Al lavoro, nello stesso ambiente, artisti affermati, designer industriali, ingegneri e giovani artigiani: è la logica del FabLab, che mette insieme innovazione industriale e sociale. Il Fab Lab è il laboratorio di fabbricazione digitale, dallo standard definito nel 2005 presso il “Center for Bits and Atoms” del MIT di Boston. Ha un modello organizzativo open source, dove l’interconnessione in rete e la condivisione delle competenze ed esperienze, così come il dialogo con il proprio territorio, sono elementi essenziali.
Un laboratorio di tipo Fab Lab sfrutta le tecnologie derivate dai grandi progetti open source condotti a partire dai primi anni 2000 dalle community che si identificavano nei valori del movimento maker, per offrire “facilities” integrate di prototipazione rapida e fabbricazione digitale ad una comunità locale, costituita da soggetti eterogenei quali creativi, artisti, artigiani, professionisti e imprenditori.
Un’organizzazione no-profit, la Fab Foundation di Boston, si occupa di accreditare i Fab Lab che ne fanno richiesta e rispettano le linee guida definite dalla stessa fondazione. Attualmente i Fab Lab censiti in tutto il mondo sono oltre 2.000. Pur essendo ispirati da un progetto indipendente del MIT di Boston, i Fab Lab europei sono chiamati a svolgere un ruolo importante nel processo di recovery e nell’affiancare le imprese nella transizione verso il modello di Industria 4.0.
A livello nazionale, tutti i Fab Lab italiani accreditati alla Fab Foundation di Boston sono stati inseriti di diritto dal Ministero dello Sviluppo Economico nell’Atlante i4.0, che censisce le strutture territoriali in grado di fornire alle aziende i servizi di trasferimento tecnologico per la Transizione 4.0. Una delle più grandi strutture europee a sostegno della Transizione è il sistema FabLab Roma.
FabLab Roma: dove si trova, com’è nato, come si compone, chi lo gestisce
Il sistema FabLab Roma, incentrato sui due laboratori principali dello Spazio Chirale di Garbatella e del FabLab Ostiense, è gestito da un gruppo d’imprese associate alla CNA di Roma, legate da un “contratto di rete” e da comuni obiettivi di sviluppo metodologico e tecnologico.
Il FabLab Ostiense si trova all’interno di quella che agli inizi del ‘900 fu la prima area industriale di Roma, delimitata da un lato dal fiume Tevere: è proprio al centro tra la ex Centrale Montemartini e gli scheletri dell’ex Officina del Gas con il suo Grande Gazometro.
Laboratorio di ricerca e fabbricazione digitale, il FabLab Ostiense è il punto di arrivo di un percorso iniziato sull’onda dell’emergente movimento maker: il primo Fab Lab della Capitale è stato aperto nel 2013 da uno dei gruppi maker più attivi nel panorama italiano, composto da giovani artisti delle nuove avanguardie digitali e giovani professionisti del settore ICT, con una lunga esperienza di militanza in associazioni culturali e di promozione sociale.
Il progetto ha avuto successo, rispondendo bene alle esigenze del territorio scelto, attirando in pochi mesi l’attenzione da parte del mondo imprenditoriale e delle associazioni di categoria, innescando un processo di sviluppo che ha portato all’attuale assetto.
Il quartiere Ostiense, inserito dal “The Guardian” tra i 10 quartieri più “cool” d’Europa, è collegato da un ponte modernissimo alla ex Città Giardino di Garbatella, il borgo fuori porta nato durante gli anni ’20 per ospitare le famiglie degli operai che prestavano servizio nelle industrie nate attorno alle “fabbriche” di elettricità e gas della Capitale.
Uscendo dal Fab Lab Ostiense e percorrendo a piedi il ponte che unisce fisicamente i due quartieri, è possibile raggiungere lo Spazio Chirale di Garbatella, l’altro laboratorio che costituisce il cuore della rete FabLab Roma.
La scelta della collocazione delle sedi dei due laboratori non è stata casuale e ben rappresenta il doppio obiettivo d’innovazione sociale e industriale che caratterizza il modello Fab Lab.
Quali sono le attività svolte e i servizi offerti
Lo Spazio Chirale è oggi prevalentemente dedicato al supporto verso il settore delle industrie culturali e creative e alla ricerca e sviluppo nel settore dei nuovi materiali bio-sostenibili.
Le tecnologie di prototipazione rapida e fabbricazione digitale hanno avuto un impatto significativo sugli artisti contemporanei più propensi a sperimentare nuove tecniche e linguaggi espressivi. L’utenza di riferimento, in questo ambito, ha travalicato i confini locali e nazionali e molte delle opere d’arte contemporanea sviluppate presso il laboratorio fanno già parte delle collezioni permanenti di gallerie internazionali e di musei d’arte moderna tra cui il MAXXI e la GNAM di Roma.
