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Ricetta elettronica, la spinta che viene dal coronavirus

La Protezione civile supera la necessità del promemoria cartaceo, insostenibile in questa fase e da sempre ostacolo alla digitalizzazione. Ecco le nuove modalità che spingono, finalmente, verso una Sanità più digitale: come sarebbe dovuta essere fin dal’inizio

Pubblicato il 20 Mar 2020

Luigi Mischitelli

Legal & Data Protection Specialist at Fondazione IRCCS Casa Sollievo della Sofferenza

promemoria dematerializzato - ricetta elettronica

Tutta una nuova vita, finalmente, per la ricetta elettronica dopo che il Dipartimento della Protezione Civile ha varato l’Ordinanza n. 651, 19 marzo: tra le altre cose, introduce all’Art. 1 delle “vie alternative” al classico e vituperato promemoria cartaceo della ricetta elettronica.

Il promemoria cartaceo: la ricetta medica tradizionale

Sappiamo che nel processo di prescrizione ed erogazione della ricetta elettronica è previsto il rilascio al paziente, da parte del medico, di un promemoria cartaceo contenente i dati della ricetta elettronica. L’utilizzo di tale promemoria, nelle intenzioni del legislatore, deve intendersi limitato unicamente al caso in cui vi fosse un malfunzionamento del sistema informatico delle farmacie o dei laboratori, così da garantire comunque l’erogazione del farmaco.

Tuttavia, passando dalla teoria alla pratica, il peso del “promemoria cartaceo” sull’intero processo di dematerializzazione della ricetta è abbastanza rilevante. Tale promemoria, si presenta come un foglio di carta della stessa dimensione di una ricetta, nel quale sono presenti tutti i dati personali e particolari relativi alla prescrizione (es. Nome, Cognome, Residenza, Prescrizione, Esenzione ecc.). Con la trasmissione online dei dati viene stampato anche il promemoria cartaceo, che deve essere consegnato dal medico al paziente. A sua volta, per poter ottenere il farmaco, il paziente deve consegnarlo al farmacista. Un sistema questo che se da un lato “para i colpi” di un eventuale blackout informatico, dall’altro si pone come un ostacolo alla piena digitalizzazione della ricetta. Perlomeno fino a ora.

Le alternative elettroniche al promemoria cartaceo della ricetta medica

Complici le misure restrittive nazionali per far fronte all’avanzata del Covid-19, la Protezione Civile è intervenuta ri-disciplinando il rapporto medico-paziente in ambito ricetta elettronica. Questo per evitare il più possibile il contatto ravvicinato tra le parti. In poche parole, l’interessato può – in coscienza e volontà – chiedere che vi sia un invio del promemoria anziché un ritiro a mano del foglio. Vediamo di seguito i punti fondamentali dell’Ordinanza.

Posta elettronica

Al momento della generazione della ricetta elettronica da parte del medico prescrittore, l’assistito può chiedere al medico il rilascio del promemoria dematerializzato ovvero l’acquisizione del Numero di Ricetta Elettronica (numero che identifica univocamente a livello nazionale una prescrizione elettronica) […], tramite la trasmissione del promemoria in allegato a messaggio di posta elettronica, laddove l’assistito indichi al medico prescrittore la casella di posta elettronica certificata (PEC) o quella di posta elettronica ordinaria (PEO).

Diventa facile per il medico inviare il promemoria tramite PEC, ovvero tramite e-mail “semplice”. L’Ordinanza specifica che il Promemoria viene spedito da parte del medico prescrittore in forma di allegato a un messaggio e non come testo compreso nel corpo del messaggio stesso. Tuttavia l’Ordinanza non specifica i criteri di sicurezza (Art. 32 GDPR) per l’invio del promemoria e del Numero di Ricetta Elettronica, né tantomeno accenna alle modalità di invio dell’allegato (es. Pdf cifrato, archivio Rar ecc.). Si ritiene necessario approfondire tale punto per una maggiore aderenza alla normativa in materia di protezione dei dati personali.

Sms e app

L’assistito può chiedere, in alternativa alla posta elettronica, la comunicazione del Numero di Ricetta Elettronica con SMS o con applicazione per telefonia mobile che consente lo scambio di messaggi e immagini, laddove l’assistito indichi al medico prescrittore il numero di telefono mobile.

Via libera alla trasmissione del Numero di Ricetta Elettronica con il “desueto” SMS, ovvero con i più utilizzati WhatsApp, Facebook Messenger, Telegram e quant’altro. Il medico, specifica l’Ordinanza, invia all’assistito un messaggio SMS contenente esclusivamente il Numero di Ricetta Elettronica prescritta. In alternativa, il medico prescrittore invia all’assistito il Numero di Ricetta Elettronica o l’immagine del codice a barre dello stesso Numero di Ricetta Elettronica, utilizzando un’applicazione per la telefonia mobile, alla quale risultano registrati sia il medico prescrittore sia l’assistito, che consente lo scambio di messaggi e immagini.

Telefonata

“Comunicazione telefonica da parte del medico prescrittore del Numero di Ricetta Elettronica laddove l’assistito indichi al medesimo medico il numero telefonico”.

L’ultima soluzione ricade nella classica chiamata telefonica, con modalità quasi simili a quelle previste per SMS e APP di messaggistica. In questo caso il medico prescrittore comunica il Numero di Ricetta Elettronica prescritta al numero di telefono fisso o mobile indicato dall’assistito.

Conclusioni

Insomma, come nel caso dello smart working, degli investimenti sulla scuola digitale e dello sviluppo della giustizia digitale, anche con la ricetta elettronica ci voleva il coronavirus per spingere l’Italia a liberarsi dell’inutile fardello dell’analogico. Per capire che era possibile farne a meno: per alleggerire il sistema, risparmiare, guadagnare in efficienza. Una trasformazione digitale forzata dall’emergenza, che ne ha evidenziato l’ineluttabilità. Sarebbe stato meglio farlo prima: la crisi ci avrebbe trovato più preparati. Ma almeno adesso l’Italia ha capito: solo con il digitale potremo farcela. Soprattutto in un ambito, adesso come mai critico, che è quello della Sanità.

E chissà se quando tutto questo sarà finito non potremo apprezzare i vantaggi di questa corsa al digitale che ora siamo obbligati a fare, recuperando in giorni i ritardi di anni.

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