Secondo le PMI, il termine che meglio ha caratterizzato il 2022 e che contraddistinguerà almeno parte del 2023 è “permacrisi”: un contesto di crisi permanente.
A causa della situazione di instabilità globale e della flessione di alcuni settori – tra cui l’automotive, che ha colpito tante imprese meccaniche – le PMI manifatturiere, nello scorso anno, hanno dovuto modificare o stravolgere la strategia legata alle esportazioni di beni e alle importazioni di materie prime. Secondo quanto rilevato dall’Ufficio Studi dell’Associazione Piccole e Medie Industrie (A.P.I.): il 37% ha cambiato fornitori, il 17% ha aumentato i prezzi, il 19% ha dovuto cercare nuovi mercati per l’export.
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In che modo le PMI possono rispondere alla “permacrisi”
Dalla fotografia scattata dall’Ufficio studi di A.P.I., il 27% delle imprese che ha adottato innovazioni e ha lavorato per inserirsi in nuove filiere ha chiuso il 2022 con un segno più.
Puntare sulla digitalizzazione e l’innovazione tecnologica è la strada principale per uscire da questo continuo sovrapporsi di situazioni di emergenza e di contrazione.
Lo abbiamo già visto durante i vari lockdown causa Covid: lo smart working ha rivoluzionato il modo di lavorare, ha dato la spinta alle aziende – volenti o nolenti – anche nel ripensare ai processi di produzione, alle tecnologie presenti negli stabilimenti – a volte obsolete – ha facilitato la trasformazione e il cambio del paradigma culturale delle imprese.
Come una grande Industria 4.0, il Paese Italia – la fabbrica Italia – deve interconnettersi. Soprattutto in Lombardia, che ha una importante vocazione manifatturiera.
Una vision che dia supporto alla trasformazione
Devono essere rafforzate le infrastrutture necessarie negli ambiti strategici dei trasporti, del digitale, e dell’energia, ma va fatto uno sforzo ulteriore. E’ fondamentale lavorare insieme e far dialogare le persone, i know how e le macchine per continuare a essere uno dei grandi paesi manifatturieri europei e competere sul panorama economico internazionale, grazie al made in Italy e alla forza delle PMI che danno lavoro e garantiscono la tenuta sociale.
Ma le PMI devono farlo da sole? In effetti, manca una politica industriale che armonizzi le esigenze e supporti le imprese.
Per gli imprenditori, i prossimi mesi saranno caratterizzati da incertezza (58%), contrazione (29%), crescita (13%). Dati non certo confortanti. E perché? Perché tutto non può essere sempre e solo lasciato alla volontà dei piccoli e medi imprenditori che spesso devono scontrarsi con burocrazia e altri vari adempimenti che non aiutano il “fare impresa”.
Istituzioni e parti sociali devono collaborare non solo per superare un’impasse che si prolunga da troppo tempo ma, anzi, devono dare nuova linfa al sistema produttivo e in particolare alle piccole e medie aziende, alle start up, al settore ICT, e così via.
Serve quindi una vision ma anche un supporto concreto per la trasformazione.
Investimenti a rischio frenata
Secondo un’elaborazione dell’Ufficio Studi Confartigianato, nel terzo trimestre 2022, a fianco del rincaro dei tassi di interesse, cade la domanda di credito per gli investimenti. Questo primo semestre quindi sarà caratterizzato da una spinta meno accentuata nel sostituire i macchinari meno efficienti e, in genere, ci sarà meno propensione all’innovazione?
Secondo i dati di un’indagine di A.P.I., sul caro prezzi e sull’inflazione, la maggior parte delle aziende associate sono state messe in difficoltà, in particolare, dal caro energia (37%) e dall’aumento delle materie prime (19%). La ridotta disponibilità economica si ripercuote quindi ancora una volta sugli investimenti.
Alla domanda “Nel 2023 avete intenzione di effettuare investimenti?”, una percentuale molto ampia di imprese (42%) risponde non so, proprio a causa della situazione economica troppo variabile; il 33% ha invece già programmato di investire sia in beni immateriali che materiali mentre il restante 25% al momento non investirà, perché preferisce attendere l’evolversi della situazione.
Al caro prezzi, inoltre, si aggiunge il ridimensionamento degli incentivi per spingere la ripresa e, in particolare, del pacchetto Transizione 4.0, mentre da Regione Lombardia ci aspettiamo una spinta rispetto all’uscita di bandi di effettiva utilità.
Come proseguire sulla strada della digitalizzazione e dell’automazione
Gli imprenditori come possono proseguire sulla strada della digitalizzazione e dell’automazione?
Se l’innovazione rappresenta quella barriera che supporta le PMI nell’arginare conflitti, inflazione, caro prezzi, perché non accompagnare le realtà imprenditoriali in questo percorso? Perché far vivere nell’incertezza l’imprenditore che vuole investire?
Il ruolo delle Associazioni è fondamentale, perché è importante informare e sensibilizzare le imprese, offrendo soluzioni concrete. A.P.I. lavora al servizio della piccola e media impresa dal 1946 ed è arrivata oggi a contare quasi 2.000 industrie associate, distribuite in tutti gli ambiti produttivi dal metalmeccanico all’edile, dal chimico al plastico, dal tessile al grafico e cartotecnico.
Sono ovviamente molteplici i versanti in cui le PMI vengono supportate: dalla rappresentanza istituzionale presso i più importanti contesti di consultazione e contrattazione, all’assistenza tecnica, alla formazione continua, fino alla promozione di incontri e a percorsi di crescita personalizzati.
Le PMI sono strategiche per il sistema Paese e per le Lombardia. Dalla politica – anche in vista dell’appuntamento alle urne di febbraio per il rinnovo della presidenza di Regione Lombardia – gli imprenditori si aspettano incentivi e interventi mirati per sostenere le PMI a essere pronte sia ad affrontare le sfide che attendono il sistema economico, sia nel cogliere le molte opportunità che le transizioni digitale, ambientale, energetica e demografica, sottendono.