Nella logica di Industria 4.0, una tappa importante è quella di entrare nella rete europea degli European Digital Innovation Hub, più che mai fondamentale per il nostro Paese per non perdere il treno dell’innovazione e della revisione dei processi produttivi delle nostre industrie. Un fattore di competitività non da poco. Tuttavia, ci sono alcuni fronti nella gestione italiana dell’iniziativa che richiedono un approfondimento, in quanto presentano aspetti critici.
Trasferimento tecnologico, ecco il ruolo e l’impatto degli EU digital innovation hub
EDIH, la selezione in Italia
Innanzitutto, va ricordato che la procedura di selezione per la scelta degli EDIH europei era stata avviata nell’agosto 2020 a livello nazionale: 41 progetti italiani avevano poi avuto accesso alla call ristretta promossa direttamente dalla Commissione Europea. Sono stati dunque selezionati i progetti italiani che andranno a costituire la nascitura rete degli EDIH, le realtà a cui la Commissione Europea ha deciso di affidare “il compito di assicurare la transizione digitale dell’industria, con particolare riferimento alle PMI, e della pubblica amministrazione attraverso l’adozione delle tecnologie digitali avanzate, Intelligenza Artificiale, Calcolo ad Alte Prestazioni, Sicurezza Informatica”, come riportato fedelmente sul sito del Ministero dello Sviluppo Economico.
Progetti finanziati al 50% dall’Europa, tramite le risorse del Digital Europe Programme, e al 50% dall’Italia. Poi ci sono altri progetti di comprovata qualità, che per ragioni di graduatoria non risultano vincitori, ma che ricevono comunque il “seal of excellence” e saranno finanziati al 50% dall’Italia (il restante 50% dovranno procurarselo sul mercato).
I dubbi sull’applicazione dei criteri di selezione
Tuttavia, l’Europa fin dall’inizio aveva chiesto ad ogni Paese di vagliare i partecipanti, facendo “sintesi” con poli significativi per dimensione, magari facenti capo ai Competence Center. L’alto numero di selezionati in Italia ha portato lo scorso 16 giugno la Commissione Europea a dover scrivere ai 41 candidati italiani le lettere contenenti il giudizio sui progetti e, per i progetti finanziati, la conferma delle risorse potenzialmente concesse, finanziandone di fatto 13. Personalmente ritengo siano anche state mietute vittime di rilevante importanza, inoltre non mancano riflessioni sull’aderenza ai criteri di selezione.
Per la selezione agli EDIH era richiesto dall’Europa di avere preferibilmente una chiara connotazione territoriale oppure di attestarsi su livello nazionale con competenze in uno di questi tre ambiti: intelligenza artificiale, cybersecurity e calcolo ad alte prestazioni (HPC). Ma la valutazione da parte della commissione è stata fatta secondo tre criteri: pertinenza (relevance), implementazione e impatto. Occorreva inoltre l’esistenza di almeno una proposta per Paese incentrata sull’intelligenza artificiale (AI) nonché la più ampia possibile copertura geografica, tecnologica e settoriale delle proposte all’interno di ciascun Paese.
EDIH, i promossi italiani
Come anticipato, sono stati 13 i progetti italiani che hanno passato il vaglio della selezione europea. A questi soggetti la Commissione affiderà il contratto di sovvenzione per i primi 36 mesi con la possibilità, a seguito di una valutazione della Commissione stessa, di estenderne la durata di ulteriori 48 mesi.
