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Futuro del lavoro e AI, oltre il luogo comune: 4 studi per capire cosa aspettarci



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Opportunità e rischi del mondo del lavoro, profondamente trasformato dall’AI e dall’automazione, vengono analizzati in diversi ambiti della ricerca scientifica: ecco quattro paper che aiutano a far luce sul tema

Pubblicato il 5 set 2024

Maurizio Carmignani

Founder & CEO – Management Consultant, Trainer & Startup Advisor



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L’ intelligenza artificiale e l’automazione stanno trasformando radicalmente il mondo del lavoro. Mentre l’adozione di queste tecnologie avanza, emergono domande critiche sul loro impatto sui lavoratori. Sebbene alcune previsioni siano ottimistiche, suggerendo che l’AI potrà liberare i lavoratori da compiti ripetitivi e creare nuove opportunità, altre prospettive evidenziano rischi significativi. Recenti studi hanno messo in luce una realtà più complessa: le macchine potrebbero non eliminare completamente i posti di lavoro, ma rischiano di peggiorare la qualità del lavoro per molti.

Abbiamo preso in esame alcuni paper scientifici, dai quali emergono diversi aspetti e considerazioni sulle implicazioni sulla soddisfazione lavorativa, sulla sicurezza del lavoro e sul benessere psicologico dei lavoratori. Le dinamiche in gioco sono tante e costruire il puzzle per vedere la big picture degli impatti e del futuro non è semplice. Non abbiamo la sfera di cristallo ma dobbiamo provare a costruire una mappa quanto più completa possibile.

Robots, Meaning, and Self-Determination (2024)

Autori: Milena Nikolova, Femke Cnossen, Boris Nikolaev

Università: Rijksuniversiteit Groningen, Colorado State University 

Il paper “Robots, Meaning, and Self-Determination” esamina l’impatto della robotizzazione sul significato del lavoro e sull’autodeterminazione, elementi fondamentali per la motivazione e il benessere sul lavoro. Utilizzando dati provenienti da sondaggi su lavoratori e dati sulla robotizzazione per 14 industrie in 20 paesi europei dal 2005 al 2021, lo studio rivela un impatto negativo consistente della robotizzazione sulla percezione del significato del lavoro e sull’autonomia.

Cosa è emerso

  • Perdita di significato del lavoro: lo studio ha rilevato che un raddoppio della robotizzazione porta a una diminuzione dello 0.9% nel significato percepito del lavoro.
  • Riduzione dell’autonomia: un aumento significativo nell’uso dei robot è associato a una diminuzione dell’autonomia percepita dai lavoratori, con una riduzione stimata dell’1% nell’autonomia per ogni raddoppio del livello di robotizzazione.
  • Esempi di impatto: se le cinque industrie meno robotizzate raggiungessero i livelli di robotizzazione dell’industria più robotizzata nel 2020, si osserverebbe una diminuzione del 6.8% nel significato del lavoro e del 7.5% nell’autonomia percepita dai lavoratori.
  • Competenze e relazioni: l’effetto della robotizzazione sulla competenza e sulla relazionalità è risultato negativo, ma meno robusto rispetto a significato del lavoro e autonomia.

Considerazioni conclusive

Lo studio conclude che la robotizzazione, deteriorando il significato del lavoro e l’autodeterminazione, può influenzare la vita lavorativa ben oltre le sue conseguenze su occupazione e salari. È fondamentale considerare questi aspetti non monetari della qualità del lavoro e trovare modi per mitigare gli effetti negativi della robotizzazione.

What makes a job better? Survey evidence from job changers (2024)

Autori: Katherine Lim e Mike Zabek

Università: Federal Reserve Board, Washington D.C.

Il paper “What makes a job better? Survey evidence from job changers” esamina i fattori che determinano la qualità percepita del lavoro tra coloro che hanno recentemente cambiato occupazione. Utilizzando i dati del Survey of Household Economics and Decisionmaking (SHED) raccolti nel 2021 e nel 2022, lo studio analizza come caratteristiche lavorative diverse dal salario influenzino la percezione complessiva della qualità del lavoro.

