Credo che la nomina di Diego Piacentini a Commissario Straordinario per l’Attuazione dell’Agenda Digitale sia positiva e possa dare un contributo significativo per l’innovazione del Paese.
Certamente, è importante che i poteri che gli sono stati attribuiti non rimangano sulla carta ma sia messo nelle condizioni di esercitarli concretamente, evitando i rischi già corsi con la cabina di regia di Caio.
Forse un contributo ancora maggiore avrebbe potuto darlo come ministro dello Sviluppo economico, e questo avevo suggerito, perché abbiamo bisogno di definire in modo organico una politica industriale, correlandola alla prospettiva di industria 4.0 e del Digital Single Market europeo, nel solco di una profonda consapevolezza delle potenzialità e delle opportunità del digitale, che Piacentini possiede anche grazie alla sua esperienza internazionale da imprenditore. Ma per fortuna la proposta del neo ministro Calenda va in questa direzione e la misureremo da subito con i provvedimenti previsti in legge finanziaria.
D’altra parte, ritengo che dal punto di vista strategico il percorso della PA digitale sia già abbastanza scritto: quello che occorre adesso è riuscire a coordinare l’implementazione di quanto definito, e realizzare con determinazione la fase (complessa) di execution.
Bisogna evitare il rischio che ci si accosti alla PA come se fosse “carta bianca”, e ignorare che alcuni processi di innovazione sono già partiti con esperienze anche significative, puntando sugli strumenti già definiti di SPID, Anagrafe unica e open source attraverso i quali consentire di aumentare il valore innovativo del sistema fino al complessivo switch-off dei processi dall’analogico al digitale.
Aggiungo un’altra considerazione: la definizione di un team di innovatori digitali con elevate competenze tecniche IT (la cosiddetta start-up della PA digitale) può essere utile nella squadra del Commissario, ma forse potrebbe portare, ancora di più dentro AgID , braccio operativo del governo sul digitale, maggiore e concreto valore aggiunto.
Sull’execution dunque si gioca la partita vera della PA digitale, e il cambiamento culturale è certamente uno dei fattori principali di successo insieme a uno straordinario investimento sulle competenze digitali.