Ecco i promossi italiani:
- DIHcube – è l’EDIH promosso dall’Ance e incentrato quindi sul settore dell’edilizia, con valenza nazionale
- Cetma DihSme – è l’EDIH nazionale coordinato da Cetma con focus sull’ingegneria dei materiali e indirizzato al Centro Sud (Puglia e Basilicata)
- ER2digit è l’EDIH dell’Emilia Romagna capitanato dalla Regione
- MicroCyber è l’EDIH capeggiato dall’Ente Nazionale per il Microcredito, con focus sul Mezzogiorno (Sicilia, Calabria, Campania, Basilicata, Sardegna, Puglia, Molise)
- HSL (Heritage SmartLab) è il progetto capitanato da Basilicata Creativa (industrie culturali e creative)
- Dante è l’EDIH promosso dal Cluster Tecnologico Nazionale “Smart Living Technologies”
- SMILE EDIH4Marche è l’iniziativa capitanata dal DIH Marche di Confindustria e gran parte delle associazioni territoriali rivolte alle imprese
- Chedih – Circular Health European Digital Innovation Hub è il progetto focalizzato sui settori Salute e Agroalimentare promosso dall’Università di Torino e dedicato a Piemonte e Valle d’Aosta
- i-NEST è un progetto nazionale in ambito telecomunicazioni promosso dal CNIT Toscana
- X.0 è l’EDIH territoriale toscano capitanato da GATE4.0 Distretto Regionale Toscano al cui interno ci sono, tra gli altri, il DIH di Confindustria
- P.R.I.D.E. – Polo Regionale per l’Innovazione Digitale Evoluta è l’EDIH campano il cui promotore è il Campania Digital Innovation Hub (ma c’è anche il competence center Meditech)
- Artes 5.0 è un progetto nazionale capitanato dal Competence Center Artes 4.0 con focus su Industria e PA
- Expand è il progetto sulla manifattura capitanato dal Competence Center CIM 4.0 e riferito ai territori di Piemonte e Valle d’Aosta
Poi ci sono 17 progetti EDIH che hanno ricevuto il Seal of Excellence, cioè che sono stati considerati di qualità, ma che non saranno finanziati dalla UE. Riceveranno, come detto, un contributo dal Governo nazionale.
L’esclusione dei territori manifatturieri
Da rilevare che sono rimasti totalmente esclusi i territori manifatturieri italiani, i veri campioni dell’Industria 4.0. Territori con PMI, ma anche leader di mercato, con imprese che hanno davvero necessità dei servizi degli EDIH, in Lombardia e Veneto in primis. A conferma di questo aspetto geografico emerge come i progetti nazionali selezionati non abbiano un focus sulla manifattura, settore principale delle iniziative degli EDIH insieme a agrifood, cultural heritage, turismo e Pubblica Amministrazione. La selezione svolta effettivamente sembra premiare o i progetti a forte connotazione territoriale (Emilia Romagna, Toscana, Marche, Campania, Piemonte e Valle d’Aosta, Basilicata) oppure progetti nazionali fuori dal manifatturiero.
La protesta
Di qui la protesta, con tanto di lettera ufficiale al Ministro dello Sviluppo economico Giancarlo Giorgetti, arrivata dal Competence Center Smact con le quattro università regionali, oltre a Confindustria, Confartigianato, Confcommercio, Unioncamere, i parchi tecnologici regionali T2i e Galileo, InfoCamere, banche ed imprese annesse. Smact, il cui nuovo presidente Alessandro Beghi è stato nominato di recente, è il Competence Center del Nord Est, un partenariato pubblico-privato il cui compito è quello di svolgere attività di orientamento e formazione alle imprese su tematiche Industria 4.0 nonché di supporto nell’attuazione di progetti di innovazione, ricerca industriale e sviluppo sperimentale finalizzati alla realizzazione, da parte delle imprese fruitrici, in particolare delle Pmi, di nuovi prodotti, processi o servizi (o al loro miglioramento) tramite tecnologie avanzate in ambito Industria 4.0.
Insomma un luogo per la ricerca avanzata che fa incrociare il mondo universitario e della ricerca con le imprese (specie le PMI). Rumors di corridoio ministeriali ci dicono che la questione è in cima ai pensieri del Ministro, anche perché ora potrebbe non essere semplice “ricontrattare” con l’Europa.