In contesti aziendali volti ad una prospettiva digitalizzata, diventa quasi una necessità affidarsi a sistemi di intelligenza artificiale per eseguire attività di gestione sempre più complesse.
Quando si affrontano aspetti legati al controllo delle relazioni lavorative che, fino a poco tempo fa, erano prerogativa esclusiva degli esseri umani, sorgono spontanei interrogativi di natura tanto legale quanto tecnologica ed etica. Quale sarà il ruolo del diritto in un contesto simile?
Certamente quello di regolamentare le relazioni tradizionali tra l’azienda e i dipendenti, da un lato, e quelle “nuove” tra dipendenti “umani”, “artificiali”, senza dimenticare, ovviamente, il rapporto con i clienti. Per queste ragioni, appare fondamentale fornire ai creatori di intelligenze artificiali linee guida per la programmazione di tali sistemi.
Le aziende sono, pertanto, tenute a compiere un’attenta valutazione delle proposte avanzate dall’intelligenza artificiale, verificarne la precisione ed efficacia ed adattare a queste i propri modelli organizzativi. Inoltre, è essenziale che qualsiasi cambiamento insito ai modelli organizzativi sia accompagnato da adeguati processi di formazione.
In passato, molte operazioni aziendali richiedevano sforzi umani considerevoli e tempi prolungati poiché venivano eseguite manualmente. Oggi, invece, grazie all’intelligenza artificiale (IA), si è aperta la possibilità di automatizzare molte di queste attività, permettendo al personale di liberarsi da compiti ripetitivi e ai datori di lavoro di servirsi di sistemi organizzativi più efficienti.
Sfruttare il potenziale dell’IA nei contesti aziendali
A tal proposito, viene manifestata da più parti l’idea secondo la quale il connubio tra i nuovi sistemi e la gestione dei dati personali potrebbe contribuire ad agevolare il cammino delle imprese verso una costante e proficua digitalizzazione.
Viviamo in un’epoca in cui i dati costituiscono una preziosa risorsa, una merce di scambio. La capacità di raccoglierli, gestirli ed analizzarli rappresenta una pietra miliare nella struttura operativa delle imprese moderne. I dati, specie quelli generati in quantità massicce, devono essere collegati e correlati a fonti esterne e banche dati. In questo contesto l’IA esprime tutte le proprie potenzialità nel miglioramento dell’efficienza aziendale. L’IA non si occupa solo di rielaborarli in modo celere ma offre anche un vantaggio strategico: grazie alla capacità di analisi avanzata, consente alle imprese di individuare in tempo reale tendenze emergenti, opportunità e minacce, consentendo agli operatori di adattarsi agevolmente alle mutevoli condizioni del mercato, mantenendo al contempo una posizione competitiva di primo piano.
L’IA può, inoltre, garantire un crescente miglioramento delle condizioni lavorative per i dipendenti. L’automazione di compiti ripetitivi libera il personale da attività monotone, consentendogli di concentrarsi su lavori di maggior valore. L’impiego di chatbot basati sull’IA consente alle aziende di gestire le interazioni con i clienti in maniera più efficiente, rispondendo rapidamente alle loro domande o all’insorgere di eventuali problematiche.
Un ulteriore aspetto da considerare è la riduzione dei carichi di lavoro. L’IA permette di ottimizzare l’allocazione delle risorse umane, distribuendo in modo più efficiente i compiti tra i dipendenti. Ciò conduce ad un migliore equilibrio nella gestione del lavoro, evitando sovraccarichi e sfruttando al meglio le competenze e le abilità individuali.
L’IA offre anche un notevole vantaggio nella riduzione del rischio di errore. Gli algoritmi così strutturati sono in grado di eseguire compiti in modo coerente e accurato, garantendo la coerenza delle operazioni. Questo è particolarmente rilevante in settori in cui la precisione è fattore essenziale, come ad esempio, la gestione finanziaria o la produzione. La minimizzazione degli errori umani riduce il rischio di perdite finanziarie o problemi operativi.
Automatizzare la gestione delle risorse umane: vantaggi e opportunità
Altri benefici dall’impiego di strumenti di intelligenza artificiale provengono dal meccanismo di automazione della gestione delle ferie e delle assenze. Generalmente, si tratta di un processo lungo e complesso che può creare qualche difficoltà soprattutto alle aziende meno digitalizzate. Tuttavia, mediante un sistema automatizzato, è possibile consentire ai dipendenti di richiedere ferie e assenze online, mentre i manager ricevono notifiche per approvare o rifiutare tali richieste. Inoltre, il sistema tiene traccia dei giorni di ferie rimanenti e delle assenze, riducendo il rischio di sovrapposizioni.
Un’altra area in cui l’automazione può fare la differenza è l’onboarding dei nuovi dipendenti, attraverso l’impiego di una guida personalizzata che fornisca loro informazioni cruciali sulle politiche aziendali, i benefit e la cultura imprenditoriale. Inoltre, il sistema consente ai dipendenti di compilare e firmare documenti online, riducendo al minimo l’uso di documenti cartacei (ed il conseguente impatto ambientale).
La gestione delle prestazioni dei dipendenti è un ulteriore profilo che può beneficiare dell’automazione. I manager possono utilizzare un sistema di machine learning per impostare obiettivi, monitorare i progressi, valutare le prestazioni, consentire ai dipendenti di fornire feedback sui propri manager e sulle prestazioni dei colleghi.
