L’adozione dell’intelligenza artificiale nelle aziende è anzitutto una questione di leadership. Serve, infatti, la leadership trasformazionale, capace di trasformare l’impresa. Proviamo a vedere di che cosa si tratta, soffermandoci su quanto sta accadendo nelle professioni e su quello che ci dicono gli studi internazionali sui comportamenti organizzativi, per arrivare a esplorare il modello “CREATE” per lo sviluppo e la diffusione dell’innovazione da parte dei leader ai tempi delle reti neurali generative.
L’intelligenza artificiale è una rivoluzione trasformativa
L’intelligenza artificiale è una rivoluzione trasformativa: ridefinisce in profondità le professioni così come le organizzazioni guidate dai leader.
Trasforma, anzitutto, le professioni, facendo in modo che i lavoratori abbiano al loro fianco un “coach” o “assistente”. Prendiamo il caso dell’agricoltura di precisione che, grazie all’intelligenza artificiale è in grado di individuare quali centimetri di terreno vanno trattati e come.
Oppure, ancora, il caso della medicina: la fondazione IRCSS Mondino di Pavia ha dimostrato come l’intelligenza artificiale possa essere utilizzata nella tecnica diagnostica della risonanza magnetica per la diagnosi e il monitoraggio delle malattie rare neuromuscolari: in pochi secondi, fino a un massimo di dieci, è possibile ottenere informazioni accurate sulle proprietà dei tessuti patologici.
Come hanno chiarito i ricercatori Leonardo Barzaghi e Raffaella Fiamma Cabini, “la tecnica della “risonanza magnetica fingerprinting” consente di acquisire e calcolare in modo efficiente e più veloce, rispetto ai metodi tradizionali, mappe quantitative che rappresentano le proprietà dei tessuti. A differenza delle immagini convenzionali di risonanza magnetica, che forniscono informazioni principalmente sulla morfologia e sull’anatomia, queste immagini offrono misurazioni quantitative e replicabili dei parametri dei tessuti”.
Il vantaggio di questa tecnica consiste, appunto, nella riduzione dei tempi di analisi utilissima, oltre che per il paziente, anche per i conti delle strutture sanitarie, sia in termini di risparmio energetico per il funzionamento delle apparecchiature utilizzate che per la possibilità di prendersi cura di più persone.
La leadership trasformazionale
Nel nuovo contesto dell’“IAcene” o epoca dell’intelligenza artificiale sono necessarie, dunque, prestazioni particolarmente elevate. Vale anzitutto per i leader che devono guidare la rivoluzione in atto: in questo contesto l’approccio di leadership deve essere quello “trasformazionale”. Il leader, attraverso la sua capacità di identificare i cambiamenti necessari, deve riuscire a ispirare i collaboratori attraverso la proposta di valore condivisa, coinvolgendoli nella sua realizzazione. Come hanno spiegato Bernard Morris Bass e Ronald Riggio, la leadership “trasformazionale” si basa sulla collaborazione attiva di tutti i membri del team per raggiungere gli obiettivi prefissati.
I quattro principi della leadership trasformazionale
La leadership trasformazionale si basa su quattro principi. Il primo è la “considerazione individualizzata”: un leader deve possedere la capacità di rimanere focalizzato sulle aspirazioni dei membri del suo team. Questo significa che deve essere consapevole delle sfide, dei desideri e delle necessità di ciascun collaboratore. Il secondo principio è la “motivazione ispiratrice”: il leader deve avere la capacità di ispirare entusiasmo e interesse nei riguardi della sua proposta di valore.
Strettamente connessi con questo secondo principio risultano essere il terzo e il quarto, rispettivamente, la “stimolazione intellettuale” e l’“influenza idealizzata”. Nel caso della “stimolazione intellettuale” il leader presenta nuove sfide al team, stimolandone la curiosità e la voglia di crescere. Per quanto riguarda l’“influenza idealizzata”, infine, essa vede il leader diventare un punto di riferimento per creare fiducia nei “follower”, promuovendo un ambiente di lavoro basato sulla fiducia reciproca e sulla promozione dell’autonomia e della responsabilità personale.
Le tre doti del leader trasformazionale
Particolarmente interessante, sotto questo aspetto, è il lavoro di ricerca che ha iniziato a svolgere con diverse aziende italiane l’ITIR, l’Institute for Transformative Innovation Research, nato all’interno dell’università di Pavia pochi mesi fa e presieduto da Stefano Denicolai, professore ordinario di innovation management dello stesso ateneo: «L’intelligenza artificiale stimola i leader a trasformare loro stessi. In un mondo tanto incerto e veloce come quello attuale, serve investire in prontezza. Così come nella diversificazione del rischio finanziario, oggi occorre ampliare le occasioni di crescita e farsi trovare pronti rispetto a una serie di futuri plausibili alternativi», commenta il docente universitario. Accanto alla prontezza, «il leader trasformazionale deve sviluppare doti di improvvisazione, secondo un’accezione che evolve da “dilettantismo” a “capacità di agile esecuzione in contesti imprevisti”». Terza e ultima dote è la “capacità di engagement”: «Un’organizzazione moderna – conclude Denicolai – si trasforma solo se l’intera azienda si sente a bordo, nonché letteralmente eccitata dal poter avere un ruolo attivo nell’accelerare il futuro. Possiamo immaginare, sotto questo aspetto, l’intelligenza artificiale come un acceleratore straordinario delle organizzazioni e delle competenze dei leader».
Il modello “CREATE” per il leader dell’IA
A guidare operativamente il leader innovativo può venire in aiuto il modello “CREATE”, basato su diverse teorie, tra cui il modello di ricerca-azione, la teoria del percorso-obiettivo e la teoria dello scambio leader-membro. Questo modello fornisce una struttura efficace per lo sviluppo e la diffusione dell’innovazione in azienda, promuovendo il cambiamento progressivo.
I 5 step per applicare il modello “CREATE” nel contesto aziendale
Come spiega bene David Gliddon del college of business and management della Colorado Technical University, per portare avanti idee e progetti innovativi all’interno del gruppo:
- il leader deve anzitutto “catturare i dati”: i dati quantitativi e qualitativi costituiscono un elemento centrale nell’ambito dell’innovazione, poiché le nuove idee si basano su una visione futura che viene creata a partire dalla valutazione chiara del passato e del presente.
- In secondo luogo, il leader deve “esaminare le migliori pratiche”: tutto questo implica la valutazione attenta delle metodologie di successo implementate sia all’interno dell’organizzazione che nell’ambiente circostante.
- In terzo luogo, deve “valutare le scelte”: il leader deve utilizzare le informazioni raccolte nelle fasi precedenti per valutare tutte le opzioni disponibili.
- Il quarto passaggio consiste nell’applicare l’innovazione in un ambiente di prova per valutarne la fattibilità e garantire che soddisfi gli obiettivi prefissati.
- In quinto luogo, il leader deve “allenare la squadra”: una volta che l’innovazione ha superato con successo la fase di prova e ha ottenuto l’approvazione, è infatti pronta per essere implementata su scala più ampia.
- Ultimo passaggio consiste nello “stabilire la tendenza”: per avviare, comunicare e commercializzare l’innovazione al fine di diffonderla tra gli utenti, è necessario adottare un approccio strategico. Un elemento chiave è coinvolgere gli “early adopters” e gli “opinion leaders” fin dalle fasi iniziali dell’innovazione, affinché essi svolgano un ruolo fondamentale nel processo di diffusione, dando feedback e feedforward.
Sono questi i “binari” del leader trasformazionale ai tempi dell’intelligenza artificiale.