Il 2020 è quasi arrivato: una data, tante volte indicata come traguardo di progresso, che porta con sé la consapevolezza di essere ormai arrivati a un bivio. La crescita esponenziale delle disuguaglianze e il perdurare di uno sviluppo economico non più sostenibile, ci mettono di fronte all’urgenza di un profondo cambio di paradigma. In questo contesto, la trasformazione digitale può essere uno straordinario strumento di sviluppo equo e sostenibile, di coesione sociale e di crescita delle capabilities di ciascuno, come invece un produttore di nuove ingiustizie e di inaccettabili marginalità.
Lo scenario nazionale
Anche l’Italia è a un bivio, di fronte a scelte che peseranno fortemente sui prossimi decenni. Il panorama, come spesso accade, può essere letto come bicchiere mezzo pieno o mezzo vuoto. Da una parte, gli investimenti in ricerca e trasformazione digitale sono ancora tra i più bassi d’Europa, ma per la prima volta il digitale è entrato a pieno titolo nel programma di Governo, che promette una smart nation e un green new deal. Se guardiamo alle opportunità per giovani e imprese, è vero che il lavoro non cresce e le disuguaglianze sociali ed economiche persistono, ma c’è una nuova attenzione alle competenze, nuovi lavori, una nuova sensibilità delle imprese verso le startup e l’open innovation, le nuove tecnologie dell’impresa 4.0 aumentano la produttività e permettono una crescita professionale dei lavoratori. La cultura della sicurezza e della protezione dei dati personali è ancora carente, ma cresce la consapevolezza dell’ecosistema digitale in cui siamo immersi, delle sue opportunità, ma anche dei suoi rischi.
Guardando poi più direttamente al mondo PA, la bulimia normativa assedia ancora i dirigenti e gli impiegati pubblici, mentre la complessità della società e l’incertezza delle risorse li mettono di fronte a problemi e bisogni che possono essere risolti solo con il “governo con la rete”. La maggior parte delle istituzioni non ha ancora sviluppato un approccio data driven, nonostante le tecnologie siano ormai mature per mettere a sistema il grande patrimonio di dati disponibile. In questo campo, come in molti altri attinenti alla cultura digitale, sono necessarie massicce iniezioni di formazione e azioni efficaci di accompagnamento, centrali soprattutto in un momento in cui ci si appresta a realizzare un massiccio ricambio di personale nella PA, grazie ai nuovi concorsi e allo sblocco del turn over. L’obiettivo è attirare i migliori talenti e scegliere i profili più adeguati ai nuovi compiti della PA.
Infine, parliamo di soldi: l’uso dei fondi della programmazione europea non ha brillato nel passato per la qualità della spesa, oggi ci sono però ancora, tra Piani Operativi Nazionali (PON), Regionali (POR) e fondi diretti circa 2 miliardi da spendere entro due anni per l’innovazione digitale e al nuovo Ministro dell’Innovazione è stata data tra le altre la delega per l’indirizzo e il controllo dell’impiego dei fondi per lo sviluppo, la diffusione e l’impiego delle tecnologie nei diversi settori.
Il ruolo della PA come driver di sviluppo equo e sostenibile
In questo scenario, la PA può giocare un ruolo fondamentale, prima di tutto perché è il maggior utilizzatore di tecnologie e con la sua domanda può qualificare e orientare l’offerta: ad oggi spende infatti circa 4.200 milioni di euro l’anno in ICT (Fonte rapporto Assintel ottobre 2019). La PA è un potente driver d’innovazione e può accompagnare, rendendole efficaci, le decisioni politiche per lo sviluppo di nuove imprese e nuove tecnologie. La PA è il veicolo su cui può marciare una efficace politica industriale d’innovazione che può favorire rendendo più facile e veloce l’accesso agli incentivi e più mirato e preciso il loro utilizzo. La PA, infine, assieme alla politica che le dà i macro-obiettivi, è garante del valore sociale dell’innovazione e della costante attenzione ai suoi aspetti etici. Come dice Jeremy Rifkin nel suo ultimo libro e Marianna Mazzucato nei suoi lavori, è l’azione pubblica che può garantire un’innovazione democratica, sostenibile e distribuita.
Una call to action per lo sviluppo del Paese
In definitiva, le condizioni per far ripartire lo sviluppo su basi più eque e sostenibili, basandosi sull’uso corretto e democratico delle tecnologie, ci sono, ma la partita è aperta, la PA ha un ruolo centrale e FORUM PA 2020 intende dare il suo contributo perché sia vinta. Per questo nella 31esima edizione della nostra Manifestazione annuale, che quest’anno si terrà dal 9 all’11 giugno alla Nuvola dell’EUR a Roma, ci concentreremo tra l’altro sull’uso intelligente, pervasivo e democratico dell’innovazione tecnologica, che richiede però un’azione congiunta di tutte le componenti della società e senza una vera Partnership-Pubblico-Privato. Per concludere, una considerazione: la velocità dell’innovazione tecnologica è tale da imporre un’alta e consapevole flessibilità sia nelle norme sia nell’organizzazione del lavoro. Tale velocità richiede da una parte un continuo aggiornamento nei processi produttivi e nei servizi, dall’altra una costante attenzione agli aspetti sociali ed etici. Solo così sarà possibile preparare insieme un futuro giusto e sostenibile.
Lunedì prossimo, 2 dicembre alle ore 12, nel corso di un webinar gratuito anticiperemo le novità, i format e le opportunità di FORUM PA 2020 che vuole essere una vera e propria “call to action per lo sviluppo del Paese”.