Cosa è emerso

  • Importanza delle componenti non economiche: Le variazioni in paga e benefits da sole non sono sufficienti per prevedere accuratamente la percezione della qualità complessiva del lavoro da parte del dipendente. Basarsi solo su paga e benefits porta a percezioni errate nel 30% dei casi, dimostrando che altri fattori sono cruciali per la soddisfazione lavorativa.
  • Interesse per il lavoro: un aumento dell’interesse per il lavoro è associato a un miglioramento significativo della percezione della qualità del lavoro. Un miglioramento dell’interesse per il lavoro aumenta del 30% la probabilità che il nuovo lavoro sia percepito come migliore rispetto al precedente, mentre miglioramenti in paga e benefici aumentano questa probabilità solo del 22%.
  • Bilanciamento vita-lavoro: migliorare l’equilibrio tra vita lavorativa e privata è fondamentale per la qualità del lavoro. Un miglioramento in questa area è associato a un incremento del 19% nella probabilità che il lavoro sia considerato migliore del precedente.
  • Differenze rispetto al percorso di formazione: i lavoratori con un’istruzione secondaria o inferiore vedono una forte correlazione tra miglioramenti in paga e benefici e altri aspetti del lavoro. Al contrario, per i lavoratori con un’istruzione universitaria, i miglioramenti in paga e benefici sono meno correlati con altre caratteristiche positive del lavoro, indicando che altri fattori possono essere più importanti per questi lavoratori.

Considerazioni conclusive

Lo studio conclude che i lavoratori valutano una serie di caratteristiche lavorative oltre alla retribuzione quando giudicano la qualità del loro lavoro. L’interesse per il lavoro e il bilanciamento vita-lavoro sono particolarmente importanti. I risultati suggeriscono che le politiche aziendali dovrebbero considerare questi aspetti non economici per migliorare la soddisfazione dei dipendenti. Le differenze nei percorsi di formazione si riverberano nelle preferenze per le caratteristiche lavorative indicano che le strategie per migliorare la qualità del lavoro dovrebbero essere adattate alle diverse popolazioni di lavoratori.

Just another cog in the machine? A worker-level view of robotization and tasks (2024)

Autori: Milena Nikolova, Anthony Lepinteur, Femke Cnossen

Università: University of Groningen, University of Luxembourg

Pubblicato in: Preprint su SSRN

Il paper “Just another cog in the machine? A worker-level view of robotization and tasks” esplora l’impatto della robotizzazione sui compiti svolti dai lavoratori a livello individuale. Utilizzando dati di indagini provenienti da 20 paesi europei, lo studio crea nuovi indici a livello di lavoratore per misurare compiti fisici, sociali, astratti e di routine. Questi indici vengono combinati con il livello di esposizione alla robotizzazione nelle industrie di appartenenza dei lavoratori.

Cosa è emerso

  • Riduzione dei compiti fisici: la robotizzazione ha ridotto in modo significativo le attività fisicamente impegnative, liberando i lavoratori dai compiti più pesanti dal punto di vista fisico.
  • Aumento dei compiti di routine: l’incremento del livello di robotizzazione, si riverbera sui lavoratori a cui sono sempre di più assegnati compiti ripetitivi e di routine, diminuiscono le opportunità di svolgere lavori cognitivamente stimolanti e che richiedono interazione umana.
  • Impatto sui lavoratori altamente qualificati: i lavoratori altamente qualificati ed istruiti subiscono un impatto negativo particolarmente forte sui compiti di relazione sociale, con una riduzione significativa nelle attività di supervisione e di contatto umano.
  • Nuova prospettiva: lo studio evidenzia come la robotizzazione possa portare a una diminuzione della varietà dei compiti e a un aumento della monotonia per i lavoratori, in questo senso emerge una nuova prospettiva che spesso sfugge nelle ricerche che valutano gli impatti dell’automazione.

Considerazioni conclusive

La robotizzazione modifica i contenuti del lavoro, rendendo i compiti più ripetitivi e meno impegnativi dal punto di vista cognitivo e sociale, pur riducendo il carico fisico. Questi cambiamenti suggeriscono che l’introduzione di robot nelle industrie potrebbe rendere il lavoro meno interessante e gratificante per molti lavoratori. Lo studio sottolinea la necessità di considerare le implicazioni sui compiti individuali per comprendere pienamente l’impatto della tecnologia sui mercati del lavoro.

The Rise of Robots Increases Job Insecurity and Maladaptive Workplace Behaviors: Multimethod Evidence (2023)

Autori: Kai Chi Yam, Pok Man Tang, Joshua Conrad Jackson, Runkun Su, Kurt Gray

Università: National University of Singapore, Texas A&M University, University of Georgia, University of North Carolina at Chapel Hill, Northwestern University, Sun Yat-sen University

Pubblicato in: Journal of Applied Psychology

Il paper “The Rise of Robots Increases Job Insecurity and Maladaptive Workplace Behaviors: Multimethod Evidence” esplora l’impatto della crescente presenza dei robot sui sentimenti di insicurezza lavorativa e sui comportamenti disadattivi sul posto di lavoro. Attraverso sei studi (inclusi due studi pilota, uno studio archivistico, un esperimento preregistrato, uno studio di campionamento esperienziale e un esperimento online), gli autori esaminano come l’esposizione ai robot influenzi negativamente la percezione della sicurezza del lavoro e il comportamento dei lavoratori.