Il principale target di riferimento per il laboratorio di ricerca sui bio-materiali è il settore dell’Alta Moda, storicamente una delle industrie a maggiore impatto ambientale e attualmente caratterizzato da una forte spinta verso la ricerca e sviluppo di nuovi materiali e nuovi processi di produzione eco-sostenibili. Lo Spazio Chirale ospita diversi progetti di ricerca inquadrati nell’ambito di accordi di partenariato scientifico con l’Università “La Sapienza” di Roma e l’Accademia di “Costume e Moda” di Roma.
Le tecnologie di prototipazione rapida e le macchine di fabbricazione digitale, caratteristiche dei Fab Lab, consentono lo sviluppo dei nuovi processi di produzione attraverso metodologie di tipo agile, portando nell’ambito manifatturiero quel tipo d’innovazione di processo che negli anni ’90 ha caratterizzato lo sviluppo dell’industria del software.
L’ambiente con vetrine fronte strada dello Spazio Chirale, quando non è utilizzato come sala espositiva per mostre d’arte contemporanea, ospita corsi di formazione sulle nuove tecnologie digitali e le attività dei ricercatori che utilizzano le tecnologie del laboratorio. Ciò che avviene all’interno del Fab Lab è sempre visibile dalla strada e costituisce motivo di curiosità continua da parte degli abitanti del quartiere.
L’idea alla base del concept Spazio Chirale è quella che le vetrine costituiscano un’esposizione permanente dei processi creativi e di fabbricazione che sono il motore dell’innovazione connessa alla rivoluzione industriale che è oramai in atto. La messa in mostra dei processi è uno degli elementi che contribuisce a demistificare e democratizzare le nuove tecnologie, rendendole luogo comune e fonte d’ispirazione per un territorio permeato dalla cultura artigiana e manifatturiera.
Questo aspetto di innovazione sociale è più sfumato nel caso del FabLab Ostiense, dotato di una struttura dall’aspetto molto più industriale e vocato verso un’utenza più strutturata e meno artigiana, ma il tema del dialogo con il suo territorio è comunque fortemente presente.
Collocato in un’area particolarmente suggestiva, ospita le macchine di fabbricazione digitale di grande formato e possiede laboratori specializzati su tutte le Smart Technologies che costituiscono il “framework” Industria 4.0.
L’organizzazione interna e il layout del Fab Lab è funzionale al tipo di servizio che viene erogato. I diversi tipi di laboratorio sono infatti coesistenti nello stesso ambiente e articolati secondo un percorso che facilita la sperimentazione e la messa a punto dei nuovi processi, adattandosi a tipi di utenza molto diversi.
Per qualunque azienda, la transizione verso un modello di tipo Industry 4.0 richiede un attento studio di business process reengineering che permetta il reale ed efficace sfruttamento delle tecnologie.
Ogni azienda rappresenta un caso a sé stante e l’impatto di nuovi metodi di produzione, come la stampa 3D, deve essere valutato in relazione a tutti i processi che costituiscono la catena del valore. La fabbricazione additiva, ad esempio, potrebbe avere impatti significativi nella ridefinizione della supply chain anche quando risulti antieconomica come tecnologia di pura produzione.
Il problema è ancora più critico quando l’innovazione riguarda le attività artigiane e la microimpresa. In questi casi, la possibilità di sperimentare i nuovi processi e le nuove tecnologie è essenziale per instaurare una base di dialogo con imprenditori che sono solitamente diffidenti verso l’approccio e i metodi classici della consulenza direzionale.
Un Fab Lab consente di creare un ambiente di prova dove concretizzare le idee connesse alla definizione di nuovi metodi di lavoro e fabbricazione, sgomberando il campo da aspettative eccessive o da eventuali pregiudizi, spesso derivanti da una pessima narrazione mediatica delle nuove tecnologie.
Presso il FabLab Ostiense e lo Spazio Chirale, entrambi censiti nell’Atlante i4.0, sono presenti laboratori di fabbricazione digitale, sviluppo di bio-polimeri, robotica collaborativa, Internet of Things, Edge Computing, Intelligenza Artificiale e Quantum Computing.
Proprio riguardo ai Computer Quantistici, la cui prima generazione commerciale è attesa entro il prossimo triennio, sono appena state avviate iniziative importanti di formazione e sperimentazione, che si avvalgono degli accessi in cloud agli attuali sistemi sperimentali IBM Q.
L’obiettivo è quello di sostenere la competitività delle aziende che operano nei settori che, si prevede, saranno maggiormente impattati nel breve termine: lo sviluppo di nuovi materiali, il machine learning, la finanza e la logistica. L’obiettivo è aiutarle a raggiungere il livello di competenza definito “Quantum Ready” che consentirà loro di cogliere tempestivamente le opportunità offerte dal “Quantum Advantage“, connesso al rilascio dei primi sistemi quantistici commerciali.