L’uso dei droni in agricoltura ha più di un quinquennio di esperienza alle spalle e tuttavia è da considerare ancora agli albori. Con il decreto legislativo del 22 dicembre 2017, firmato dall’allora ministro delle Politiche Agricole, Alimentari e Forestali, Maurizio Martina, sono state approvate le linee guida per lo sviluppo dell’agricoltura di precisione in Italia. È vero che l’Agricoltura 4.0 attira sempre più interesse, così come è vero che molti attori del mercato stanno ancora sperimentando l’apporto che le tecnologie possono fornire alle rispettive attività.
In Italia ci sono però dei limiti oggettivi quali, per esempio, la ridotta dimensione media degli appezzamenti che non funge da incentivo alle tecnologie.
Perché usare i droni in agricoltura, i vantaggi
I droni consentono di osservare da un punto di vista privilegiato e i dati hanno ricadute positive sia sulla precisione con cui i campi vengono coltivati, sia sull’efficientamento delle risorse e ciò, a sua volta, è di aiuto alla sostenibilità.
Le tecnologie sono di supporto al processo decisionale con cui gli agricoltori possono massimizzare il rendimento del proprio lavoro.
I motivi per usare i droni in agricoltura sono diversi e, per lo più, sono correlati proprio dalle attività di ricognizione, tra questi:
- mappatura e analisi del terreno: la creazione di mappe tridimensionali fornisce informazioni dettagliate sulla topografia e, l’analisi dei dati raccolti, restituisce la misura dei nutrienti e dell’irrigazione, affinché possano essere fatti interventi mirati laddove necessario. I droni possono essere dotati di telecamere e sensori appositi
- monitoraggio delle colture: monitorare la salute delle coltivazioni e identificare focolai di malattie o infestazioni al loro insorgere, laddove non si riesce persino a intervenire a titolo preventivo
- controllo e gestione degli allevamenti: con i droni si può sorvegliare il bestiame, controllare le recinzioni o identificare eventuali problemi sanitari negli animali. La visione aerea fornita consente agli agricoltori di monitorare grandi aree in breve tempo e di prendere decisioni rapide
- applicazione di agrofarmaci: i rimedi e le sostanze per la prevenzione possono essere distribuite in modo puntuale nella giusta quantità laddove ce n’è bisogno
- esame delle rese: le prestazioni dei campi vengono osservate in modo costante, garantendo così tempi di risposta più rapidi in caso di necessità, laddove le variazioni appaiono sospette
- risparmio energetico: grazie soprattutto al minore impiego di mezzi agricoli deputati a svolgere i compiti demandati ai droni
- riduzione dell’impronta ambientale: l’agricoltura di precisione permette l’ottimizzazione delle risorse, limitando anche l’uso di pesticidi e prodotti chimici che hanno un impatto sull’ambiente
Uso dei droni per agricoltura e risparmio economico
I punti di forza elencati sopra sono, direttamente o meno, collegati dal minore dispendio di risorse. Non si tratta di creare un partitario contabile per rintracciare le minori spese sostenute da chi fa uso dei droni a scopo agricolo, quanto di tracciare una chiara inclinazione al risparmio, dettata da una parte dalla possibilità di intervenire prima che le colture palesino stati di stress o di sofferenza e, sul versante opposto, dalla possibilità di intervenire laddove è necessario distribuendo le giuste quantità di sostanze utili. Il minore impiego dei mezzi agricoli tradizionali e, almeno in linea teorica, la minore necessità di forza uomo decretano, tutte insieme, un risparmio che può essere cospicuo così come un aumento della qualità e della quantità dei raccolti. Minori esborsi da una parte e massimizzazione della redditività dei prodotti agricoli dall’altra sono due elementi capitali dell’impiego dei droni.
Droni per agricoltura in Italia e i relativi vantaggi
L’Osservatorio Smart AgriFood del Politecnico di Milano fotografa lo sviluppo del comparto in Italia e, stando ai dati del 2021, l’Agricoltura 4.0 interessa circa il 4% delle superfici coltivate, ancora poco ma in crescita rispetto all’1% circa registrato nel corso del 2017.
L’Agricoltura 4.0 non è rappresentata soltanto dai droni ma è chiaro che, con questi numeri, l’impiego dei droni non è avvertito come strategico, benché siano una tecnologia che viene definita promettente.
Un comparto che, in Italia, vale 118 milioni di euro e che è da intendere come un cantiere aperto perché ai vantaggi, come quelli elencati sopra, si contrappongono delle questioni tutt’ora aperte che contribuiscono a zavorrare a terra i droni. Tra queste le normative e le restrizioni che impongono limiti all’uso i quali, per quanto ragionevoli, possono scoraggiare il settore. La necessità di personale qualificato è un vantaggio perché può aprire le porte a una nuova professione ma va detto che, in Italia (dati 2021), soltanto l’8% dei 60mila droni registrati è destinato all’uso professionale (circa 5.000), che prevede tutti i settori in cui possono essere impiegati e non soltanto l’agricoltura. Impera per lo più il lato ludico.
Minori costi, maggiore efficienza ed efficientamento dei raccolti e degli allevamenti e possibilità di nuovi sbocchi professionali costituiscono la premialità di tutta l’Agricoltura 4.0.
