«Intendiamo lavorare sul concetto di industria 4.0 e di fabbrica 4.0, quindi di una fabbrica integrata, flessibile, a cui il competence center deve dimostrare cosa vuole dire utilizzare le tecnologie digitali nella maniera corretta, dalla progettazione alla produzione e distribuzione del prodotto» Così Marco Taisch, ordinario di Sistemi di Produzione Automatizzati e Tecnologie Industriali del Politecnico di Milano, descrive le linee fondamentali del progetto di competence center dell’ateneo milanese. «L’idea è di focalizzarci sul fatto che oggi le tecnologie digitali sono alla base dell’integrazione dei sistemi di progettazione e di prodotto dei sistemi produttivi». Il PoliMi è capofila del progetto, che coinvolgerà anche importanti imprese e produttori di tecnologia a livello nazionale e internazionale.
IL QUADRO DEI COMPETENCE CENTER INDUSTRY 4.0
I partner vengono selezionati in base alle competenze che sono in grado di fornire. Sono importanti anche le tecnologie, ovvero l’hardware e il software che i partner industriali e tecnologici saranno in grado di assicurare, ma il criterio di fondo è di andare a cercare le competenze che sono ritenute centrali per il competence center. Che è focalizzato sulle tecnologie per la fabbrica 4.0.
I competence center, sottolinea Taisch, che fa anche parte della cabina di regia Industria 4.0, devono fondamentalmente garantire il fatto di essere efficaci, e in grado di sviluppare quei servizi per le imprese che non sono quelli tipicamente offerti dalle università. Poi, una volta nato, il competence center potrà fare alleanze, partnership, e usare competenze che si trovino sul territorio nazionale o anche fuori, ad esempio in Europa. Quindi, il competence center del PoliMi non esclude successive collaborazioni, oltre a quelle dei soggetti che firmeranno il partenariato pubblico-privato. «Sarebbe sbagliato se il competence center fosse una struttura chiusa, autarchica», mentre è corretto che sia una struttura snella, aperta al mercato.
Il progetto del PoliMi comprende tutte e tre le aree di intervento previste dal bando, ovvero orientamento, formazione, e progetti innovativi. Per quanto riguarda l’orientamento, Taisch ritiene che la creazione della awareness, consapevolezza, sia il livello base che non può mancare. Significa «mostrare alle imprese, attraverso casi reali, che cosa voglia dire fare industria 4.0». Il Politecnico d Milano metterà a disposizione uno strumento che già utilizza da un anno e mezzo, il Dreamy 4.0. Il digital readiness assessment maturity model è uno strumento che valuta il livello di digitalizzazione dell’impresa. «Ce ne sono due versioni: una più approfondita, per aziende di medie e grandi dimensioni, e una piu snella, leggera, per aziende di piccole dimensioni. Consente di misurare la maturità digitale di tutte le aree dell’impresa: progettazione, prodotto, gestione della qualità, manutenzione, produzione, logistica interna ed esterna, skill e competenze». E’ già stato applicato a circa 40 casi, è in corso un progetto, portato avanti insieme ad Assolombarda, su 27 aziende del territorio, è stato reso disponibile a tutti i digital innovation hub. Con il Dreamy si fornisce, oltre che un servizio alla singola impresa, uno strumento all’intero sistema italiano (associazioni, Regioni, ministero dello Sviluppo economico) per mappare il grado di digitalizzazione, e avere di conseguenza dei dati che consentano di costruire meglio le politiche industriali.
Per quanto riguarda l’attività di formazione, il target fondamentale è quello delle pmi, alle quali offrire una formazione molto tecnologica, un training on the job sulle tecnologie. Un’attività che si concentra sulla formazione delle persone che lavorano in azienda non in ruoli manageriali, ma in ruoli più operativi, affiancando dunque la formazione tradizionale di insegnamento dell’ateneo rivolta a laureati e phd.
Il settore su cui si concentra il progetto del competence center del PoliMi è il manifatturero discreto, valorizzando il tessuto di pmi molto forte sul territorio italiano, che sono il target di questo competence center, e fornendo loro tecnologie orizzontali. Non c’è quindi una verticalità settoriale, come in altri competence center, ma una strategia che accompagna l’intero percorso dell’azienda verso la fabbrica 4.0. Ci saranno alcuni servizi gratuiti, grazie al fatto che la struttura riceve finanziamenti pubblici. «Se per esempio una pmi vuole venire a visitare le tecnologie che saranno mostrate nel competence center non pagherà nulla. Se invece vuole essere accompagnata in un percorso di crescita e supporto alla trasformazione digitale, pagherà un corrispettivo». Taisch sottolinea un aspetto interessante, ovvero al possibilità, per le pmi, di utilizzare strumenti come i voucher digitali delle Camere di Commercio.
Nel competence center ci sarà uno spazio fisico in cui sono presenti esempi di queste tecnologie: impianti, pezzi di impianto. Un visitatore avrà l’impressione di entrare in porzioni di fabbriche. Saranno le imprese partner a fornire impianti e tecnologie, nel rispetto della mission fondamentale del competence center, che non è quella di fare ricerca, ma di mostrare alle imprese qualcosa che è già allo stato dell’arte, che già funziona e si può fare, ma che magari non è diffuso. In parole semplici, diffondere le tecnologie industriali.
I competence center sono il tassello mancante al piano industria 4.0, che Taisch promuove a pieni voti. E’ un piano «già decollato abbondantemente. Le imprese hanno comprato macchinari. Nel 2018 c’è l’incentivo sulla formazione. Noi al Politecnico riceviamo già parecchie richieste di attività di formazione per le imprese. Ora saranno operativi i competence center, insieme a digital innovation hub di Confindustria e Punti di impresa digitale di Unioncamere. Credo che, quando sarà al completo, sarà un bellissimo progetto». Anche sulla base del confronto con Francia e Germania, nell’ambito della cooperazione trilaterale su Industria 4.0, «il modello italiano non ha nulla da invidiare a quello che riscontro negli altri due paesi partner». Il sistema Italia, grazie al piano, sarà in grado di stimolare l’industria ad accogliere con più efficacia il trend macroeconomico internazionale. Il valore aggiunto del piano, Industria 4.0, oltre al positivo impatto degli incentivi, è rappresentato dal fatto che «abbiamo costretto l’intero sistema industriale italiano a prendere consapevolezza della rivoluzione tecnologica in atto. Lo strumento fondamentale non è dire all’impresa dove va bene o male con il digitale. Ma è rappresentato dla fatto che l’impresa, dopo l’interazione con persone esperte, acquisisce una vision sul mondo che non conosceva. In parole semplici, aver creato una cultura sul tema 4.0 è il vero grande risultato che il piano ha raggiunto». Ora sta anche alle imprese mettere in campo strategie orientate in modo efficace alla trasformazione digitale.