Il design creativo è giustamente considerato una preziosa risorsa per la competitività delle imprese italiane: dalle aziende manifatturiere al mondo della comunicazione, l’industria italiana ha maturato consapevolezza sul valore aggiunto che il design può offrire all’offerta di nuovi prodotti e servizi.
In questo scenario sta acquistando sempre maggiore rilevanza il design collaborativo o co-design: qualunque sia la scala dimensionale di un’impresa, le innovazioni più efficaci emergono quando designer e progettisti lavorano in sinergia con committenti e/o utenti finali coinvolti nella ideazione di prodotti e servizi con nuove caratteristiche e funzionalità. Questo è per altro in linea anche con il paradigma emergente della Open Innovation che già trova concretizzazioni pratiche molto promettenti se guidata con un processo di design thinking.
Tuttavia, la progettazione collaborativa fra soggetti con differenti competenze ed esperienze lavorative comporta anche difficoltà dovute a barriere linguistiche e di conoscenza che possono condizionare significativamente il buon esito dell’interazione fra i diversi attori.
Per superare tali barriere e massimizzare i vantaggi della collaborazione nelle fasi di ideazione di nuovi prodotti, il Politecnico di Milano sta sviluppando una piattaforma basata sulla Realtà Aumentata proiettata nell’ambito del progetto SPARK, acronimo di SPatial Augmented Reality as a Key for co-creativity (Realtà Aumentata proiettata come fattore chiave per la creatività in ambito collaborativo) finanziato dal programma di Ricerca e Innovazione Horizon 2020 dell’Unione Europea.
La Realtà Aumentata proiettata, preferita all’impiego di dispositivi dedicati che possono ostacolare la libertà di azione degli attori coinvolti in una sessione di brainstorming creativo, viene proposta per la prima volta non come strumento di design review, ma come mezzo per consentire a designer, clienti ed utenti finali di condividere soluzioni anche solo abbozzate in forma di prototipi misti (parzialmente fisici e parzialmente virtuali) e di elaborarle in tempo reale e farle evolvere nel corso di una sessione collaborativa. In questo modo, la piattaforma SPARK va ad agevolare il pensiero creativo con un più fluido ed efficace scambio di idee durante il processo di progettazione.
Nelle intenzioni dei proponenti, il progetto SPARK consentirà ai progettisti ed ai loro diretti interlocutori di collaborare sin dall’inizio dell’attività progettuale, al fine di creare le soluzioni più adeguate e porle subito sotto esame per valutarne la rispondenza alle esigenze iniziali (sia quelle espresse esplicitamente ai progettisti, sia quelle rimaste inespresse ed implicite).
La piattaforma SPARK risponde, quindi, ad almeno due bisogni fondamentali che i designer coinvolti nel consorzio del progetto hanno espresso chiaramente:
– migliorare la comunicazione tra progettisti e clienti;
– limitare le inefficienze legate alla mancanza di sincronismo tra le fasi di ideazione e valutazione, che sono oggi causa di lunghi cicli di iterazione nelle attività di progettazione e di un maggiore tempo di sviluppo prima del lancio di una soluzione sul mercato.
Secondo le stime preliminari del progetto, l’impiego della piattaforma SPARK ha potenzialità enormi di migliorare l’efficienza e l’efficacia delle attività di design collaborativo in termini di:
– riduzione del tempo necessario alla generazione di idee;
– maggiore produttività nella ideazione di soluzioni innovative e varianti nel corso di un’unica sessione di progetto;
– riduzione delle risorse umane che le PMI operanti nell’ambito del design devono normalmente impegnare su un singolo progetto (ad esempio con l’obiettivo di poterle impiegare su un numero maggiore di progetti);
– riduzione del carico di lavoro (cognitivo, fisico,…) per le persone coinvolte all’interno delle sessioni di brainstorming creativo;
– aumento dell’efficienza di tutto il processo di progettazione creativo, attraverso la possibilità di ottenere feedback diretti da parte di clienti ed utenti finali che parteciperanno direttamente allo sviluppo di soluzioni per il problema proposto.
Il progetto della durata di 36 mesi coinvolge, oltre al Dipartimento di Meccanica del Politecnico di Milano che ne è il capofila, due partner accademici per lo sviluppo della tecnologia ed i test sperimentali (Università di Bath e il Grenoble Institute of Technology), un’azienda informatica per l’implementazione della piattaforma di collaborazione (Viseo) e 3 partner che rappresentano i possibili utenti finali della tecnologia, le aziende di design ArteficeGroup e Stimulo e la Antwerp Management School.