Aumentare la competitività e la produttività delle imprese, contribuendo alla crescita del Paese.
È questa la grande opportunità che si aprirebbe se l’intelligenza artificiale venisse adottata con il giusto approccio strategico dalle imprese e dalla pubblica amministrazione in Italia, grazie anche a una serie di sviluppi tecnologici che la rendono sempre più performante e in grado di sollevare gli umani da compiti ripetitivi o particolarmente impegnativi, mettendoli nelle condizioni ideali per dedicarsi ad attività a maggiore valore aggiunto, sulle quali sfruttare al meglio le proprie conoscenze e le proprie competenze.
Indice degli argomenti
Eventi per esplorare il potenziale dell’AI
Proprio a questi temi sono dedicate le tappe del roadshow “IBM AI experience on tour” organizzato da Ibm, con il primo evento realizzato in collaborazione con Red Hat e Università LUISS che si è svolto giovedì 20 marzo nella sede dell’ateneo romano. L’iniziativa proseguirà toccando diverse Regioni Italiane nei prossimi mesi, con l’obiettivo di esplorare le ultime funzionalità e le potenzialità dell’intelligenza artificiale, anche di tipo generativo e agentico.
L’importanza dell’AI open source per il ROI
Nella strategia di investimenti a lungo termine che le aziende stanno implementando sull’intelligenza artificiale assume una particolare rilevanza l’utilizzo di strumenti open source, con l’obiettivo di accelerare sul ROI (Return of Investment) e per rimanere al passo con l’innovazione.
A dimostrarlo è un recente studio realizzato da Morning Consult e lopez Research, secondo cui l’85% del campione nel 2024 ha registrato progressi nell’esecuzione della propria strategia. Il 47%, in particolare, può già contare su un ritorno degli investimenti positivo. La redditività finanziaria, in particolare, risulta, secondo la ricerca, legata all’utilizzo di strumenti open source: il 51% degli intervistati tra chi utilizza strumenti AI open source registra un ROI positivo, contro il 41% di coloro che non lo utilizza.
Predisposizione all’investimento in AI nelle aziende
Aumenta anche la predisposizione a investire sull’AI, tanto che il 62% delle aziende coinvolte nella ricerca afferma di voler incrementare le risorse economiche da destinare all’intelligenza artificiale, e il 48% dice di guardare all’ecosistema open source. Prendendo in considerazione il campione di chi non ha ancora utilizzato l’open source, inoltre, due intervistati su cinque dicono di voler esplorare questa possibilità nell’anno in corso.
Intelligenza artificiale per aziende: l’attenzione al focus strategico
Se in generale quasi nove aziende su dieci manifestano l’intenzione di mantenere o aumentare i propri investimenti sull’intelligenza artificiale nel corso del 2025, è interessante notare come – prendendo in considerazione il 62% che ha in programma di destinare più risorse all’AI – il 39% pensa di spendere dal 25 al 50% in più rispetto al 2024.
La spesa non sarà “a pioggia”, ma indirizzata ad alcuni segmenti specifici, quelli nei quali le aziende hanno individuato la possibilità di ottenere risultati migliori, come le IT operations, la gestione della qualità dei dati e l’innovazione dei propri prodotti o servizi. Le tre priorità, nello specifico, riguardano l’utilizzo di servizi cloud gestiti, l’assunzione di talenti specializzati e l’utilizzo dell’open source.
Lo sviluppo delle soluzioni di intelligenza artificiale nelle aziende
Rispetto a un periodo iniziale in cui era più difficile misurare gli effetti delle strategie di intelligenza artificiale all’interno delle aziende, l’adozione di questa tecnologia sta iniziando a dare segni di maggiore maturità, tanto che l’85% del campione della ricerca afferma di aver registrato progressi nei risultati durante il 2024, con il 58% che riesce ormai a passare in meno di un anno dall’implementazione di progetti pilota alla “piena produzione”.
A guidare le aziende negli investimenti in intelligenza artificiale è prima di tutto la volontà di innovare, citata come motivazione principale dal 31% degli intervistati, contro il 28% che guarda principalmente al ritorno degli investimenti. Un mix delle due motivazioni, inoltre, è l’elemento scatenante per il 41% delle imprese. Quanto al cost saving, a citarlo come elemento principale è il 15% del campione.
Ai generativa e Agentic AI: soluzioni su misura per le aziende
Per dare un impulso decisivo al processo di trasformazione digitale in corso nel Paese, e perché questa possa rispondere al meglio alle esigenze di un ecosistema produttivo che in Italia vede in primo piano – come driver dell’economia nazionale – settori come il turismo, la tradizione agricola e artigianale e un’industria manifatturiera ben radicata in alcune aree del Paese, le evoluzioni più recenti dell’intelligenza artificiale possono giocare un ruolo di primo piano. Parliamo in particolare dell’AI generativa e dell’Agentic AI.
Si tratta, in sostanza, di individuare soluzioni sviluppate “su misura” sulla base delle esigenze specifiche di ogni azienda, che siano scalabili e traggano il massimo del valore dai dati, che si tratti di dare supporto all’HR, di interagire con i clienti sia in ambito B2C sia in ambito B2B, per arrivare fino alla gestione dei processi e al monitoraggio delle infrastrutture.
Cos’è l’AI generativa
Per intelligenza artificiale generativa si intende generalmente la tecnologia basata sull’AI che è in grado, partendo dall’analisi di un data set, di generare nuovi contenuti, che si tratti di testi, immagini, musica, o anche codici di programmazione software.