Lo stesso ragionamento può essere esteso alla gestione delle spese aziendali e delle retribuzioni: le imprese potrebbero decidere di adottare dei processi che permettano ai dipendenti di caricare le ricevute e richiedere i rimborsi con un semplice click. In tal modo, i dirigenti possono approvare o rifiutare le richieste di rimborso attraverso lo stesso sistema, che tiene traccia delle spese aziendali e consente, di conseguenza, un ottimale, efficace ed efficiente tracciamento. I dipendenti potrebbero accedere alle proprie informazioni salariali e documenti fiscali online, mentre il sistema terrebbe traccia dei giorni lavorati e delle ore effettivamente svolte, semplificando il calcolo delle retribuzioni.
L’automazione di queste attività legate alle risorse umane non solo comporta un notevole risparmio di tempo ed energie, ma migliora l’accuratezza complessiva e l’efficienza dell’organizzazione. La tecnologia si rivela un prezioso alleato nella semplificazione delle operazioni aziendali e nella creazione di un ambiente di lavoro più efficiente.
Sfide e limiti nell’integrazione dell’IA in azienda
Ora, sembra che i sistemi dei IA e machine learning siano la nuova “panacea” delle inefficienze maturate nei contesti lavorativi e, in particolare, in quelli aziendali, più o meno grandi e complessi. Eppure, occorre riflettere su alcuni rilevanti aspetti. L’integrazione dell’IA nei contesti umani e aziendali ha sollevato, di fatti, anche preoccupazioni significative associate al rapporto tra l’essere umano e la macchina.
La sicurezza nel trattamento dei dati personali e delle informazioni costituisce uno dei punti cruciali nello sviluppo dell’IA, i cui sistemi possono apparire vulnerabili a minacce come l’accesso non autorizzato, i tentativi di manipolazione da parte di attori malevoli, la dispersione dei dati sul “dark web” (e la conseguente richiesta di pagamento di un riscatto per la loro restituzione), la distruzione dei dati stessi. Di qui, l’essenzialità dell’intervento umano – da cui non è possibile prescindere – per l’adozione di misure di sicurezza, robuste, adeguate, innovative per la protezione delle informazioni trattate, specie ove si tratti di dati sensibili. dati sensibili.
Uno dei timori più diffusi riguarda la perdita di posti di lavoro. Il rapporto “Future of Jobs” del “World Economic Forum” ha evidenziato, all’inizio di quest’anno, come, rispetto ad 803 aziende che impiegano oltre 11 milioni di lavoratori in 27 industrie e 45 regioni sparse in tutto il mondo, si prospetti la creazione di circa 70 milioni di nuovi posti di lavoro, ma anche la soppressione di oltre 80 milioni di occupazioni. Basti pensare all’online banking, che ha certamente condotto ad un’accelerazione dei processi finanziari e bancari, ma anche alla chiusura di innumerevoli sportelli e filiali. Questo solleva questioni etiche significative sull’adattabilità dei lavoratori, la necessità di riconversione professionale e le implicazioni sociali ed economiche di questa transizione.
In parallelo, si discute sull’alterazione delle relazioni umane. L’interazione crescente con chatbot, assistenti virtuali e applicazioni basate sull’IA ha suscitato interrogativi sulla qualità delle interazioni sociali e lavorative. Alcuni temono che l’IA possa compromettere la natura empatica e autentica delle relazioni umane, portando a un mondo in cui le relazioni umane vengono sostituite da interazioni con macchine. Questo solleva dubbi sulla costruzione di relazioni significative e sulla comprensione emotiva ed etica nell’era dell’IA.
Non bisogna nemmeno dimenticare la natura imprevedibile dei risultati prodotti dall’IA, che è certamente in grado di elaborare consistenti quantità di dati, ma questo non significa che l’intervento umano non sia necessario, anzi al contrario, occorre che le persone incaricate all’interno delle aziende valutino e controllino le risultanze di tali sistemi, riducendo il più possibile il margine di errore. Tale aspetto merita particolare attenzione per settori più delicati come quello sanitario e della finanza, dove le decisioni basate sull’IA possono determinare conseguenze significative. La mancanza di trasparenza nei processi decisionali e la complessità nell’interpretare le motivazioni dietro le decisioni dell’IA possono sollevare dubbi sull’etica e sulla responsabilità del suo utilizzo.
Infine, emerge il timore che l’IA possa superare l’umanità stessa. Questo scenario, noto come “super-intelligenza artificiale”, rappresenta la paura che l’IA possa raggiungere una forma di intelligenza superiore all’umana e potenzialmente minacciare l’umanità. Questa rappresentazione, spesso presente nell’immaginario collettivo, ha generato dibattiti sulla sicurezza e sull’importanza di regolamentazioni rigorose per evitare scenari indesiderati.
Conclusioni
Il subentro dell’IA, perciò, appare inevitabile, ma l’essere umano, rimane al centro del processo di trasformazione digitale, quale fulcro dei processi automatizzati. Gli algoritmi assicurano l’efficienza dei processi aziendali, ma è il discernimento umano che deve valutare l’accuratezza delle risposte fornite dall’intelligenza artificiale, distinguere tra informazione e disinformazione, e determinare se l’output ottenuto sia valido o completamente distorto rispetto alla realtà.
Senza dubbio, l’uso dell’intelligenza artificiale rappresenta uno strumento prezioso per le imprese per migliorare la loro competitività. Tuttavia, l’essere umano continua a svolgere un ruolo insostituibile, e l’intelligenza artificiale ha il compito corroborare la sua attività, supportandolo e non sostituendolo. Il vero focus per le aziende rimane dunque non tanto temere di essere sostituite da macchine quanto comprenderne l’utilità e plasmarla sulle proprie esigenze, al fine di accogliere tale tecnologia come “supporto” e non come un nemico dal quale diffidare.