Tra le peculiarità più evidenti di questo nuovo Governo – assieme al bassissimo tasso di donne (appena 7 su 28, compresa la Presidente del Consiglio) e al curioso rebranding di alcuni dicasteri in chiave futurista – salta all’occhio l’assenza del ministero o ministro dell’Innovazione.
Al di là delle divergenze ideologiche che mi vedono personalmente distante da questa maggioranza, qui vi è una criticità oggettiva.
Niente ministero all’innovazione
Il Ministero dell’Innovazione, riabilitato all’avvio del Governo Conte-II e rafforzato dall’esecutivo Draghi, aveva ottenuto grandi risultati negli ultimi anni: dal coordinamento delle politiche per la transizione digitale del Governo alla messa a terra del piano per la digitalizzazione della pubblica amministrazione, al ruolo importante assunto nel settore delle telecomunicazioni.
Mochi: “Ci serve un ministro all’innovazione ed ecco come lo (la) vorrei”
Un Ministero protagonista assoluto del Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza che non si poteva che potenziare, ampliandone le prerogative e dotandolo di portafoglio.
Evidentemente l’argomento non costituisce una priorità per il nuovo esecutivo. Peccato che questa mancanza di interesse verso l’innovazione possa causare delle gravi ricadute. Perché serve una regia forte su questi temi, come ha detto il Governo uscente nel documento su Italia 2026.
Penso alle iniziative già avviate dal dicastero, riassunte in un documento lasciato qualche settimana fa dal Ministro uscente Vittorio Colao, iniziative che rischiano di essere rallentate se non cancellate. Tra queste troviamo ad esempio i bandi PNRR su cui dobbiamo porre massima allerta date le tempistiche stringenti.
Che succederà?
Quindi che cosa succederà? Per capirlo bisognerà attendere la nomina dei Sottosegretari di Stato. È probabile che sarà nominato un nuovo Sottosegretario alla Presidenza del Consiglio con le stesse deleghe dell’ormai vecchio Ministero. È altresì possibile che queste competenze vengano interamente assorbite – e forse disperse – all’interno del Ministero della Pubblica Amministrazione.
Non possiamo quindi che definire questa mossa come un passo indietro, un amaro declassamento di un tema che purtroppo risulta primo pillar del PNRR e dello sviluppo del Paese solamente sulla carta.