Cosa è emerso

  • Aumento dell’incertezza: l’esposizione ai robot, sia fisica che psicologica, è stata associata a un aumento significativo dell’insicurezza lavorativa tra i dipendenti. Questo è stato osservato attraverso vari studi e metodologie, dimostrando un effetto robusto e generalizzabile.
  • Burnout e inciviltà: l’insicurezza lavorativa legata ai robot è stata associata al burnout e a comportamenti incivili sul posto di lavoro. I lavoratori esposti ai robot tendono a sentirsi più esausti e a comportarsi in modo meno civile con i colleghi.
  • Efficacia dell’autoaffermazione: un intervento psicologico basato sull’autoaffermazione si è rivelato efficace nel mitigare gli effetti negativi dell’insicurezza lavorativa legata ai robot. L’autoaffermazione è una pratica in cui gli individui riflettono sui loro valori personali e punti di forza, il che può aiutare a ridurre l’ansia e a migliorare il benessere psicologico. I partecipanti che hanno praticato l’autoaffermazione hanno mostrato livelli inferiori di insicurezza lavorativa e comportamenti disadattivi.
  • Varietà culturale e industriale: gli effetti negativi dei robot sono stati osservati in diverse culture e in diversi settori, inclusi quelli non minacciati direttamente dai robot. Questo suggerisce che l’insicurezza lavorativa legata ai robot è un fenomeno diffuso e non limitato a specifiche industrie o contesti culturali.

Considerazione conclusive

Lo studio conclude che l’aumento della presenza dei robot nel posto di lavoro comporta costi psicologici significativi per i lavoratori, manifestandosi in una maggiore insicurezza lavorativa, burnout e inciviltà. Interventi come l’autoaffermazione possono mitigare questi effetti negativi, suggerendo che le organizzazioni dovrebbero considerare strategie per supportare il benessere psicologico dei loro dipendenti quando introducono nuove tecnologie.

Conclusioni

L’adozione crescente dell’automazione e dell’intelligenza artificiale sta ridefinendo il panorama lavorativo in maniera complessa e spesso ambivalente. Gli studi esaminati in questo articolo forniscono una panoramica dettagliata delle molteplici implicazioni che queste tecnologie hanno sulla qualità del lavoro, sulla soddisfazione dei lavoratori e sul loro benessere psicologico.

Le evidenze mostrano come l’introduzione dei robot e delle tecnologie di automazione possa deteriorare il significato del lavoro e l’autonomia dei lavoratori, aumentando nel contempo l’incertezza lavorativa e i comportamenti disadattivi. Sebbene la robotizzazione riduca i compiti fisicamente gravosi, essa incrementa i compiti di routine e riduce le opportunità per attività cognitivamente stimolanti e socialmente interattive. Questi cambiamenti suggeriscono che il lavoro potrebbe diventare meno gratificante e più monotono per molti lavoratori, con ripercussioni negative sulla loro motivazione e benessere.

Il ruolo delle organizzazioni

Inoltre, gli studi sottolineano che l’impatto negativo dell’automazione può essere mitigato attraverso interventi mirati. Ad esempio, l’autoaffermazione si è dimostrata efficace nel ridurre l’insicurezza lavorativa e i comportamenti disadattivi associati all’introduzione dei robot. Questo indica che esistono strategie che le organizzazioni potranno implementare per supportare i propri dipendenti durante la transizione tecnologica. In estrema sintesi, l’integrazione dell’AI e della robotizzazione nel contesto lavorativo richiede un approccio equilibrato che consideri non solo i benefici in termini di efficienza e produttività, ma anche le implicazioni sulla qualità del lavoro e sul benessere dei lavoratori.

Le politiche aziendali dovrebbero includere misure per aumentare l’autonomia dei lavoratori, promuovere un sano equilibrio tra vita lavorativa e privata, e offrire supporto psicologico. Solo attraverso un’attenta gestione di questi aspetti sarà possibile creare un ambiente di lavoro che valorizzi sia l’innovazione tecnologica che il benessere umano. Si fa largo con forza la necessità di una visione integrata che vada oltre la semplice considerazione dei vantaggi economici dell’automazione, includendo una valutazione approfondita degli impatti sulle persone e sulle loro esperienze lavorative. Le organizzazioni che riusciranno a bilanciare questi fattori saranno meglio equipaggiate per affrontare le sfide future e per promuovere un ambiente di lavoro più sostenibile e inclusivo.

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