Uno dei modelli più diffusi è quelle delle cosiddette “reti avversarie”, o “generative adversial networks”, che si basano sulla combinazione di due reti neurali: la prima genera nuovi dati attingendo a un determinato database, e la seconda valuta la loro qualità confrontandola con informazioni “reali”, per assicurare la qualità dell’output.
Un altro modello fondamentale per l’AI generativa è l’approccio “Gpt”, acronimo per “generative pre-trained transformer”, che utilizza modelli di linguaggio avanzati per generare testi coerenti e contestualmente appropriati.
Entrambi i modelli trovano applicazione, soltanto per fare qualche esempio, nella creazione automatica di contenuti e nella traduzione linguistica, fino alla generazione di immagini e video.
Cos’è l’Agentic AI
A differenza dell’Ai generativa, l’Agentic AI, o intelligenza artificiale agentica consente alla tecnologia di compiere un passo in più, agendo autonomamente fino al raggiungimento di un obiettivo prefissato, senza avere il bisogno costante di un’interazione costante con l’uomo.
Si tratta quindi di dotare la tecnologia di una capacità decisionale avanzata che le consenta di assolvere ad alcuni task specifici, anche adattandosi a contesti mutevoli. Il suo utilizzo risulta particolarmente prezioso nel campo dell’automazione dei processi ad esempio nel manifatturiero, ed è uno dei cardini dell’industria 5.0.
Oltre a questo, è possibile vederla come un “potenziamento” della tecnologia alla base degli assistenti virtuali, che grazie all’intelligenza artificiale potranno non soltanto fornire informazioni a chi le chiede, ma anche compiere azioni predefinite, come – soltanto per fare qualche esempio – le prenotazioni per un viaggio o la gestione di alcune attività di pagamento, o ancora la gestione automatica delle flotte.
Il fatto che le macchine possano operare con un certo grado di indipendenza contribuisce a migliorare l’efficienza e l’efficacia quando si affrontano compiti complessi o ripetitivi.
AI e produttività, una rivoluzione culturale
“L’intelligenza artificiale, in particolare quella generativa, rappresenta una rivoluzione culturale che coinvolge tutte le sfere della società, dalle istituzioni alle imprese di ogni dimensione”, spiega Tiziana Tornaghi, General Manager Consulting IBM Italia. “La nuova frontiera del cambiamento si estende ulteriormente con l’avvento degli AI Agentic, nuovi ‘attori aziendali’ in grado di apprendere, adattarsi e interagire in modo autonomo. Tuttavia, come per ogni trasformazione – prosegue – la loro adozione richiede un approccio strategico su come integrarli in funzione degli obiettivi aziendali, nonché un investimento nella formazione di competenze e nella creazione di un ecosistema che governi questo cambiamento”.
Intelligenza artificiale, il nodo delle competenze
Ma le tecnologie, per quanto avanzate, da sole non bastano per compiere il salto della digital transformation e dell’adozione dell’intelligenza artificiale, se da questi processi si vuole trarre il massimo vantaggio. Serve anche che chi è chiamato a utilizzare gli strumenti di ultima generazione abbia competenze adeguate, e l’Italia ha bisogno di accelerare in questo campo.
Lo dimostrano i dati del Digital Decade Report 2024, secondo cui l’Italia è – tra i Paesi europei – tra quelli con i livelli più bassi di competenze digitali di base. Soltanto il 45,8% della popolazione, infatti, può contare in Italia su queste skill, con dieci punti percentuali di ritardo rispetto al valore medio dell’Unione Europea.
Per colmare questo gap anche le aziende stanno facendo la loro parte con iniziative ad hoc. Tra queste la piattaforma di aggiornamento skillsbuild.org, messa a punto da IBM, che ha erogato formazione gratuita su digital skill a oltre 200mila tra studenti, docenti e lavoratori in Italia.
“L’AI agisce come acceleratore dell’efficienza e della produttività. Per coglierne in pieno il potenziale di valore è però necessario concepirlo come strumento per migliorare le potenzialità umane, non per sostituirle – sottolinea Paolo Boccardelli, rettore dell’Università Luiss Guido Carli – In questa prospettiva, le università devono evolversi per trasformarsi da luoghi di riflessione e conoscenza in hub dinamici per lo sviluppo e l’innovazione, dove competenze tecnologiche e solida formazione umanistica si integrano armoniosamente, alimentando costantemente il dialogo e la collaborazione con le imprese”.
Le tecnologie di IBM per l’AI
Come esempio degli use case più promettenti e delle tecnologie trasformative di ultima generazione il roadshow di Ibm ha messo a punto un’area esperienziale, che presenta il portfolio di soluzioni di genAI di watsonx, a partire da watsonx Orchestrate, pensato per creare facilmente assistenti AI e agenti personalizzati per automatizzare e accelerare i flussi di lavoro, aumentando l’efficienza e ottenendo migliori risultati di business.
Tra le soluzioni presentate nel roadshow ci sono anche IBM Hybrid iPaaS, piattaforma ibrida per sviluppare in modo coerente con un unico strumento tutti i pattern di integrazione che coinvolgono applicazioni, API, B2B, file ed eventi, e IBM StreamSets, progettata per potenziare i progetti di AI integrando sorgenti dati eterogenee in maniera agile e veloce. Tra gli stand del percorso esperienziale, infine, quelli dedicati per il supporto dell’attività dei consulenti e dei diversi profili professionali di un’organizzazione, le soluzioni di quantum computinge quelle di security.