Innovation Hub e Competence Center ancora tutta da definire e comprendere – i naturali riferimenti in ciascuna area regionale della Ue e dei relativi fondi significativi che verranno erogati.
Quindi appena saremo usciti dalla crisi covid19 subito ci saranno stimoli importanti, che ci auguriamo il Governo italiano saprà cogliere al volo per tornare a giocare in una logica europea la partita di Industry 4.0. La parole d’ordine, lo vedremo, sarà “velocità”: o molte imprese saranno destinate a sparire.
La notizia
Dopo l’estate, la Commissione europea vuole avere almeno un Digital Innovation Hub in ogni regione per assicurare a tutte le imprese la presenza di un Digital Innovation Hub «at wt working distance».
Il Draft working document attribuisce all’Italia un numero di Digital Innovation Hub compreso tra 14 e 28.
Gli EDIH in coerenza con le indicazioni della Commissione possono essere costituiti come aggregazioni di livello regionale promosse e coordinate dai Competence Center e dai Digital Innovation Hub, includendo i soggetti che possono contribuire alla realizzazione delle attività e degli obiettivi indicati dalla strategia
La comunicazione della Commissione delinea le traiettorie di una nuova politica industriale volta a rafforzare le filiere industriali europee e sostenere la competitività e l’efficienza delle imprese attraverso l’integrazione di tecnologie digitali nei processi produttivi. Per fare ciò- ad oggi – si avvale di una doppia rete di soggetti: la rete dei Competence Center che rappresentano il fulcro della ricerca e dell’innovazione, in grado di fornire competenze e facilities sulle tecnologie 4.0 come fab lab, infrastrutture, demo lab pilota e la rete dei Digital Innovation Hub soggetti prossimi alle imprese, che possono aver origine o alimentarsi della collaborazione con i Competence Center, rispetto ai quali forniscono servizi ulteriori e accessori alle imprese, valorizzando e mettendo in rete i vari attori dell’ecosistema dell’innovazione digitale sul territorio (Camere di Commercio, Regioni, Associazioni di categoria, Parchi Tecnologici, centri di innovazione tecnologica pubblici e privati etc.).
Ricordiamo che l’Italia si è dotata di Digital Innovation Hub e di Competence Center con il Piano Nazionale Industria 4.0, datato 2016. Una vita fa.
E continuiamo, comunque, a restare terribilmente indietro.
Industry 4.0, scuola digitale e il concetto di velocità
Ecco perché, in questi giorni in cui il tempo per riflettere certo ce l’abbiamo, credo emerga evidente come il Piano Industria 4.0 proceda troppo, troppo lentamente per un paese che ha urgenza di modernizzare il proprio sistema produttivo!
Parliamo spesso in questi giorni di “velocità”, come parola che rappresenta la “velocità” con la quale siamo stati travolti da covid19 e come stanno mutando, in tempo reale i nostri comportamenti consolidati. Altrettanto veloce sarà poi l’uscita dalla crisi e la velocissima comparsa di un mondo completamente diverso.
Bene. Anzi male. Industria 4.0 in Italia è stato sin qui, troppo spesso, il contrario di “velocità”! Quindi se non saremo veloci sulla partita europea, stavolta saremo out, out, davvero, non c’è casta o burocrazia che tenga!
Voglio fare un esempio di cosa significa “velocità”.
Chi avrebbe mai detto che la scuola sarebbe diventata digitale “ob torto collo”? Si fa così e basta: e tutti si sono adeguati e tutti stanno facendo scuola, chi in maniera organica, chi in maniera un po’ più naif, anche per via della mancanza di dotazioni informatiche e soprattutto di banda larga. Ma dall’oggi a domani è avvenuto, nel giro di qualche settimana, un cambio epocale nelle nostre scuole. Ecco tradotto in pratica cosa significa nulla sarà come prima…!
È cambiato radicalmente anche il ruolo del docente che deve guidare una trentina di studenti collegati in rete, seguendoli con ancora maggiore attenzione, dando ispirazione, non solo insegnando, ma dando motivazioni e facendo in modo che tutti si abituino a contingentare i tempi dei loro interventi.
La vera sfida: il giusto mix tra umanesimo e tecnologia
Forse scopriremo – a breve – che sparirà il digital divide culturale e che il futuro non dividerà più l’analogico dal digitale. Forse dovremo archiviare immediatamente parole come Rinascimento digitale, magari sostituendolo con digitale per tutti ora e subito: alfabetizzazione per cittadini e imprese deve diventare obbligatorio per non restare fuori, ancora più indietro in Europa e nel mondo!
Questa è la sfida: saper creare il nuovo mix di umanesimo e tecnologia! Sostanzialmente abbiamo fatto passi in avanti, più nelle ultime tre settimane che negli ultimi tre anni: tutti stiamo capendo quanto può essere utile il digitale per migliorare la qualità della vita, e questo ci porterà molto, molto lontano e molto, molto in avanti, se lo sapremo cogliere.
Formazione online e smart working diventeranno la nuova normalità. E riusciremo a dare velocità all’urgenza di Industria 4.0 che hanno le nostre imprese metalmeccaniche o del commercio, artigiane o del turismo, tante, tantissime imprese devono affrontare rapide la ripresa dopo covid19, per non sparire… Ma su questo, sulla capacità di reazione di imprese e governo (intendendo Regioni + Stato) qualche dubbio ce l’ho.
L’unica è augurarsi che succeda come l’eLearning nelle scuole, così le imprese interverranno, lavorando sulla re-ingegnerizzazione dei processi produttivi e sfruttando al meglio le enormi potenzialità che offre alle nostre imprese il digitale. L’occasione è ora, adesso.