Agricoltura di precisione e cambiamenti climatici
Secondo l’Agenzia nazionale per le nuove tecnologie, l’energia e lo sviluppo sostenibile (Enea), il 21% di tutte le emissioni di gas serra prodotte dall’uomo sono da ricondurre all’agricoltura.
Le tecnologie permettono l’ottimizzazione della produzione agricola con maggiore rispetto per le questioni ambientali, anche in questo caso il minore impiego di energie e prodotti nocivi ha delle ricadute positive su tutto l’ecosistema.
Gli aspetti climatici sono bombe a orologeria per il comparto primario perché sono difficilmente prevedibili e alternano periodi di piogge abbondanti a periodi di siccità, variazioni delle temperature e conseguente proliferare di malattie o parassiti. Migliorando la sostenibilità delle pratiche agricole e usando dunque meno risorse naturali e non, ne giova l’ambiente in senso ampio, agricoltura inclusa.
Ostacoli all’utilizzo dei droni
Come accennato prima, l’Ente nazionale per l’aviazione civile (Enac) sovraintende anche la regolamentazione dei droni la quale, in parte almeno, è recepita da regolamenti europei. I principali limiti sono di ordine tecnologico e pratico, tra questi spiccano:
- la sicurezza aerea: i droni possono costituire dei rischi per l’aviazione
- la privacy: il loro impiego può suscitare polemiche circa il rispetto della privacy, giacché le riprese video e fotografiche possono lederlo e diventa complesso ottenere le dovute autorizzazioni
- autonomia: i droni hanno autonomie di volo contenute, quelli professionali hanno batterie che raggiungono i 40 minuti di durata e, essere obbligati a farli rientrare per cambiarle, non contribuisce a spingerne l’uso.
A corredo di ciò c’è la necessità per gli operatori di ottenere un attestato di abilitazione all’uso dei droni, un esame che può essere svolto online e che non appare proibitivo. Non da ultimo, l’impianto normativo è suscettibile di modifiche periodiche e questo contribuisce, a torto o a ragione, a creare un alone di incertezza attorno al mercato dei droni.
Tutti questi problemi, peraltro non sempre insormontabili, messi insieme sembrano creare uno scoglio invalicabile.
Incentivi per l’agricoltura di precisione
Già la legge di Bilancio del 2020 aveva previsto un credito d’imposta con contributi pari al 40% degli investimenti in macchine agricole per l’Agricoltura 4.0, prorogando poi questa misura fino al 2023.
Altre forme di incentivi destinate alla digitalizzazione della filiera (tra sensori, sistemi di monitoraggio e anche piattaforme ecommerce per la vendita dei prodotti) sono state introdotte da diversi enti attingendo anche ai fondi del PNRR il quale, alla Missione 2, destina parte dei 6,47 miliardi di euro stanziati all’agricoltura sostenibile, con l’obiettivo di ridurre del 95% le emissioni generate anche svecchiando il parco dei veicoli agricoli per lo più antecedente al 2000.
Facciamo il punto
Il tema è vasto, e per ripercorrerne le tappe fondamentali ci siamo rivolti al dottore agronomo Niccolò Bartoloni, Chief Operation Officer della startup fiorentina Agrobit Srl, attiva nel settore della digitalizzazione dell’agricoltura.
“L’utilizzo dei droni consente di avere un pratico punto di osservazione che permette un rapido e preciso monitoraggio delle colture, se a maggior ragione si fa uso di camere termiche o multispettrali. Alcune pratiche, come per esempio, l’utilizzo come vettore di agenti per la lotta biologica, permettono un’efficacia maggiore in termini di tempi di intervento”, spiega Bartoloni.
Il risparmio si manifesta soprattutto in due modi: “Quello maggiore si quantifica in un risparmio di tempo necessario all’esplorazione degli appezzamenti e ad un rapido ausilio nel supporto alle decisioni”, continua Bartoloni che apre anche una finestra all’impatto che, l’Agricoltura di precisione, ha sull’ambiente: “Il largo utilizzo di sensori permette di monitorare tempestivamente i mutamenti climatici, consentendo all’agricoltore di ridurre, ad esempio, l’utilizzo di input chimici o risorse idriche”.
In Italia i droni stanno prendendo piede, nonostante alcune criticità: “Si stanno diffondendo, anche se erroneamente molti ne vedrebbero un rapido utilizzo per i trattamenti, oggi vietato. Bisogna affrontare la tematica dell’utilizzo dei dati raccolti e della tutela della privacy. Infine, sarebbe opportuno liberalizzare la possibilità di effettuare trattamenti in contesti difficili, per esempio per la viticoltura eroica in vigneti terrazzati.
Gli incentivi ci sono e i bandi vengono anche indetti dalle amministrazioni regionali: “Per esempio, la regione Toscana recentemente ha indetto un bando per l’acquisto di strumenti di Agricoltura di precisione finanziato dal 75% fino al 90%. L’agricoltore o il tecnico sono sempre al centro del processo produttivo, droni, sensori e, in futuro, robot non sono altro che strumenti importanti per facilitare le operazioni in un contesto ambientale in futuro sempre più difficile”, conclude Bartoloni.